Dopo la Siria, gli USA ammettono di aver rubato e venduto anche il petrolio del Venezuela

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In diverse occasioni, senza alcuna vergogna, il Presidente degli USA, Donald Trump ha ammesso che le truppe statunitensi sono in Siria per rubare il petrolio. Non a caso, il presidente siriano Bashar Assad aveva in un certo senso apprezzato la sincerità dell'inquilino della Casa Bianca, dal momento che era caduta ogni maschera di ipocrisia da parte di chi crede di essere il baluardo della giustizia e della democrazia nel mondo.
 
Gli Usa comunque non demordono. Questa volta, vittima del furto di petrolio, è il Venezuela.
 
Il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti, infatti, ha annunciato oggi che ha venduto più di 1,1 milioni di barili di petrolio raffinato, che è stato tratto da quattro piattaforme petrolifere offshore in viaggio verso il Venezuela. 
"Il proprietario della nave ha trasferito il petrolio al governo e ora possiamo annunciare che gli Stati Uniti hanno venduto e consegnato il petrolio", ha riferito il vice procuratore generale John Demers, secondo un comunicato stampa . 
 
Con argomentazioni discutibili, nella nota si aggiunge che il denaro ottenuto dalla vendita del petrolio a Caracas avrebbe beneficiato il Corpo della Guardia Rivoluzionaria Islamica - considerato una "organizzazione terroristica" negli Stati Uniti - l'amministrazione Donald Trump si è congratulata per " aver preso il fondi confiscati con successo dalle vendite di carburante ". 
 
Quei soldi, quel petrolio appartenevano al Venezuela, al suo popolo in ginocchio a causa delle sanzioni imposte da Washington e dall'Unione Europea.
 
E' triste, non solo che tali atti restino impuniti, il silenzio totale su questi crimini da parte del mainstream.
 

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