Un atto tipico, dimostrativo, proveniente dall’occidente promotore, a corrente alternata dei diritti umani e la libertà di espressione.
Un atto esemplare dell’ipocrisia occidentale che ancora chiude gli occhi davanti ad una guerra genocida promossa da un suo satellite nel mediterraneo orientale, ovvero Israele, che, dal 7 ottobre 2023, ha ucciso 60.000 palestinesi nella Striscia di Gaza in 600 giorni di raid continui ed implacabili.
Fortunatamente, l’Europa, l’occidente non è fatta solo dei suoi governanti, complici del genocidio in atto nell’enclave assediata, ma di cittadini che non chiudono gli occhi, pur sapendo il prezzo che bisogna pagare.
In questo caso una maschera del Teatro la Scala di Milano ha pagato con il licenziamento per avere urlato "Palestina libera" al concerto del 4 maggio, mentre la presidente del consiglio Giorgia Meloni entrava nel Palco Reale, ospite del concerto organizzato in occasione della cinquantottesima edizione dell'Annual meeting dell'Asian Development Bank.
La notizia è stata riferita dal sindacato Cub Informazione e Spettacolo, presente alla Scala con alcuni rappresentanti.
In una nota del sindacato si legge: "È arrivato il verdetto ghigliottina della direzione nei confronti della giovane donna del personale di sala che, dalla prima galleria, ha urlato 'Palestina libera' prima del concerto del 4 maggio. È evidente che esprimere questa solidarietà non è un fatto isolato ma sono milioni i giovani nel mondo che stanno manifestando per fermare il genocidio in atto a Gaza".
Il sindacato di base ha aggiunto che nel provvedimento di licenziamento (firmato dal sovrintendente Fortunato Ortonbina) sarebbe stato scritto che la lavoratrice "ha tradito la fiducia, disobbedendo a ordini di servizio".
A Radio Onda d'Urto, un sindacalista ha raccontato che dopo l'episodio la maschera sarebbe stata portata prima nel foyer e poi fuori dal teatro. In seguito, è stata oggetto di un provvedimento disciplinare. La Cub ha avuto un colloquio con la direzione del teatro, pensando che l'incidente finisse lì. Invece, dopo qualche giorno, è arrivato il licenziamento.
Il sindacato chiede il reintegro immediato della maschera, ed ha promesso azioni sindacali contro quella che viene definita "un'azione scandalosa" da parte del nuovo sovrintendente. "Difenderemo il diritto al lavoro e il diritto a manifestare il proprio pensiero", conclude la nota del sindacato di base.
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