Kherson: la scelta difficile di Surovikin e le 4 possibilità in gioco



DA VOCI DALL'ESTERO

Da Big Serge Thoughts, una analisi molto esauriente ed equilibrata delle diverse ipotesi alla base della decisione russa di ritirarsi da Kherson, che fa riflettere sull'importanza del rapporto tra ragione politica e ragione militare. (Ancora grazie a @BuffagniRoberto, sempre ineccepibile nelle sue scelte)

di Big Serge, 13 novembre 2022


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La Russia abbandona Kherson

Nel gennaio 1944 la sesta armata tedesca, appena ricostituita, si trovò in una situazione operativa catastrofica nell'ansa meridionale del fiume Dnepr, nell'area di Krivoi Rog e Nikopol. I tedeschi occupavano un saliente pericoloso, che si sporgeva precariamente sulle linee dell'Armata Rossa. Vulnerabile su due lati e di fronte ad un nemico superiore quanto a uomini e potenza di fuoco, qualsiasi generale degno di questo nome avrebbe cercato di ritirarsi il prima possibile. In questo caso, tuttavia, Hitler insistette sul fatto che la Wehrmacht tenesse il saliente, perché la regione era l'ultima fonte di manganese rimasta alla Germania, un minerale cruciale per la produzione di acciaio di alta qualità.

Un anno prima, nelle prime settimane del 1943, Hitler era intervenuto in un'altra, più famosa battaglia, vietando a quella che era l’incarnazione precedente della Sesta Armata di uscire da una sacca che le si era formata intorno a Stalingrado. Vietata la ritirata, la Sesta fu completamente annientata.

In entrambi i casi vi è stato uno scontro tra la pura prudenza militare e necessità e obiettivi politici più ampi. Nel 1943, a Stalingrado, non c'era una stringente ragione militare o politica per mantenere nella sacca la 6a armata: l'intervento politico nel processo decisionale militare fu sia insensato che disastroso. Nel 1944, invece, Hitler (per quanto difficile sia ammetterlo) aveva un valido argomento. Senza manganese dall'area di Nikopol, la produzione bellica tedesca era condannata. In questo caso, l'ingerenza politica era forse giustificata. Lasciare un esercito in un saliente vulnerabile è negativo, ma lo è anche esaurire il manganese.

Questi due tragici destini della Sesta Armata illustrano la rilevante questione di oggi: come analizziamo la differenza tra il processo decisionale militare e quello politico? Più precisamente, a cosa attribuiamo la sconvolgente decisione russa di ritirarsi dalla riva occidentale del Dnepr nell'oblast di Kherson, dopo averla annessa solo pochi mesi fa?

Vorrei analizzare questo problema. Innanzitutto, non si può negare che dal punto di vista politico il ritiro sia una significativa umiliazione per la Russia. La questione diventa, tuttavia, se questo sacrificio fosse necessario sul piano militare o politico, e cosa potrebbe significare nel corso futuro del conflitto.

A mio avviso, il ritiro dalla sponda occidentale di Kherson deve essere stato guidato da una delle seguenti quattro possibilità:

  1. L'esercito ucraino ha sconfitto l'esercito russo sulla sponda occidentale e lo ha respinto attraverso il fiume.

  1. La Russia sta preparando una trappola a Kherson.

  1. È stato negoziato un accordo di pace segreto (o almeno un cessate il fuoco) che include la restituzione di Kherson all'Ucraina.

  1. La Russia ha fatto una scelta operativa politicamente imbarazzante, ma prudente dal punto di vista militare.

Esaminiamo semplicemente questi quattro punti ed analizziamoli in sequenza.

Possibilità 1: sconfitta militare

La riconquista di Kherson è stata giustamente celebrata dagli ucraini come una vittoria. La domanda è di che tipo di vittoria si tratta: politica/di facciata o militare? Diventa banalmente ovvio che rientra nel primo caso. Esaminiamo alcuni fatti.

Prima di tutto, fino alla mattina del 9 novembre - ore prima dell'annuncio della ritirata - alcuni corrispondenti di guerra russi esprimevano scetticismo sulle voci del ritiro, perché le linee difensive avanzate della Russia erano completamente intatte. Non c'era alcuna parvenza di crisi tra le forze russe nella regione.

In secondo luogo, al momento dell'inizio del ritiro l'Ucraina non stava portando avanti alcuno sforzo offensivo intenso nella regione e i funzionari ucraini addirittura esprimevano scetticismo sul fatto che il ritiro fosse reale. In effetti, l'idea che la Russia stesse tendendo una trappola ha origine dai funzionari ucraini, che a quanto pare sono stati colti alla sprovvista dalla ritirata. L'Ucraina non era preparata a inseguire o sfruttare la situazione e dopo il ritiro dei soldati russi avanzava con cautela nel vuoto. Anche con la Russia che si ritirava, avevano chiaramente paura di avanzare, perché i loro ultimi tentativi di sfondare le difese nell'area avevano provocato fortissime perdite.

Nel complesso, il ritiro della Russia è stato attuato molto rapidamente, con una pressione minima da parte degli ucraini: proprio questo fatto è alla base dell'idea che si trattasse di una trappola o del risultato di un accordo concluso dietro le quinte. In entrambi i casi, la Russia si è semplicemente spostata indietro attraverso il fiume senza essere inseguita dagli ucraini, subendo perdite trascurabili e portando via praticamente tutto il suo equipaggiamento (finora, un T90 guasto è l'unica cattura ucraina degna di nota). Come risultato netto, sul fronte di Kherson rimane un forte squilibrio di vittime a favore della Russia, che ancora una volta si ritira senza subire nessuna sconfitta sul campo di battaglia e mantenendo le sue forze intatte.

Possibilità 2: è una trappola

Questa teoria è emersa molto presto dopo l'annuncio del ritiro. Ha avuto origine dai funzionari ucraini che sono stati colti alla sprovvista dall'annuncio, ed è stata poi ripresa (per assurdo) dai sostenitori russi che speravano che si stesse giocando una partita a scacchi in 4D - non è così. La Russia sta giocando una partita a scacchi standard 2D, che è l'unico tipo di scacchi che ci sia, ma ne parleremo più avanti.

Non è chiaro cosa si intenda esattamente con "trappola", ma cercherò di completare il quadro. Ci sono due possibili interpretazioni: 1) una manovra convenzionale sul campo di battaglia che comporta un contrattacco tempestivo e 2) una sorta di mossa non convenzionale con un'arma nucleare tattica o la rottura di una diga a cascata.

È chiaro che non c’è nessun contrattacco sul campo di battaglia in vista, per il semplice motivo che la Russia ha fatto saltare i ponti dietro di sé. Senza forze russe rimaste sulla sponda occidentale e con i ponti distrutti, non c'è alcuna capacità immediata per nessuno dei due eserciti di attaccare in forze. Certo, possono bombardarsi a vicenda attraverso il fiume, ma per il momento la linea di contatto effettiva è congelata.

Ciò lascia aperta la possibilità che la Russia intenda fare qualche mossa non convenzionale, come usare un'arma nucleare a basso rendimento.

L'idea che la Russia abbia attirato l'Ucraina a Kherson per far esplodere una bomba atomica è... stupida.

Se la Russia volesse usare un'arma nucleare contro l'Ucraina (cosa che non è, per ragioni che ho argomentato in un articolo precedente), non c'è alcun motivo sensato per cui sceglierebbe come sito in cui farlo un capoluogo regionale che è stato da loro stessi annesso. La Russia non ha carenza di sistemi di lancio. Se volessero bombardare l'Ucraina, molto semplicemente, non si porrebbero il problema di abbandonare la propria città per farne il luogo dell'esplosione. Semplicemente bombarderebbero l'Ucraina. Non è una trappola.

Possibilità 3: accordo segreto

Questa idea è nata dalla notizia che il consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, Jake Sullivan, è stato in contatto con la sua controparte russa, e in particolare dalla sensazione che la Casa Bianca abbia spinto per i negoziati. Secondo una ipotetica variante dell'"accordo Sullivan", l'Ucraina riconoscerebbe le annessioni della Russia a est del Dnepr, mentre la sponda occidentale di Kherson tornerebbe sotto il controllo di Kiev.

Lo trovo improbabile per una serie di ragioni. Prima di tutto, un accordo del genere rappresenterebbe una clamorosa vittoria di Pirro per la parte russa: mentre si otterrebbe la liberazione del Donbas (uno degli obiettivi espliciti dell'OSM), si lascerebbe l'Ucraina sostanzialmente intatta e abbastanza forte da essere una spina nel fianco perenne, come stato ostile anti-russo. Ci sarebbe il problema di una probabile ulteriore integrazione dell'Ucraina nella NATO e, soprattutto, l'aperta resa di un capoluogo di regione annesso.

Dalla parte ucraina, il problema è che la riconquista di Kherson non fa che aumentare la (falsa) percezione di Kiev che la vittoria totale sia possibile e che la Crimea e il Donbas possano essere recuperati completamente. L'Ucraina sta godendo di una serie di progressi territoriali e sente che si sta aprendo per lei una finestra di opportunità.

In definitiva, non sembra esserci alcun accordo che possa soddisfare entrambe le parti, e da questo ne consegue che l'innata ostilità tra le due nazioni deve essere risolta sul campo di battaglia. Solo Ares può giudicare questa controversia.

Quanto ad Ares, ha lavorato sodo a Pavlovka.

Mentre il mondo era ossessionato dal passaggio di mano relativamente incruento a Kherson, Russia e Ucraina hanno combattuto una sanguinosa battaglia per Pavlovka e la Russia ha vinto. L'Ucraina ha anche tentato di rompere le difese russe nell'asse Svatove ed è stata respinta con pesanti perdite. In definitiva, il motivo principale per dubitare delle notizie che parlano di un accordo segreto è il fatto che la guerra continua su tutti gli altri fronti - e che l'Ucraina sta perdendo. Rimane quindi solo un'opzione.

Possibilità 4: una scelta operativa difficile

Questo ritiro era stato segnalato in maniera discreta poco dopo l’assegnazione dell’incarico al generale Surovikin dell'operazione in Ucraina. Nella sua prima conferenza stampa, Surovikin aveva segnalato l'insoddisfazione per il fronte Kherson, definendo la situazione "tesa e difficile" e alludendo alla minaccia dell'Ucraina di far saltare le dighe sul Dnepr e allagare l'area. Poco dopo, è iniziato il processo di evacuazione dei civili da Kherson.

Ed ecco cosa penso che Surovikin abbia deciso su Kherson.

Kherson stava diventando un fronte inefficiente per la Russia a causa dell'mpegno logistico delle forze di rifornimento attraverso il fiume, con una capacità limitata di ponti e strade. La Russia ha dimostrato di essere in grado di sostenere l’onere di questo sostegno (mantenendo le truppe rifornite durante tutte le offensive estive dell'Ucraina), ma la domanda diventa: 1) a quale scopo e 2) per quanto tempo.

Idealmente, la testa di ponte diventa il punto di partenza per un'azione offensiva contro Nikolayev, ma lanciare un'offensiva richiederebbe il rafforzamento del raggruppamento di forze a Kherson, il che aumenta di conseguenza l'onere logistico di tenere le posizioni dall’altra parte del fiume. Con un fronte molto lungo da gestire, Kherson è chiaramente uno degli assi più logisticamente impegnativi. La mia ipotesi è che Surovikin abbia preso il comando e quasi immediatamente abbia deciso di non voler aumentare il carico di questo sostegno logistico cercando di spingere su Nikolayev.

Pertanto, se non deve essere lanciata un'offensiva dalla posizione di Kherson, la domanda diventa: perché mantenere la posizione? Politicamente è importante difendere un capoluogo di regione, ma da un punto di vista militare, se non si passa all'offensiva al sud, la posizione diventa priva di significato .

Cerchiamo di essere ancora più espliciti: a meno che non venga pianificata un'offensiva nei confronti di Nikolayev, la testa di ponte di Kherson è militarmente controproducente.

Tenendo la testa di ponte a Kherson, il fiume Dnepr diventa un moltiplicatore di forza negativo, aumentando il carico logistico e con la continua minaccia che, se l'Ucraina riesce a distruggere i ponti o far esplodere la diga, le forze possano rimanere tagliate fuori. Mantenere le forze oltre il fiume diventa un pesante fardello senza alcun beneficio evidente. Invece, ritirandosi sulla sponda orientale, il fiume diventa un moltiplicatore di forza positivo, fungendo da barriera difensiva.

Nel senso operativo più ampio, Surovikin sembra voler evitare la battaglia a sud mentre si prepara a nord e nel Donbas. È chiaro che ha assunto questa decisione poco dopo aver preso il comando dell'operazione - ne ha accennato per settimane, e la velocità e la precisione del ritiro suggeriscono che fosse ben pianificato, con molto anticipo. Il ritiro oltre il fiume aumenta significativamente l'efficacia in combattimento dell'esercito e diminuisce l'onere logistico, liberando risorse per altri settori.

Ciò si adatta al generale modello russo di fare scelte dure sull'allocazione delle risorse, combattendo questa guerra nell'ambito del semplice criterio dell'ottimizzazione dei livelli delle perdite e della costruzione del tritacarne perfetto. A differenza dell'esercito tedesco nella seconda guerra mondiale, l'esercito russo sembra essere libero dall'interferenza politica nella presa di decisioni militari razionali.

In questo modo, il ritiro da Kherson può essere visto come una sorta di anti-Stalingrado. Invece di ingerenze politiche che ostacolano i militari, abbiamo i militari liberi di fare scelte operative anche a costo di mettere in imbarazzo le figure politiche. E questo, in definitiva, è il modo più intelligente - anche se appare umiliante - di combattere una guerra.

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