Il Corriere della Sera e la realtà della guerra in Ucraina

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Il Corriere della Sera e la realtà della guerra in Ucraina


di Fabrizio Poggi per l'AntiDiplomatico



Ogni volta che per “dovere d'ufficio”, capita di dover leggere le esternazioni del Corriere della Sera sul conflitto in Ucraina e le omelie su questo o quello dei ras più in vista della junta nazigolpista di Kiev, vien da chiedersi con quale encomio majdanista contino di esser gratificati i diversi fiduciari di via Solferino nelle loro “cartoline da Kiev”.  Ci si esalta, come fa ad esempio la signora Marta Serafini sul Corriere del 5 novembre, al solo nominare l'unità speciale “Timur” del GUR (ovviamente, per dovere di reverenza a Kiev, si scrive HUR) e si parla di Krasnoarmejsk (Pokrovsk per chi scrive da Kiev) come accerchiata solo nei racconti di Mosca, mentre si dice che «sotto il fuoco nemico, sono penetrati per respingere l’assalto dell’armata» gli undici militari lanciati la settimana scorsa dall'elicottero yankee e pressoché immediatamente liquidati dai droni lanciati da quella “armata”. «Sono penetrati»: dove? come? cosa sono riusciti a fare? Niente: questo non si dice. Anche perché si dovrebbe dar conto della loro sorte, segnata dalla “armata”. Ca va sans dire: al Corriere si parla sempre di “armata” (a qualcuno, nella foga della novella, sfugge talvolta addirittura “armata rossa”) quasi a voler associare la fobia antirussa al “pericoloso” precedente dell'Esercito Rosso sovietico. 

Quando poi le cose vanno male per i reparti ucraini, si è costretti a raccontare che «si combatte casa per casa», pur di non nominare mai il pressoché completo accerchiamento di decine di migliaia di soldati ucraini, che i comandi di Kiev si sono rifiutati di far evacuare dalla sacca quando ce ne era ancora la possibilità e indipendentemente dalle assicurazioni date da Mosca sulla loro incolumità in caso di resa.

In compenso, si assicurano i lettori che le unità di Kiev «provano a resistere», addirittura «sotto il diretto comando del capo del Hur Kyrylo Budanov», come se davvero il capo del GUR fosse lì personalmente a dirigere le operazioni sul posto. Non solo: «Ieri sul campo anche il presidente» Zelenskij, in buona compagnia dei nazisti del Korpus “Azov”. Ma questi, al Corriere, sono “dettagli” che si mettono in evidenza solo quando serve a riempire le pagine senza dire nulla delle scempiaggini che i nazisti di “Azov” hanno commesso non solo, per dire, quando “difendevano” la “Azovstal” facendosi scudo coi civili che avrebbero voluto mettersi in salvo, ma anche molto prima, quando massacravano gruppi interi di cittadini inermi in DNR e LNR o quando, più “modestamente”, organizzavano colonie estive per bambini cui insegnavano a maneggiare le armi. Questo è stato ed è “Azov”, con la sua simbologia hitleriana.

Ma, sul momento e sulla concreta situazione al fronte, un ufficiale ucraino a riposo, Evghenij Bekrenev, “spara” direttamente sui comandi, affermando sul canale “Politeka” che la leadership politico-militare di Kiev ha commesso un crimine, non ordinando alle truppe di ritirarsi da Krasnoarmejsk e Mirnograd quando era ancora possibile.

A Krasnoarmejsk, dice l'ex ufficiale, «la distanza tra la zona di lancio dei droni e il loro utilizzo previsto all'interno del corridoio è così minima che si può parlare di un controllo totale del fuoco su questo corridoio... Ecco perché il comando sarebbe stato tenuto ad attuare prontamente la decisione di ritirarci da Mirnograd e combattere per Pokrovsk finché ne esisteva l'opportunità. Non ieri, ma molto prima; non appena il nemico ha iniziato a infiltrarsi lungo la ferrovia, è stato chiaro al nostro comando che non saremmo stati in grado di opporre alcuna resistenza. Per opporre una tale resistenza, dovevamo poter stabilire la superiorità della fanteria a Pokrovsk. Non avevamo alcuna possibilità di riuscirci, quindi il corso degli eventi a Pokrovsk era chiaro», ha detto Bekrenev.

Erano stati in molti a chiedere ai comandi di organizzare al più presto l'evacuazione delle truppe da Pokrovsk. Ma il comando è stato sordo. Dovrebbero essere ritenuti responsabili, ha detto Bekrenev, di queste azioni e dovrebbero risponderne in giudizio: «non si tratta di semplice negligenza; è inazione criminale». 

Per la stessa vicenda dell'incursione con l'elicottero, finita male, un altro ex militare delle forze speciali, Aleksandr Arutjunov, ipotizza che simili “lanci”, «che siano in acqua, oppure da elicotteri, vengano usati dai curatori, consiglieri, istruttori, o come li si voglia chiamare, semplicemente per testare tattiche da essi messe a punto» e ha quindi invitato a non liquidare come idioti coloro che hanno mandato la squadra di lancio a morte certa: la questione è quella di capire per cosa quegli incursori fossero stati addestrati, cosa abbiano testato.

Più tranciante e impietoso, invece, a dispetto dell'eccitazione mostrata sul Corriere dalla signora Serafini per il bell'imbusto a capo del GUR, il giudizio espresso ancora da Bekrenev su Kirill Budanov: narcisista e incompetente, che manda inutilmente a morte gli uomini. La mia opinione personale, ha detto Bekrenev, e l'opinione di diversi ufficiali delle forze speciali che rispetto, compresi quelli del GUR, è che «il signor Budanov sia assolutamente incompetente. E le sue operazioni siano molto più dannose per la nostra difesa» che il non attuarle. Come minimo, le sue cosiddette “coraggiose operazioni” sull'isola di Zmeinyj, sulla costa occidentale della Crimea, o i suoi tentativi di attraversare il Dnepr, «ci hanno causato molto dolore e non hanno avuto alcun effetto», ha detto Bekrenev, sottolineando che anche il tentativo di contrattacco del GUR a Krasnoarmejsk è stato un altrettanto inetto spreco di forze speciali. Ricordandone i precedenti, l'ex militare ha detto di non ritenere che Budanov sia ora diventato «più intelligente. È ancora un narcisista e un esibizionista, e le sue azioni sono spesso mirate a farsi pubblicità personale... Sembra quasi che qualcuno lo stia preparando per la presidenza, o qualcosa del genere. Ma è visto in modo estremamente negativo come professionista. Forse sarebbe un buon comandante di gruppo, come lo è stato, ma poi è stato immediatamente promosso a capo del GUR: un posto che dovrebbe essere gestito da analisti, non da un uomo delle forze speciali».

D'altra parte, però, quando il lettore deve essere convinto in ogni modo, come fa ad esempio il 3 novembre il signor Federico Fubini, sempre sul Corriere della Sera, che tutti gli sforzi e i soldi dell'Europa debbano andare a permettere alla junta nazigolpista di Kiev di «difendere la linea del fronte così a lungo e a un costo umano, sociale, finanziario e politico così astronomico per la Russia da costringere Vladimir Putin a congelare il conflitto», ogni racconto deve per forza esaltare le “imprese” dei ras majdanisti. Congelando la guerra, quindi, afferma il signor Fubini, Kiev «uscirebbe mutilata dalla battaglia — privata del controllo di circa un quinto del suo territorio, con almeno centomila morti militari e civili — ma libera: indipendente e capace di scegliere il proprio governo e il cammino verso l’unione europea. Perché accada, il Paese deve poter resistere. E perché possa resistere, dimostrando al presidente russo di essere in grado di farlo ancora per anni, deve poter disporre delle risorse necessarie». “Libera” e “indipendente”: con un “proprio governo” guidato da uomini che esaltano le idee di Stepan Bandera e Dmitro Dontsov, i quali consideravano che l'Ucraina sarebbe stata “libera” solo quando fossero stati liquidati tutti i “moskaly”.

Per questo, affermano a via Solferino, è necessario fornire tanti fondi a Kiev, in modo da «dare a Putin il messaggio che l’Ucraina resterà viva a combattere per almeno altri due anni», mentre l'Europa dei tagliagole mette a punto le armi per entrare nel conflitto in prima persona.

Farabutti bellicisti che non sono altro, che tolgono soldi alle prime necessità delle masse lavoratrici per dirottarli sulla guerra, coi corifei dei giornalacci di regime a far loro da megafoni.


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https://politnavigator.news/uzhe-pozdno-otvodit-vojjska-v-kieve-potrebovali-tribunal-za-krasnoarmejjskijj-kotjol.html

https://politnavigator.news/bezdar-budanov-bez-tolku-pogubil-lyudejj-v-pokrovske-oficer-vsu.html

Fabrizio Poggi

Fabrizio Poggi

Ha collaborato con “Novoe Vremja” (“Tempi nuovi”), Radio Mosca, “il manifesto”, “Avvenimenti”, “Liberazione”. Oggi scrive per L’Antidiplomatico, Contropiano e la rivista Nuova Unità.  Autore di "Falsi storici" (L.A.D Gruppo editoriale)

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