Foreign Policy: Rovesciare il governo iraniano, un desiderio fallito degli Stati Uniti

Foreign Policy: Rovesciare il governo iraniano, un desiderio fallito degli Stati Uniti

Il rovesciamento del sistema politico iraniano è stato un "desiderio fallito" di tutti i governi degli Stati Uniti. dalla rivoluzione islamica, secondo la rivista Foreign Policy.

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"Dalla vittoria della rivoluzione islamica del 1979, il cambio di regime in Iran è stato un desiderio di quasi tutte le amministrazioni degli Stati Uniti, mascherate a vari livelli", si legge in un articolo pubblicato sulla rivista statunitense Foreign Policy, giovedì scorso.
 
Si precisa che i funzionari dell'attuale amministrazione, presieduta da Donald Trump, come il consigliere per la sicurezza nazionale John Bolton, che ha sostenuto l'ipotetico "cambio di regime" in Iran prima di entrare alla Casa Bianca, stanno esercitando la massima pressione sul paese persiano per destabilizzarlo.
 
Inoltre, il testo contiene dichiarazioni recenti del Segretario di Stato degli Stati Uniti, Mike Pompeo, sulla presunta possibilità di un "rovesciamento precoce della Repubblica Islamica", per poi contraddirle riconoscendo che "il governo iraniano non è fragile come sembra".
 
Due fattori in particolare indicano la durabilità dell'attuale leadership di Teheran: in primo luogo, negli ultimi quarant'anni il governo iraniano ha dimostrato che può rimanere al potere nonostante l'imposizione di dure sanzioni al paese, sottolinea la rivista.
 
"Nonostante il potere delle sanzioni secondarie statunitensi che attaccano le esportazioni petrolifere dell'Iran, il commercio internazionale e le transazioni finanziarie, è improbabile che queste misure siano efficaci come quelle in vigore prima dell'accordo nucleare, dal momento che la comunità internazionale non è più unita contro l'Iran", si aggiunge. È improbabile che questo round di sanzioni sia peggiore di quello che l'Iran abbia già sofferto.
 
In questa stessa linea, la pubblicazione ricorda che l'Iran non ha smesso di arricchire l'uranio anche nel momento più difficile degli embarghi, prima della firma dell'accordo nucleare del 2015 tra Teheran e il gruppo 5 + 1, allora formato dagli Stati Uniti, Cina, Russia, Francia e Regno Unito, oltre alla Germania.
 
In secondo luogo, la rivista sottolinea l'errore dei responsabili dell'amministrazione Trump nell'interpretare le proteste di alcuni mesi fa in Iran sulla situazione economica e afferma che non possono essere collegate a un'opposizione organizzata capace di rovesciare l'ordine stabilito.
 
 

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