Gianni Minà pubblica in esclusiva una riflessione di Frei Betto: "Cuba resiste nonostante le sanzioni"

Gianni Minà pubblica in esclusiva una riflessione di Frei Betto: "Cuba resiste nonostante le sanzioni"

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Dal post facebook di Gianni Minà
(rilanciamo su gentile concessione dell'autore)

 

Ultimamente, per vari motivi, ho scritto poco. Per fortuna mi arriva questa riflessione di Frei Betto, teologo della Liberazione brasiliano che risponde a questa carenza.


La pandemia di #Covid19 che ha messo in ginocchio molti paesi compreso il nostro, sottolinea la fragilità dei nostri sistemi e il cinismo con il quale l’economia – vedi Christine La Garde - governa.


La maggior parte dei paesi al mondo non ha attualmente voce, spazio e speranza.


Con questo articolo Frei Betto vuole far conoscere la situazione economica e sociale di Cuba che finora si è salvata (smentendo le previsioni dell’Occidente) dalla disperazione alla quale era stata destinata con l'embargo degli Stati Uniti, se non avesse avuto, in tutti questi anni, etica, coraggio e un sistema basato sulla solidarietà e il rispetto dell’uomo.


Gianni Minà

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Cuba resiste


di Frei Betto, Autore de Paraíso perdido – viagens ao mundo socialista (Rocco).


A inizio di quest’anno sono stato tre volte a Cuba, al servizio della FAO.

Il paese è seriamente umiliato per il blocco “usamericano”, aggravato dalla politica aggressiva di Trump.

Scarseggiano il gas per cucinare e il combustibile per le automobili. Si minacciano poi sanzioni alle navi mercantili che sfiorano il porto di Cuba per scaricare i loro containers. Per ordine della Casa Bianca tutti i voli dagli Stati Uniti all’Isola sono sospesi, eccetto quelli che atterrano all’Avana.


Malgrado tutto, però Cuba resiste. La popolazione ha coscienza che ilgoverno sta facendo tutto il possibile per appianare le difficoltà sapendo che la colpa delle carenze è del blocco economico, che dura da 59 anni.
Nel mese di gennaio ho partecipato a “Cuba Sa”, un evento gastronomico internazionale che ha riunito gli chef e i produttori di alimenti, con focus sulla cucina cubana e italiana. A inizio di febbraio sono stato inoltre al seminario organizzato dal Ministero dell’Agricoltura cubano e dalla Fao sulla sovranità alimentare e sulla educazione nutrizionale, anche se oggi Cuba importa il 60% degli alimenti che consuma a un costo di duemila milioni di dollari l’anno.

Inoltre ho partecipato anche alla Fiera del Libro, dedicata quest’anno alla letteratura vietnamita, che ha avuto un grande successo. E al XII Congresso Internazionale di Educazione Superiore, che ha riunito all’Avana, i rappresentanti di 45 paesi per dibattere sugli obiettivi dello sviluppo sostenibile, per i prossimi dieci anni.

Oggi, per assicurarsi il contante, Cuba dipende: dalle rimesse dei cubani che vivono fuori dal Paese (circa un miliardo di dollari l’anno);
dai contratti riguardanti l’invio dei medici e dei maestri a più di cento paesi; dal turismo che, che nell’epoca di Obama, ha toccato quasi cinque milioni di visitatori l’anno e oggi soffre di una contrazione (che si riflette nella flessione della produzione di beni e servizi) e dalla esportazione di prodotti come vaccini, tabacco e rum.

Nel dicembre 2019 il presidente Diaz Canel ha riassunto lo strangolamento di Cuba così: “Nel 61esimo anniversario della Rivoluzione cercano di ucciderci, ma noi rimaniamo vivi”.
Gli Stati Uniti non hanno mai accettato l’idea di non avere il pieno dominio sull’Isola, come invece ce l’hanno con Porto Rico. Per questo vìolano il diritto internazionale con un dichiarato proposito genocida, come dichiarò, in aprile del 1960, Lester D. Mallory, membro del Dipartimento di Stato: “La maggioranza della popolazione cubana sta con Fidel Castro.

L’unico modo prevedibile per far mancare il sostegno interno è attraverso la disillusione e l'insoddisfazione derivanti da disordini economici e difficoltà materiali. Per questo, tutti i mezzi possibili devono essere rapidamente utilizzati per indebolire la vita economica di Cuba, al fine di provocare la fame, la disperazione e la caduta del governo”.


Così, i danni causati dal blocco economico negli ultimi sessant’anni assommano a 138 miliardi e 843 milioni di dollari. Da aprile 2018 a marzo 2019 ha prodotto perdite pari a 4 miliardi di dollari, con una media di 12 milioni di dollari al giorno.
Solo nel 2019 la Casa Bianca ha adottato 85 misure di aggressione contro l’Isola.

A causa della perdita delle esportazioni, Cuba ha smesso di ricevere 2.340 milioni di dollari in un anno.

È vietato l'ingresso nel mercato degli Stati Uniti di prodotti di alta qualità e noti come il tabacco e Heberprot-P (che viene utilizzato per rigenerare la pelle dei diabetici e prevenire l'amputazione della parte interessata).

E gli Usa, inoltre, impedisce ad altri di esportare a Cuba qualsiasi prodotto che contenga almeno il 10% di componenti di origine americana, come materie prime, tecnologia, software, ecc.

Questa politica, infatti, nuoce settori di base come l’alimentazione, la sanità e i trasporti.

Il blocco finanziario impedisce a Cuba di ottenere finanziamenti esteri per acquisire forniture e materie prime.

Ad esempio, un cubano che soffre di aritmia cardiaca grave, non può usufruire di attrezzature di supporto ventricolare, che gli consentirebbero di prolungare la sua vita fino al trapianto. In più, gli Stati Uniti rendono più difficoltoso
l'accesso a Internet, rendendo la connessione più costosa e condizionando l'accesso a piattaforme e tecnologie.

Nel 2019, alle Nazioni Unite, dei 193 paesi membri, 190 hanno ripudiato il blocco, ad eccezione di Stati Uniti, Israele e, ora, Brasile.

Chi punirà lo zio Sam?

Questi ha appreso, quando è stato sconfitto dai vietnamiti, che è possibile rovesciare i governi, ma non è possibile sconfiggere un popolo unito e determinato come quello cubano.

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