Un recente studio della società venezuelana di sondaggi Hinterlaces ha rivelato un netto rifiuto delle sanzioni economiche e finanziarie statunitensi, con il 91% dei venezuelani che si oppone a queste misure, ideate per spingere alla rimozione del presidente Nicolás Maduro. I dati mostrano che nove cittadini su dieci considerano tali politiche coercitive dannose per la popolazione, mentre solo il 7% le sostiene.
Il sondaggio ha rilevato che solo il 2% degli intervistati si è astenuto o era incerto. Questo rifiuto quasi unanime sottolinea la crescente frustrazione verso politiche estere che minano direttamente il tenore di vita del popolo venezuelano.
Le sanzioni hanno limitato drasticamente l’accesso del Venezuela ai mercati finanziari statunitensi. Nel 2019, misure più severe hanno colpito la Banca Centrale e i funzionari governativi, intensificando il blocco economico e ostacolando le operazioni globali del Paese.
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La Vicepresidente Esecutiva Delcy Rodríguez ha denunciato l’impatto devastante delle sanzioni sul settore petrolifero: "Tutte le nostre risorse finanziarie sono state congelate all’estero per spartirsi il bottino", definendo il sequestro della CITGO Petroleum Corporation "il furto del secolo". Rodríguez ha evidenziato che il 25% della produzione petrolifera rimane sotto sanzioni USA, aggravando il quadro economico.
I dati e le dichiarazioni di Rodríguez sollevano forti dubbi sull’efficacia delle sanzioni come strumento politico, rivelando come queste abbiano peggiorato carenze, provocato iperinflazione e crisi migratorie, invece di indebolire la posizione del presidente Maduro.
Con il 91% dei cittadini contrari, crescono gli appelli internazionali per rivalutare le strategie verso il Venezuela, privilegiando il dialogo rispetto a misure punitive che colpiscono principalmente la popolazione.
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