Contadini, pescatori, comuneros e il popolo venezuelano hanno mostrato il loro sostegno al governo e al presidente Nicolás Maduro durante una mobilitazione in occasione della commemorazione dei 165 anni della Battaglia di Santa Inés. Con una grande manifestazione, i contadini del Venezuela si sono riuniti nell'Avenida Libertador di Caracas per marciare in onore di questa data storica e in sostegno al presidente bolivariano.
Commemorazione della Battaglia di Santa Inés
I contadini provenienti da diverse regioni del Venezuela, tra cui San Felipe, Yaracuy, Barinas e Lara, hanno partecipato alla manifestazione. La comunera Saida Calderón ha sottolineato che "siamo il popolo Comunero, il popolo di base, quelli che camminano a piedi, oggi siamo qui pronti alla battaglia per dare il nostro sostegno al presidente Nicolás Maduro perché la Rivoluzione Bolivariana è stata la cosa migliore che potesse accadere".
Yelina Torres, portavoce della Comuna Socialista Agroecológica Yurubi, ha evidenziato che questa manifestazione permette ancora una volta di rendere omaggio alla battaglia, sinonimo di lotta, resistenza e strategia popolare. "Questa data ci ricorda il coraggio e la determinazione del popolo nella difesa della giustizia e della sovranità, che oggi continuiamo a onorare con il nostro impegno per la Rivoluzione", ha dichiarato.
Alexander Cañizales, del Movimento Campesino Somos Los de A Pie, ha precisato che "oggi siamo presenti nella città di Caracas con il fermo proposito di celebrare i 165 anni della Battaglia di Santa Inés, perché oggi noi campesinos e campesinas ci caratterizziamo per la nostra organizzazione, formazione e processo di consolidamento nei territori del paese".
Durante la concentrazione, il presidente Nicolás Maduro ha affermato che "la vittoria è nostra e il prossimo 10 gennaio 2025 scenderemo in strada a milioni a giurare per il Venezuela, per l'indipendenza, per la Patria Bolivariana, e il 10 gennaio e gli anni a venire saranno anni di pace, prosperità, sovranità e indipendenza piena".
Bicentenario della Battaglia di Ayacucho
Precedentemente, iun occasione degli atti commemorativi del Bicentenario della Battaglia di Ayacucho, il presidente Nicolás Maduro ha sottolineato che, dopo aver sconfitto il colonialismo, le truppe del Gran Maresciallo Antonio José de Sucre si sono dirette verso un "destino che ci segna per sempre, quello della libertà e dell'indipendenza".
Dal Paseo Monumental de Los Próceres, di fronte a una parata composta da 500 soldati e alla presenza dell'esecutivo e del corpo diplomatico accreditato nel paese, Maduro ha evidenziato che le truppe guidate dal Gran Maresciallo Antonio José de Sucre sconfissero 200 anni fa l'esercito più potente del pianeta, quello spagnolo. "Con quella grande vittoria hanno sigillato per sempre la liberazione del nostro continente da tre secoli di colonialismo spietato e criminale. Un giorno come oggi, 200 anni fa (9 dicembre) si è segnato il destino dell'America e quel destino ci segna, per ora e per sempre. Siamo il popolo dei vincitori di Ayacucho, siamo i vincitori di tutti i tempi, di tutti i secoli e questo ci impegna nella potente fusione popolare-militare-poliziesca, che ingloba le cinque generazioni nel Blocco Storico del Venezuela libero e indipendente del XXI secolo", ha affermato solennemente il presidente bolivariano.
Maduro ha poi evidenziato che attualmente si stanno combattendo le stesse battaglie con la stessa intensità vissuta dai liberatori 200 anni fa. "Oggi diamo tutto per fare del Venezuela una patria esempio della sua dignità, un popolo educato, colto, che costruisce la sua massima felicità sociale, un popolo che costruisce il proprio modello economico, indipendente, produttivo, sovrano. Un popolo che costruisce il proprio modello politico di democrazia diretta, comunitaria, di quartiere. Un popolo che costruisce la sua identità culturale diversificata che si arricchisce delle radici profonde dei popoli indigeni, afroamericani che formano questa bellezza di meticciato".
Maduro ha enfatizzato infine che la generazione dei liberatori ha compiuto ampiamente la missione che gli spettava in modo geniale. "Più che celebrare, come si sta facendo in tutta l'America, dobbiamo giurare dal nostro cuore che saremo come Sucre, saremo come Ayacucho e questa patria continuerà a essere libera e indipendente, pacifica, di popolo unito".
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