Ecuador: continuano i processi di privatizzazione. Ora tocca al settore delle telecomunicazioni
di Davide Matrone
La restaurazione conservatrice in America Latina passa attraverso i processi di smantellamento del patrimonio pubblico.
Le relazioni di forza nel proceso produttivo, attualmente, propendono decisamente verso le classi sociali che posseggono i mezzi di produzione. L’attuale governo (in carica dal febbraio del 2017) ha messo in marcia una serie di provvedimenti in favore delle privatizzazioni. Poco a poco quasi tutti i settori strategici sono stati oggetto di ristrutturazione: infrastrutture, idrocarburi, settore energetico, mineria, trasporti e telecomunicazioni.
Il settore trainante dell’economia nazionale è il petrolio, da cui il Paese trae la maggior parte delle proprie entrate del PIL (Prodotto Interno Lordo).
Durante i governi Correa (2007 – 2017) si sono realizzate una serie di riforme mirate all’aumento delle entrate statali sulla vendita dell’oro nero. Si sono rinegoziati i contratti con le multinazionali e con il settore privato del petrolio e si è ottenuto una maggiore entrata per lo Stato. Dallo scorso luglio 2018, con l’entrata in vigore del Decreto Esecutivo 449, si è ridotta la percentuale d’ingressi per lo Stato, aumentando la partecipazione del capitale straniero (+50%).
A rafforzare il cambio di rotta c’è da annoverare un altro evento che ha condizionato le politiche dell’attuale governo che ha accellerato i processi di privatizzazione e lo smantellamento del settore pubblico.
Lo scorso mese di giugno del 2018 è giunto a Quito il Vice – Presidente degli Stati Uniti, Mike Pence. Dopo la visita si sono registrati una serie di cambiamenti che non lasciano dubbi sull’incontro bilaterale tra i due stati.
Dal luglio del 2018 si sono accellerate le privatizzazioni e si sono registrati dei capovolgimenti politici ed economici in politica interna ed internazionale.
Nel contesto nazionale si è cominciata una satanizzazione del settore pubblico e di conseguenza si è passati a una drastica riduzione della spesa publica.
In campo internazionale l’Ecuador abbandona l’ALBA, l’UNASUR e il CELAC (Organizzazioni impulsate dall’ex mandatario Correa con il fine di creare un’integrazione latinoamericana in contrapposizione a quella dettata dal “Consenso di Washington”). Inoltre, si allinea ai paesi che isolano il Venezuela votando a favore il documento presentato dagli Stati Uniti (Carta democratica dell’Organizzazione degli Stati Americani).
Dicevamo, quindi, le privatizzazioni continuano.
Ora tocca alla Corporazione Nazionale di Telecomunicazioni essere privatizzata. Malgrado l’impresa fatturi annualmente 156 milioni di dollari, il Governo ha concesso la gestione del settore telecomunicativo in mano a privati statunitensi. Lo Stato ha già consegnato il gioiello pubblico al consorzio internazionale Guggenheim Securitties. Una delle imprese nordamericane che si dedica alla consulenza finanziaria, che gestisce investimenti e offre servizi di assicurazioni.
Dallo scorso 4 dicembre del 2018 è stato comunicato pubblicamente il piano di privatizzazione dell’azienda nazionale. Mancano solo alcuni passaggi formali, tra i quali l’approvazione della Direzione dell’Impresa. Questo significherà che l’impresa CNT sarà assessorata dalla finanza internazionale Guggenheim per la ricerca di un’impresa che la gestisca con soldi pubblici; e per la costruzione di un modello di affari privati che sarà successivamente implementato.
La strategia nel tagliare risorse al settore pubblico è sempre la stessa e in ogni parte del mondo.
Citando il lingüista e filosofo statunitense Noam Chomsky: “La tecnica usata è quella appunto di ridurre le risorse per il settore pubblico in modo tale da assicurare che le cose non funzionino bene, aumentare il malcontento popolare e quindi indirizzarlo verso il settore privato”.