Il governo del Giappone chiede agli Stati Uniti «prove concrete» sulla responsabilità dell'Iran nell'attacco alle petroliere

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L’attacco contro due petroliere nel golfo dell’Oman  avvenuto il 13 giugno ha aumentato ancor di più la tensione in Medio Oriente. Mentre Russia, Cina e altri paesi hanno invitato alla prudenza,gli Stati Uniti, il Regno Unito e l’Arabia Saudita hanno quasi immediatamente accusato l’Iran. 

 

In particolare gli USA per bocca del Segretario di Stato Pompeo hanno puntato il dito contro Teheran. Secondo l’ex capo della CIA analizzando il tipo di armi usate e la sofisticazione degli attacchi, gli Stati Uniti sono giunti alla conclusione che l'Iran è responsabile degli attacchi a due petroliere nel Golfo di Oman.

 

Durante una conferenza a Washington, Pompeo ha spiegato che gli attacchi fanno parte di una «campagna» di «tensione crescente» da parte dell'Iran e una minaccia per la pace e la sicurezza internazionali.

 

Una nave era di proprietà norvegese, l’altra giapponese. Proprio Tokyo non aveva fatto ancora sentire la sua voce.

 

Adesso, secondo quanto riporta l’agenzia AGI, il governo giapponese ha chiesto agli USA di fornire «prove concrete» a sostegno delle gravi accuse lanciate nei confronti dell’Iran. Tokyo rimane non convinta e ritiene che le spiegazioni degli Stati Uniti non siano state utili «ad andare oltre le speculazioni», secondo quanto hanno rivelato fonti governative citate dall'agenzia di stampa Kyodo. 

 

Il Parlamento iraniano, invece, non esclude che dietro l’attacco possano celarsi gli Stati Uniti stessi intenti con questa mossa a fare pressioni su Teheran. 

 

Bisogna ricordare che nel giorno dell’attacco il primo ministro del Giappone, Shinzo Abe, si trovava in quel di Teheran per un vertice con il presidente della Repubblica islamica dell’Iran, Hassan Rohani, per cercare di trovare un punto di mediazione sul programma nucleare iraniano da cui gli Stati Uniti hanno deciso di uscire unilateralmente. 

 

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