“Essere colti per essere liberi”. Si conclude la missione a Cuba e in Venezuela della delegazione italiana guidata da Luciano Vasapollo

“Essere colti per essere liberi”. Si conclude la missione a Cuba e in Venezuela della delegazione italiana guidata da Luciano Vasapollo

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Faro di Roma

 

“Essere colti per essere liberi”. Questa affermazione di Josè Martì, padre dell’indipendenza cubana, riassume – secondo l’economista Luciano Vasapollo che l’ha guidata – la missione a Cuba e in Venezuela della delegazione italiana che voleva portare solidarietà ai due paesi sotto attacco perché difendono la loro sovranità e non rinunciano alle riforme sociali ispirate dalla Rivoluzione Castriste e da quella Chavista. Negli incontri che si sono susseguiti ai massimi livelli prima all’Avana e poi a Caracas, sono stati rafforzati i legami culturali che da tempo l’Università La Sapienza ha stretto con le istituzioni accademiche di Cuba e del Venezuela.
 

In particolare sono stati firmati protocolli con le Università venezuelane e rinnovati gli accordi di ricerca con quelle cubane, nonchè con l’Anec, l’ente che coordina gli economisti cubani, e l’Istituto per l’Amicizia tra i popoli. Particolarmente partecipate si sono rivelate le presentazioni dei libri pubblicati in Italia dall’editore Efesto e varie attività e riunioni di carattere scientifico-culturale, a dimostrazione del grand efermento culturale dei due processi rivoluzionari. Il sindacato Usb, rappresentato da Rita Martufi, osservatore permanente alla Fao per la Federazione sindacale mondiale, ha potuto trasmettere l’incoraggiamento cordiale dei lavoratori italiani ai cittadini dei due paesi le cui economie sono messe a dura prova dalle sanzioni internazionali, inasprite nelle ultime settimane per favorire il tentativo di colpo di Stato di Juan Guaidò. E FarodiRoma, per il quale c’era il direttore Salvatore Izzo, ha avviato anch’esso rapporti stabili di collaborazione con realtà locali impegnate nella promozione sociale, assumendo impegni per la difesa della verità sulla situazione di Cuba e Venezuela.



Università, sindacato e giornale sono attenti, e continueranno ad esserlo, ha assicurato Vasapollo agli interlocutori isituzionali di Cuba e del Venezuela, “ai modi di produzione alternativi maggiormente basati sull’autoconsumo, sulla proprietà collettiva e l’autoproduzione dei beni, attorno a un ruolo centrale dato alla ricerca scientifica, alle espressioni culturali e al lavoro collettivo”.


“Cuba e Venezuela, pur dovendo affrontare gli altissimi livelli di discredito che una campagna basata su fake news va spargendo a piene mani nel mondo occidentale, ci stanno indicando – ha aggiiunto il delegato della Sapienza – un’alternativa legata a nuovi modelli di produzione e di socializzazione della ricchezza. Che essi siano, oltre che necessari, realizzabili, lo dimostrano le esperienze e le politiche socio-economiche in atto attraverso il socialismo bolivariano del Venezuela e il socialismo martiano e marxista, che ha ad oggi il punto di riferimento più alto a Cuba”.


In entrambi i paesi non sono mancati momenti emozionanti, come quello con il fratello del comandante Chavez, l’ambasciatore venezuelano a Cuba Adan Chavez, e quelli con i 5 eroi nazionali cubani e i comandanti Borrego e Noueira, tra i primi compagni del Che e di Fidel, ed anche con le comunità di base di Caracas come Funadalatin di Caracas, attraverso un dialogo serrato con teologi e sacerdoti come il gesuita Numa Molina, né quelli con i rappresentanti della Chiesa Cattolica, ovvero il nunzio a Caracas monsignor Giordano e quello all’Avana, monsignor Lingua. Il viaggio è stato reso possibile grazie alla collaborazione di istituzioni cubane e venezuelane, in particolare l’Anec e l’ambasciata venezuelana a Cuba. Un grande grazie alle istituzioni che ci hanno accompagnati e a Pasqualina Curcio valente economista e ottima amica che ha collaborato alla riuscita della parte venezuelana del viaggio, e a Ramon Labanino e Nicolas Valladores, che ci hanno accompagnato a Cuba, al ministro consigliere dell’Ambasciata del Venezuela e all’ufficio relazioni internazionali del PSUV che hanno fatto lo stesso a Carcas.


S.I.

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