di Alessandro Volpi*
Il segretario generale della Nato, Mark Rutte, sostiene con forza che, di fronte alla minaccia di aggressioni, i paesi della Nato debbono portare la spesa militare al 5% del loro Pil, potenziando in particolare, con estrema rapidità, le difese aeree.
Per l'Italia significherebbe, complessivamente, una spesa intorno ai 120 miliardi di euro, che vorrebbe dire una spesa non lontana da quella della sanità che, ovviamente, per effetto di un simile ingigantimento della voce militare si ridurrebbe drasticamente.
Naturalmente, le dichiarazioni di Rutte contribuiscono a tenere molto alti i prezzi di Rheinmetall e delle principali società che producono armi. A questo punto una domanda sorge spontanea.
Ma chi è Mark Rutte?
Si tratta di un politico olandese, di "orientamento liberale", che ha guidato a lungo il suo paese, sostenendo dure misure di austerità, soprattutto nei confronti degli altri paesi europei. E' stato contrario a qualsiasi salvataggio della Grecia, si è opposto a qualsiasi linea espansiva della Bce, persino di fronte al Covid, e ha patrocinato la formulazione di un Patto di stabilità feroce.
Al contempo è stato decisamente favorevole a trasformare l'Olanda in un paradiso fiscale, capace di sottrarre miliardi di euro di entrate fiscali agli altri paesi europei, e a introdurre forme di tassazione decisamente leggera per i dividendi azionari. In sostanza un rigorista con i soldi degli altri e un sodale convinto della grande finanza.
Bisogna aggiungere che, quando non ha occupato ruoli politici, è stato un manager di primo piano della società Unilever, in cui, guarda caso, figurano come azionisti di rilievo BlackRock, Vanguard e State Street. Peraltro ha avuto legami con Unilever anche quando la società era accusata di una deforestazione selvaggia in giro per il mondo.
Ora, questo liberale si dichiara spaventatissimo dalle capacità militari della Russia che, in tre mesi, produce le munizioni prodotte in Europa in un anno. Dunque bisogna mettere montagne di soldi nel riarmo, ovviamente con il debito degli Stati che pagheranno alti tassi di interesse per il suo rigore, riducendo ulteriormente la spesa pubblica, e con enormi profitti per le società dove le Big Three sono azioniste, agevolate da una tassazione risibile proprio per la natura di paradiso fiscale rivestita dall'Olanda.
In sostanza, per Rutte la libertà vera è quella di arricchirsi da parte dei monopoli finanziari.
Ma Mark - mi permetto questa confidenza - è un liberale convinto che ha una salda fede protestante nello spirito salvifico del capitalismo. Un'ultima nota. Per Rutte i soldi pubblici degli Stati devono essere affidati alla regia della Nato, altro che difesa europea.
*Post Facebook del 10 giugno 2025
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