Il sistema THAAD in Corea del Sud: l'ira di Mosca

Il sistema THAAD in Corea del Sud: l'ira di Mosca

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di Fabrizio Poggi 
 

Nuova tensione nella penisola coreana, durante la settimana appena trascorsa. Gli USA starebbero approntando misure per un attacco, forse addirittura nucleare, contro la RDPC; si stanno addestrando reparti speciali e si allerta l'aviazione strategica. Lo scrive il giornalista statunitense James Holbrooks, ripreso da Svobodnaja Pressa, sulla base delle dichiarazioni rilasciate dal Segretario di stato Rex Tillerson, durante la visita a Tokyo del 16 marzo scorso, secondo cui sarebbe necessario un “nuovo approccio” con la Corea del Nord.
 

Contemporaneamente, Pyongyang accusava gli Stati Uniti di impiegare armi strategiche durante le manovre congiunte con la Corea del Sud: secondo l'agenzia nordcoreana KCNA, una squadriglia di bombardieri B-1B “Lancer” dalla base Anderson a Guam avrebbe sorvolato aree vicine alle posizioni nordcoreane, simulando un bombardamento nucleare, mentre in mare incrociava la portaerei nucleare “Carl Vinson”. I media statunitensi, scrive Holbrooks, non fanno mistero del fatto che reparti speciali USA (Delta Force, Navy Seals, Rangers) si starebbero addestrando a colpire obiettivi importanti della RDPC e lo stesso reparto di “lontre marine” che fece fuori Osama bin Laden, si accingerebbe ora a eliminare il cattivo di turno, Kim Jong Un.
 

Mentre sinora, osserva Holbrooks, i media americani si limitavano a riferire delle azioni a obiettivo eliminato, ora sono essi stessi a indicare il nuovo “stato canaglia”, come è il caso della CNN, che ha anticipato addirittura le “rivelazioni” sui lanci missilistici nordcoreani. In sequenza: prima i media riportano le dichiarazioni rilasciate dal presidente del Comitato degli Stati maggiori riunti, Joseph Dunford, dopo i colloqui con il suo omologo sud-coreano generale Lee Sung-jin, circa "i mutamenti nella minaccia nucleare e missilistica nordcoreana"; quindi, il Segretario di stato Tillerson esorta a una nuova strategia nei confronti della Corea del Nord e la nuova amministrazione USA sarebbe pronta a intraprendere azioni belliche “preventive” contro Pyongyang. "Se essi aumenteranno la minaccia con la creazione di armamenti tali che, secondo noi, richiedano una risposta, allora sul tappeto ci saranno tutte le opzioni”, non solo economiche e diplomatiche, ma anche militari, ha detto Tillerson il 17 marzo a Seoul. Successivamente, Trump ha rilanciato su twitter: "La Corea del Nord si sta comportando molto male. Già da anni stanno "giocando" con gli Stati Uniti. E la Cina non aiuta un granché!". Dunque, la prossima mossa di Tillerson sarà quella di premere su Pechino affinché tenga a freno Pyongyang; ma, di per sé Donald Trump non è che sinora abbia avuto parole particolarmente amichevoli nei confronti della Cina.


 

Per parte sua, dopo i test sui nuovi vettori della settimana scorsa, Kim ha tranquillamente annunciato la “nascita di un'industria missilistica nazionale, non dipendente dalla tecnologia di altri paesi” e che permetterà alla RDPC di “mettere in orbita satelliti di livello mondiale”. Il giorno successivo al lancio, il 6 marzo, di quattro missili nordcoreani, finiti in mare nella “zona economica esclusiva” giapponese, la Casa Bianca ha dato avvio in anticipo e a dispetto della contrarietà di Russia e Cina, al dislocamento del sistema THAAD nelle immediate vicinanze di Seoul. Ora, dopo le visite in Giappone e Corea del Sud, Tillerson ha fatto chiaramente intendere che Washington non esclude l'eventualità che, in un prossimo futuro, anche questi due paesi entrino in possesso dell'arma atomica: sarà curioso allora ascoltare se, per i media occidentali, anche essi diverranno “stati canaglia”, come la RDPC.
 

Ma in Corea del Sud, soprattutto dopo la destituzione della presidente Park Geun hye, prende sempre più campo l'opposizione al dislocamento del THAAD, in relazione anche all'inasprirsi delle sanzioni economiche cinesi (9 miliardi di $ in meno per Seoul, dal solo blocco del turismo), in risposta al passo americano. La decisione ufficiale – per quanto possa dipendere da Seoul - accodarsi o meno alla scelta di Washington, potrebbe dipendere dal nome che uscirà vittorioso alle elezioni presidenziali del 9 maggio, anche se, per allora, l'approntamento definitivo del sistema sarà un fatto compiuto. Il leader della fazione parlamentare del PD "Toburo", A San Ho, ad esempio, aveva chiesto che prima di procedere al dispiegamento, si dovesse tener conto delle posizioni russa e cinese e altri esponenti dello stesso partito, si esprimono per un “ammorbidimento” delle relazioni con Pyongyang.
 

Questa mattina, in coincidenza con la visita in Giappone dei Ministri russi degli esteri e della difesa, Sergej Lavròv e Sergej Šojgù, il Ministro degli esteri giapponese Fumio Kishida ha dichiarato che le parti invitano la RDPC ad astenersi da qualsiasi “azione provocatoria”. I colloqui secondo il formato “due + due” e che vertono principalmente sullo sfruttamento economico congiunto delle Kurili meridionali, secondo le parole di Lavròv sono stati “costruttivi”. Meno, per quanto riguarda l'aspetto militare delle isole contese tra Mosca e Tokyo; la Ministra della difesa del sol levante, Tomomi Inada, ha anzi protestato con l'omologo Šojgù per il dispiegamento di truppe e batterie di razzi terra-nave “Bastion”, “Bal” e “Top-M2U” su Iturup e Kunašir.
 

Secondo Lavròv, nella ricerca di soluzioni al problema della sicurezza nella regione pacifico-asiatica, Mosca si dice “preoccupata per il permanere della tendenza a un approccio “di blocco”, mentre per una risposta vincente alle sfide e minacce contemporanee sarebbero necessarie solo misure collettive”. Lavròv ha anche ribadito la contrarietà di Mosca al dispiegamento del THAAD in Corea del Sud, non lontano dalle frontiere con la Russia, sottolineando che tale sistema “antimissile” rappresenta una escalation nella corsa agli armamenti, non è una risposta proporzionata ai passi nordcoreani ed esponi a grossi rischi.
 

Di fatto, il 7 marzo sono già arrivate le prime due batterie di lanciatori alla base di Pyeongtaek, una settantina di km a sud di Seoul, che saranno pienamente operative nel giro di un paio di mesi. Ma queste, per definizione, non sono provocazioni!

 

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