Di Paolo Desogus*
Temo che la madre di Cecilia Sala abbia fatto più danni che altro.
Chiedendo al governo di fare di tutto per liberare la figlia e aggiungendo che occorre il massimo impegno perché Cecilia sarebbe "un'eccellenza", in un paese che sembra celebrare solo prosciutti e cotechini, ha espresso un concetto estremamente classista, direttamente connesso al mondo culturale di quel ceto politico benestante e soddisfatto che si è impossessato abusivamente dei concetti di "progresso", "modernità" e persino "sinistra" e di cui proprio Cecilia Sala e il giornale per cui scrive sono il prodotto e allo stesso tempo il veicolo.
Si tratta di quell'area culturale che, politicamente, ha espresso il renzismo e che, a dispetto dell'attuale marginalità del rignanese, è ancora molto presente, specie tra gli intellettuali, gli opinion maker e il personale politico del centrosinistra.
Cecilia Sala non va liberata perché è un'eccellenza (e in realtà non è affatto un'eccellenza, ma solo una giornalista furba, faziosa e a esser generosi "incolta"). Va liberata come andrebbe liberato chiunque si trovasse in simili circostanze, cioè in carcere senza capo d'accusa e al di fuori dello stato di diritto.
Soprattutto nell'attuale fase storica, segnata profondamente da ingiustizie, diseguaglianze e una diffusa insofferenza che non trova sbocco e rappresentanza politica, rivendicare una qualche presunta "eccellenza" e farne ragione di un qualche particolare privilegio è un grave autogol compiuto dalla madre di Cecilia Sala.
Da qui, per parte nostra, possiamo però trarre qualche ragione politica. Noi che consideriamo l'universo culturale da cui viene Cecilia Sala come un ostacolo per il progresso democratico e sociale, noi che disprezziamo sommamente i privilegi e la falsa coscienza presente nella retorica delle eccellenze, ebbene noi desideriamo la liberazione di Cecilia Sala per ragioni umanitarie che trascendono ogni tifoseria, ogni faziosità, ogni ragione di parte, ogni origine familiare: perché insomma rifiutiamo proprio quella logica che giustifica i privilegi di classe che la madre di Cecilia Sala ha tentato goffamente di difendere.
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