Crisi di governo USA: l’amministrazione Trump valuta il blocco degli stipendi arretrati - Reuters
In una mossa che accentua le tensioni della paralisi amministrativa federale, l’amministrazione del Presidente degli Stati Uniti Donald Trump sta valutando la possibilità di negare il pagamento degli stipendi arretrati ai dipendenti pubblici costretti al congedo forzato a causa dello shutdown in atto. La notizia, riportata dall’agenzia Reuters che cita una bozza di documento interna, getta un’ombra sulle tutele economiche di circa 700.000 funzionari statali.
Secondo il rapporto, l’iniziativa dell’esecutivo statunitense non imporrebbe, di fatto, l’obbligo di retribuire i dipendenti messi in congedo una volta terminata la sospensione dei finanziamenti governativi. Questa interpretazione legale, se applicata, si tradurrebbe nel rischio concreto che una vasta fetta della pubblica amministrazione non riceva la retribuzione per il periodo di inattività forzata.
Le basi giuridiche di questa posizione sono state delineate in una bozza di documento datata 3 ottobre. In essa, gli avvocati della Casa Bianca sostengono che una legge approvata nel 2019, durante il primo mandato di Trump, non preveda il pagamento automatico degli stipendi in simili circostanze. La loro argomentazione insiste sul fatto che tali pagamenti straordinari debbano essere espressamente autorizzati dal Congresso degli Stati Uniti, aggiungendo un ulteriore livello di complessità politica alla risoluzione della crisi.
La situazione appare come l’evoluzione di previsioni già espresse dallo stesso Presidente. Già il 7 settembre, Trump aveva paventato la possibilità che l’amministrazione, nel contesto dello shutdown, avrebbe potuto attuare significative riduzioni di personale e licenziamenti all’interno delle agenzie federali, oltre a porre fine a una serie di programmi governativi. In quell’occasione, non aveva escluso la possibilità che alcuni dipendenti non ricevessero gli stipendi arretrati dopo la ripresa dei finanziamenti.
Lo shutdown parziale del governo federale è scattato alla mezzanotte del 1° ottobre, a seguito dell’esaurimento dei fondi. L’impasse è il risultato diretto dell’incapacità dei rappresentanti del Partito Repubblicano, al governo, e di quello Democratico, all’opposizione, di trovare un accordo su diverse disposizioni di spesa, tra cui quelle relative all’assistenza sanitaria. Il clima politico rimane teso, con entrambe le fazioni che si accusano reciprocamente di aver provocato la chiusura e di prolungarla per calcolo politico.

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