Díaz-Canel: Cuba non rinuncia alla sua sovranità e non accetta imposizioni dagli Stati Uniti

Díaz-Canel: Cuba non rinuncia alla sua sovranità e non accetta imposizioni dagli Stati Uniti

Il presidente cubano intervistato dall'emittente teleSUR

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Da oltre mezzo secolo Cuba si trova ad affrontare gli attacchi senza esclusione di colpi provenienti dall’ingombrante vicino del nord. Quegli Stati Uniti che vorrebbero affossare il socialismo nella ‘Mayor de las Antillas’, costi quel che costi. A tal proposito Cuba ha dovuto respingere tentativi di invasione armata, soffrire attentati e affrontare un illegale blocco economico diretto a strangolare l’economia. 

 

Nonostante tutto, però, Cuba continua a resistere ed è pronta a dialogare. Purché non sia condizionata la sovranità nazionale. Come spiegato dal presidente Miguel Díaz-Canel, ai microfoni di teleSUR intervistato da Patricia Villegas, che presiede e dirige l’emittente sudamericana. «Non accettiamo imposizioni», afferma il presidente cubano, «figuriamoci dagli Stati Uniti». 

 

«Se questo atteggiamento aberrante del governo degli Stati Uniti contro Cuba viene mantenuto, non ci sarà nessun dialogo». 

 

Il nuovo presidente ha sottolineato che il suo governo è in perfetta continuità con i governi presieduti da Raúl e Fidel Castro, ossia «un governo del popolo, per il popolo». 

 

Attualizzazione del modello

 

Proprio per questo Cuba si trova nel bel mezzo di una fase di aggiornamento del modello economico e sociale. «Siamo giunti alla conclusione che dobbiamo aggiornare il nostro modello economico e sociale nelle condizioni del blocco», spiega Díaz-Canel, aggiungendo che non vi sarà nessuna rinuncia da parte di Cuba alla propria ideologia o ai valori della Rivoluzione: «Quelli più preoccupati se sarà socialismo o comunismo, non sono i cubani, ma i detrattori dall’estero». 

 

Questo avviene perché «c’è tanta saggezza nel popolo cubano, c’è tanta responsabilità nel modo in cui il popolo affronta il dibattito». 

 

L’aggiornamento prevede anche l'unione tra persone dello stesso sesso. «Io sostengo che non ci debba essere nessun tipo di discriminazione», ha spiegato il presidente che al contempo ha evidenziato come questa sia la sua posizione, mentre «l’ultima parola sarà data dal mandato popolare e dalla sovranità del popolo». 

 

Campagna internazionale contro la riforma costituzionale

 

L’ultima campagna di discredito e diffamazione a livello internazionale si sviluppa in relazione alla riforma costituzionale in cui è impegnata Cuba. Un processo che culminerà con un voto nel febbraio del 2019. Le forze controrivoluzionarie fanno appello al non voto, ma il presidente ha affermato che questa campagna "non risponde a un progetto di sviluppo nazionale”. L’unico obiettivo è quello di «frammentare» l’unità del popolo cubano. 


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Un embargo che colpisce il popolo cubano

 

Cuba è sottoposta da oltre sessant’anni a un criminale embargo, anche conosciuto come ‘bloqueo’, che impedisce il normale sviluppo dell’isola e colpisce le condizioni di vita della popolazione. Díaz-Canel, a tal proposito, ha affermato che questo è «il principale ostacolo allo sviluppo del paese, la cosa che più colpisce la vita quotidiana di cubane e cubani, e anche la vita economica e sociale della nazione è il blocco imposto dagli Stati Uniti, una pratica brutale. 

 

Il presidente ha poi affermato che i cubani vogliono vivere nelle normali condizioni di qualsiasi paese. «Non siamo una minaccia per nessuno, abbiamo una volontà e una vocazione per la giustizia sociale, per costruire un paese migliore», ma questo viene impedito proprio dal bloqueo imposto dall’impero. 

 

«Il Venezuela resiste alla guerra non convenzionale»

 

Blocco economico, minacce di invasione, sostegno al golpismo. In questa fase storica le azioni statunitensi si intensificano, proprio come contro Cuba, per rovesciare il governo socialista guidato da Maduro in Venezuela. Ma secondo Miguel Díaz-Canel, nonostante il Venezuela sia «aggredito nella più alta espressione di guerra non convenzionale», con il paese strangolato da un «blocco economico e finanziario», i venezuelani «stanno resistendo e vincendo». 

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