I profughi siriani come arma propagandistica. La RAI e l'ennesima fake news sulla Siria

I profughi siriani come arma propagandistica. La RAI e l'ennesima fake news sulla Siria

I nostri articoli saranno gratuiti per sempre. Il tuo contributo fa la differenza: preserva la libera informazione. L'ANTIDIPLOMATICO SEI ANCHE TU!

 

Qualche giorno fa RAI 3 ha mostrato un servizio in cui riproponeva la puntata numero tremilaenonsenepuòpiù della saga “I poveri disgraziati finiti nelle carceri di Assad”. Saga in cui si piange e ci si dispera ma ci si dimentica puntualmente che, errori umani a parte, quali ci sono in ogni paese del mondo, tendenzialmente in carcere ci si finisce per qualche motivo.


Tendenzialmente.


Il “sopravvissuto alle torture del regime siriano” della puntata in questione era appena sbarcato in Italia, insieme a una cinquantina di connazionali, grazie ai corridoi umanitari creati dagli sforzi congiunti della Comunità di Sant’Egidio, della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia e della Tavola Valdese.


Questi corridoi umanitari sono attivi già dal 2016 e hanno portato in Italia, e successivamente anche in altri paesi europei, migliaia di profughi siriani. Profughi che vengono prelevati dagli stessi campi in Libano in cui l’ONU fa propaganda terroristica per convincere la gente a non rientrare in patria


Sappiamo bene che i profughi siriani sono un’arma propagandistica multilama: servono ad accusare il governo siriano della guerra che gli è stata scatenata contro, contribuiscono a svuotare la Siria delle forze produttive di cui ha bisogno per risollevarsi, aiutano a ingrassare i meccanismi delle miriadi di associazioni che in Occidente sono ormai quasi più numerose dei cittadini stessi, contribuiscono ad arricchire tutto un sistema che su di loro mangia e specula. Contribuiscono a sollevare le sorti del nostro continente che non sa più come pagare le pensioni, come sostengono con sfacciato candore i peggio schiavisti dell’area PD e anche lo stesso presidente della Comunità di Sant’Egidio, che al microfono di RAI 3 annuncia il suo piano per “evacuare la Libia” con la richiesta di cinquantamila visti, dal momento che “noi abbiamo bisogno di immigrati”... Infine, i profughi sono un veicolo perfetto per “trasportare” i terroristi fuori dalla Siria, mescolandoli alle vere vittime della guerra, camuffandoli, mimetizzandoli, riciclandoli nei panni dei deboli, loro che in patria hanno sparato, ucciso, sgozzato.


Del profugo in questione non sappiamo niente. Non sappiamo dove viveva prima di arrivare in Libano, non sappiamo cosa pensa, che ha fatto, perché è uscito dalla Siria, e non sappiamo neanche perché è finito in carcere. Ma sappiamo, perché ce lo raccontano i suoi documenti, che ci vengono sventagliati anche un po’ poco opportunamente sotto il naso, che proviene da Kafr Laha, una parte della Siria che ha avuto un suo momento di triste notorietà nel 2012.


Kafr Laha è uno dei tre villaggi principali della città di Hula, che è stato teatro di uno dei primi finti “casus belli” sollevati dall’Occidente quando mordeva il freno per scatenare un’invasione “vecchia maniera” contro la Siria. Nel maggio 2012 i titoli dei nostri quotidiani gridarono unanimemente il loro orrore e la loro indignazione, una delle prime volte in cui il coro è stato così unanime e i titoli così sbraitati, per un massacro che avrebbe compiuto “l’esercito fedele al presidente siriano Bashar al-Assad […] bombardando con artiglieria pesante i manifestanti”, e che ha portato all’espulsione dei diplomatici siriani da tredici paesi (tra cui l’Italia).


Peccato che, una volta calato il polverone sollevato dall’Osservatorio siriano e dai suoi scagnozzi, hanno cominciato a emergere le prime vere testimonianze e le prime vere fotografie, e si è scoperto che: 1) non c’erano tracce di bombe cadute nella zona, 2) le vittime non erano affatto state smembrate da bombe, ma presentavano ferite da armi bianche e armi da fuoco usate a distanza ravvicinata, 3) le vittime erano nella quasi totalità alawite e sciite, 4) un’intera famiglia era stata sterminata perché aveva osato convertirsi dal sunnismo allo sciismo, 5) gli autori del massacro erano militanti di gruppi terroristi provenienti da cittadine vicine, di cui la principale abbandonata da tempo dai civili e controllata da wahabiti libanesi.


Perfino l’ONU, per voce di una commissione d’inchiesta appositamente istituita, aveva dovuto riconoscere che dei tre possibili colpevoli – milizie filo-governative, forze anti-governative, gruppi esterni di affiliazione sconosciuta – non era in grado di escluderne nessuno. Ripeto, non sappiamo se il signore che è atterrato a Fiumicino il 28 marzo abbia qualcosa a che fare con questi eventi. Lungi da me l’idea di imbastire un processo giudiziario sul nulla.


Ma.


I corridoi umanitari, si legge sulla pagina della Comunità di Sant'Egidio, offrono accoglienza a “persone in ‘condizioni di vulnerabilità’ (ad esempio, oltre a vittime di persecuzioni, torture e violenze, famiglie con bambini, anziani, malati, persone con disabilità)”.


Il signor “Hassan” dice di essere stato vittima di torture. Queste torture le avrebbe subite in carcere. Non dico di no, ma in questo momento quello che è rilevante è che il signor Hassan è stato in carcere. Non solo, ma ne è anche uscito. Non conosco la legge siriana ma, a logica, se uno è stato in carcere, tendenzialmente, ha commesso un reato. Se ne è uscito o è stato scagionato, o ha finito di scontare la pena, o ne è fuggito. Nel terzo caso è un fuorilegge, nel primo e nel secondo caso non avrebbe bisogno di rifugiarsi da nessuna parte, a meno che abbia continuato a commettere reati. E se è vero che è stato torturato – non lo escludo, sono pratiche che purtroppo si usano, nelle carceri di tutto il mondo – presumibilmente non stiamo parlando di furto d’auto, soprattutto in un paese che da otto anni è in guerra.


Le persone “importate” in Italia vengono segnalate da volontari presenti nei campi, e in questo caso volontari di Operazione Colomba.


Parliamo della ONG Operazione Colomba. Ricordate quando quel gran genio di Staffan “Yinon” de Mistura, cominciando a subodorare la sconfitta in Siria, se n’era uscito con la geniale proposta di creare enclave “democratiche” in Siria? Ecco, Operazione Colomba ha inventato la versione “Non violenta di Pace” e lancia un appello, per bocca dei profughi siriani già salvati dai nostri generosi sforzi, per la “creazione [in Siria] di Zone Umanitarie in cui non possano avere accesso eserciti e gruppi armati.” Zone interne al territorio siriano in cui sarebbe interdetto l'accesso all’esercito, praticamente territori sottratti alla sovranità nazionale. De Mistura/Israeli style.


Operazione Colomba si vanta apertamente di utilizzare i passaporti europei per aggirare i controlli in Libano: “They had often found that the sight of a European passport was enough to persuade soldiers to let undocumented refugees go”, “Avevano spesso scoperto che la vista di un passaporto europeo era sufficiente a convincere i soldati a lasciar passare rifugiati senza documenti”.


Ma Operazione Colomba è anche la ONG che scrive sul suo sito a proposito di Idlib (il nuovo allarme cosmico dopo Aleppo e la Ghouta): “Guerra sembra ormai una parola accettabile. È una macchina dell'orrore oscena, rivoltante. Ora sta per colpire Idlib, in Siria. A Idlib ci sono oltre 3 milioni di esseri umani, imprigionati e assediati. Schiacciati dalla violenza jihadista e temiamo, fra poco, indiscriminatamente bombardati da quella del regime di Assad. […] Si sta preparando una tragedia di dimensioni e brutalità come forse in Siria non si è ancora vista.”


Il “regime” di Assad, in realtà, lungi dal bombardare indiscriminatamente, apre dei VERI corridoi umanitari per permettere alla popolazione di uscire dalle fortezze jihadiste, prima di bombardarle, con grande sollievo della popolazione civile vessata.


Possiamo fidarci della selezione dei profughi compiuta da questa gente?


La comunità di Sant’Egidio, in suo appello lanciato nel 2014 per salvare Aleppo e proteggere i cristiani, trasformava le note “barrel bomb”, un trucco linguistico per rendere più spaventose le bombe meno dannose che siano state messe in campo durante questa guerra, in “bidoni esplosivi”, a cui l’opposizione avrebbe risposto con dei tenerissimi “razzi artigianali”.


Sul loro sito possiamo leggere racconti strappalacrime di bambini invalidi a cui l’esercito sparerebbe addosso per motivi imprecisati: “La situazione in Siria era diventata talmente pericolosa che mamma e papà decisero di fuggire in Libano dai miei zii. Il tragitto da casa per arrivare all’auto fu molto pericoloso, i soldati del governo ci sparavano addosso senza tregua o pietà”. (Enorme la distanza con le testimonianze raccolte personalmente in Siria. Ma già nel 2012 la Comunità di Sant’Egidio aveva esplicitato la sua posizione all’interno del conflitto siriano. L’ “‘appello di Roma’, un documento firmato da 11 piattaforme dell’opposizione siriana, concordato con la Comunità di S. Egidio […] ha lanciato la necessità di una ‘soluzione politica’ per la Siria.” Nel testo si “riconosceva “il diritto dei cittadini alla legittima difesa” (!!!) E si dichiarava che “La scelta della soluzione militare [compiuta dal governo, intendono dire], che non tiene conto
delle richieste della rivolta di libertà e di dignità del popolo siriano, ha portato alla diffusione della violenza, alla perdita di troppe vite umane e a distruzioni generalizzate
.”


Neutralissimi.


Questa stessa, neutralissima comunità a fine ottobre 2018 si permetteva di lanciare una “road map per la ricostruzione della Siria”: “A Roma, su invito di Sant’Egidio, si sono riuniti 15 delegati delle differenti e maggiori entità dell’opposizione siriana, insieme ad una significativa rappresentanza delle minoranze per rilanciare insieme un processo politico capace di porre fine alle sofferenze del popolo siriano” (testo completo qui). La comunità di Sant’Egidio propone un “processo politico” sulla base di un incontro in cui non compare alcun rappresentante del governo. E in forza di quale mandato? Chi dà alla comunità di sant'Egidio l’autorità di pianificare il futuro della Siria? Chi li autorizza a chiamare i terroristi a un tavolo in cui si pianifica il futuro della Siria?


E se la comunità di sant'Egidio considera i terroristi degli interlocutori, e si ritiene in diritto di “pianificare il futuro della Siria” scavalcando il governo, che garanzie abbiamo noi rispetto alla selezione e il controllo delle identità degli “Hassan” che loro aiutano a fuggire dalla Siria?


“Hassan” non ha documenti, dice la RAI. I documenti glieli ha forniti lo stato italiano quando l’ha accolto. In teoria potrebbe benissimo non essere neanche nato a Kafr Laha. Potrebbe non essere neanche finito in carcere; è un ragazzo tranquillo che voleva venire in Italia, e si è inventato tutta la storia. Noi cittadini che dipendiamo da notizie filtrate e storpiate non lo sappiamo dov’è nato davvero, chi è davvero. Ma la domanda è: il nostro governo lo sa? Sa perché era in carcere? Sa perché è uscito? Non abbiamo rapporti diplomatici con la Siria, quindi non possiamo avere conferme né chiedere informazioni. Perché ci arroghiamo il diritto di interferire con il suo sistema giudiziario?


E non mi sto preoccupando degli attentati in Europa, come molti fanno. A questi molti ricorderei che gli attentatori li abbiamo formati, addestrati e pagati; e che questi attentatori hanno commesso centinaia di migliaia di “attentati” in Siria per otto anni, radendola letteralmente al suolo. Sarebbe solo giusto richiamare indietro i cani e smazzarcela noi se tornano rabbiosi e con la bava alla bocca.


Spero che questo “Hassan” sia fuggito dopo aver pagato il suo debito – quale che fosse – con la giustizia siriana, ma mi chiedo quanti “Hassan” finiscono nei corridoi “umanitari” proprio per non pagarlo.


Perché stiamo sottraendo alla giustizia siriana possibili criminali?

 

Roberta Rivolta

(L’autrice ringrazia Fiorangela Altamura per la segnalazione)

Potrebbe anche interessarti

3 LIBRI PER "CAPIRE LA PALESTINA" LAD EDIZIONI 3 LIBRI PER "CAPIRE LA PALESTINA"

3 LIBRI PER "CAPIRE LA PALESTINA"

28 luglio: la (vera) posta in gioco in Venezuela di Geraldina Colotti 28 luglio: la (vera) posta in gioco in Venezuela

28 luglio: la (vera) posta in gioco in Venezuela

Il Congresso Usa ha deciso: "fino all'ultimo ucraino" di Clara Statello Il Congresso Usa ha deciso: "fino all'ultimo ucraino"

Il Congresso Usa ha deciso: "fino all'ultimo ucraino"

"11 BERSAGLI" di Giovanna Nigi di Giovanna Nigi "11 BERSAGLI" di Giovanna Nigi

"11 BERSAGLI" di Giovanna Nigi

25 aprile: la vera lotta oggi è contro il nichilismo storico di Leonardo Sinigaglia 25 aprile: la vera lotta oggi è contro il nichilismo storico

25 aprile: la vera lotta oggi è contro il nichilismo storico

Il PD e M5S votano per la guerra nel Mar Rosso di Giorgio Cremaschi Il PD e M5S votano per la guerra nel Mar Rosso

Il PD e M5S votano per la guerra nel Mar Rosso

Il caso "scientifico" dell'uomo vaccinato 217 volte di Francesco Santoianni Il caso "scientifico" dell'uomo vaccinato 217 volte

Il caso "scientifico" dell'uomo vaccinato 217 volte

L'austerità di Bruxelles e la repressione come spettri di Savino Balzano L'austerità di Bruxelles e la repressione come spettri

L'austerità di Bruxelles e la repressione come spettri

Ucraina. Il vero motivo di rottura tra Italia e Francia di Alberto Fazolo Ucraina. Il vero motivo di rottura tra Italia e Francia

Ucraina. Il vero motivo di rottura tra Italia e Francia

Difendere l'indifendibile (I partiti e le elezioni) di Giuseppe Giannini Difendere l'indifendibile (I partiti e le elezioni)

Difendere l'indifendibile (I partiti e le elezioni)

Autonomia differenziata e falsa sinistra di Antonio Di Siena Autonomia differenziata e falsa sinistra

Autonomia differenziata e falsa sinistra

Libia. 10 anni senza elezioni di Michelangelo Severgnini Libia. 10 anni senza elezioni

Libia. 10 anni senza elezioni

L'impatto che avrà il riarmo dell'Ue nelle nostre vite di Pasquale Cicalese L'impatto che avrà il riarmo dell'Ue nelle nostre vite

L'impatto che avrà il riarmo dell'Ue nelle nostre vite

Il "piano Draghi": ora sappiamo in cosa evolverà l'UE di Giuseppe Masala Il "piano Draghi": ora sappiamo in cosa evolverà l'UE

Il "piano Draghi": ora sappiamo in cosa evolverà l'UE

Lenin fuori dalla retorica di Paolo Pioppi Lenin fuori dalla retorica

Lenin fuori dalla retorica

Il nodo Israele fa scomparire l'Ucraina dai radar di Paolo Arigotti Il nodo Israele fa scomparire l'Ucraina dai radar

Il nodo Israele fa scomparire l'Ucraina dai radar

DRAGHI IL MAGGIORDOMO DI GOLDMAN & SACHS di Michele Blanco DRAGHI IL MAGGIORDOMO DI GOLDMAN & SACHS

DRAGHI IL MAGGIORDOMO DI GOLDMAN & SACHS

Registrati alla nostra newsletter

Iscriviti alla newsletter per ricevere tutti i nostri aggiornamenti