Haftar e la Libia a fumetti del Corriere della Sera

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Haftar e la Libia a fumetti del Corriere della Sera

 

di Michelangelo Severgnini 


Quando qualche anno fa, tornato in Italia e stretto contatti con la Libia, ne cominciai a scrivere e raccontare, una delle convinzioni più radicate tra gli esperti italiani era che Haftar fosse un uomo della Francia.

Quando cominciò la campagna militare dell'Esercito Nazionale Libico per liberare Tripoli nell'aprile 2019, gli esperti di casa nostra erano tutti schierati con Tripoli.




 
Il ragionamento era: "Va bene, a Tripoli non saranno stinchi di santi, ma si sa, dai Libici che ti aspetti. L'importante è non perdere una seconda guerra in Libia contro la Francia. Siccome Haftar sta con i Francesi e noi qualche affare a Tripoli ce l'abbiamo, tutti contro Haftar".

Persino molti parlamentari filo-russi allora votavano finanziamenti a Tripoli, convinti di arginare la Francia.

Io trasecolavo: "E chi ve l'ha detto a voi che Haftar sta con i Francesi?". "Si sa...", la risposta.

Sono passati 6 anni e ieri il Corriere della Sera presentava un articolo allarmistico raccontando di come la Meloni e Macron, a margine del loro incontro due giorni fa, stiano cercando il modo di arginare la penetrazione in Libia della Russia, forte alleata di Haftar..

Ma come, non stava con i Francesi, Haftar?

Il Corriere della Sera dunque viaggia con 6 anni di ritardo quanto a informazione sulla Libia. Tutt'a un tratto Haftar è diventato uomo dei Russi, così, senza una spiegazione.

Anzi, si aggiunge che la Russia potrebbe addirittura puntare i suoi missili dalle basi nel sud della Libia verso l'Italia.

Che l'Italia, al pari degli altri Paesi occidentali, stia impedendo le elezioni libiche dal dicembre 2021 per impedire a Saif Gheddafi di diventare Presidente? Non risulta.

Che la popolazione libica di Tripoli sia in piazza da 3 settimane per cacciare il premier fantoccio da noi sostenuto illegalmente? Non risulta.

Che l'Italia, ben ultima, stia andando però anche a chiedere l'elemosina a Bengasi sottobanco? Non risulta.

Che Tripoli sia armata dall'Italia da anni in un regime di illegalità, sostenendo gruppi militari jihadisti, altrimenti detti milizie? Non risulta.

Che il governo di Bengasi abbia chiesto legittimamente il supporto militare russo per gestire e mettere un freno all'occupazione militare straniera a Tripoli? Non risulta.

Che le installazioni militari russe nel sud della Libia siano orientate a sostegno dei Paesi del Sahel che si sono liberati dal giogo francese? Non risulta.

Per tutti gli altri, quelli che cercano un'informazione proveniente da fonti dirette e quindi più aggiornate, sanno dove trovarmi.

Michelangelo Severgnini

Michelangelo Severgnini

Regista indipendente, esperto di Medioriente e Nord Africa, musicista. Ha vissuto per un decennio a Istanbul. Il suo film “L'Urlo" è stato oggetto di una censura senza precedenti in Italia.

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