Evo Morales attacca Trump: «È nemico della pace, dell’umanità e della sovranità degli Stati»

Evo Morales attacca Trump: «È nemico della pace, dell’umanità e della sovranità degli Stati»

Il leader indigeno del paese sudamericano denuncia attraverso Twitter: «Chi candida Trump al Nobel per la Pace vuole premiare i suoi attacchi genocidi contro la Siria, il muro razzista contro il Messico, il suo interventismo golpista in Venezuela e Nicaragua. L’embargo criminale contro Cuba»

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Il presidente della Bolivia, Evo Morales, ha dichiarato che assegnare al capo del governo degli Stati Uniti, Donald Trump, il premio Nobel per la Pace, significherebbe premiare le ‘politiche di genocidio e razziste’ propugnate dall’inquilino della Casa Bianca. Per questo motivo ha duramente criticato chi avanza tale proposta. 

 

Il leader indigeno del paese sudamericano denuncia attraverso Twitter: «Chi candida Trump al Nobel per la Pace vuole premiare i suoi attacchi genocidi contro la Siria, il muro razzista contro il Messico, il suo interventismo golpista in Venezuela e Nicaragua. L’embargo criminale contro Cuba. Trump è nemico della pace, dell’umanità e della sovranità degli Stati». 

 

Dunque la proposta avanzata da alcuni membri repubblicani del congresso statunitense, che vorrebbero premiare il magnate newyorkese con il Nobel per la Pace per la svolta nella penisola coreana che si avvia verso la pace, trova il rifiuto più completo dal parte del presidente boliviano. 

 

L’attacco frontale di Morales continua sempre attraverso Twitter, quella stessa piattaforma utilizzata in maniera compulsiva e talvolta avventata dal presidente statunitense. In un altro cinguettio il leader boliviano afferma: «Nel 1951 il presidente degli Stati Uniti, Harry Truman, autorizza test con la bomba atomica sul Pacifico. Le similitudini tra Trump e Truman sono evidenti, amanti della guerra e della distruzione, hanno ignorato i popoli del mondo che reclamavano equilibrio e pace». 

 

Non è la prima volta che Morales mette seriamente in discussione il suo omologo statunitense, già nel mese di settembre aveva bollato Trump come il «leader più pericoloso del mondo».

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