Hanno avuto paura di un uomo con un tavolino

Hanno avuto paura di un uomo con un tavolino

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Di Massimo Mazzucco

 

E’ bastato un uomo con un tavolino, che si è seduto pacificamente in Piazza del Popolo, per far scattare la reazione scomposta ed esagerata del governo: via da Roma per un anno.

Questo è il livello di paura che serpeggia in questi giorni ai piani alti del potere. Hanno avuto paura di un uomo con un tavolino.

Stefano Puzzer ha fatto una mossa geniale: “Visto che ci avevano promesso una risposta che non è mai arrivata – ha detto - vado io a Roma e mi siedo in piazza ad aspettare”. Nulla di più semplice e nulla di più eloquente allo stesso tempo. Quella presenza in piazza, con quelle sedie vuote davanti al tavolino di Puzzer, era un’immagine insopportabile per un governo di vigliacchi che non riesce a giustificare in alcun modo la scelta scellerata del green pass ai suoi cittadini.

E così è scattato l’allontanamento, rivelando il nervo scoperto dei nostri aguzzini: hanno paura.

Le piazze spaventano. A Trieste hanno usato la patetica scusa dei “contagi” per chiudere a tutti la piazza principale fino al 31 dicembre. La Confcommercio chiede lo stop alle manifestazioni del sabato pomeriggio, “perchè così si danneggia l’economia”. Le manifestazioni nelle varie città d’Italia vengono taciute nei telegiornali, affinchè gli italiani non sappiano. E un singolo uomo con un tavolino viene allontanato dalla capitale d’Italia, perchè in poche ore era riuscito a raccogliere intorno a sè centinaia di cittadini che erano venuti a dargli supporto.

Questo dimostra una sola cosa: è il momento di insistere. Abbiamo tutto il diritto di protestare, in modo pacifico, contro la privazione delle nostre libertà e contro il ricatto ignobile di un greenpass che lede ogni più elementare principio costituzionale.

Chiunque resti a casa oggi, pur potendo andare in piazza, potrà serenamente ritenersi responsabile nel giorno in cui ci accorgessimo che le nostre libertà individuali sono state soppresse per sempre. E quel giorno sarà troppo tardi per piangere.

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