Geng Shuang: la pubblicazione di articoli discriminatori e razzisti corrisponde alla cosiddetta libertà di parola degli Usa?
Giorni fa, il segretario di Stato USA Mike Pompeo ha accusato la Cina di aver revocato la press card a tre giornalisti del “Wall Street Journal” per limitarne la libertà di parola. In merito, giovedì 20 febbraio, il portavoce del Ministero degli Esteri cinese Geng Shuang ha dichiarato che non si tratta di una questione legata alla libertà di parola come affermato da Pompeo. Sul “Wall Street Journal” è stato pubblicato un editoriale che ha attaccato e screditato la Cina, con un titolo apertamente razzista. Sono stati violati fatti oggettivi ed è stata violata l’etica professionale che dovrebbe contraddistinguere un giornalista. L’articolo ha suscitato grande indignazione tra il popolo cinese ed è stato ampiamente condannato dalla comunità internazionale. “Signor Pompeo, se lei pensa che il ‘Wall Street Journal’ abbia la libertà di insultare gli altri, le persone insultate hanno il diritto di reagire?”.
Allo stesso tempo, il portavoce ha sottolineato che la Cina gestisce gli affari dei giornalisti stranieri in conformità con le leggi e i regolamenti del Paese. I media che insultano apertamente la Cina, promuovono la discriminazione razziale e imbrattano e attaccano maliziosamente la Cina pagheranno sicuramente un prezzo.