Il sostegno del socialista spagnolo Sanchez al regime ucraino

Il sostegno del socialista spagnolo Sanchez al regime ucraino

Il nuovo primo ministro spagnolo ha assicurato pieno sostegno al regime e conferma delle sanzioni contro la Russia

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Il 1 di giugno passava la mozione di sfiducia presentata dal PSOE spagnolo sostenuto da Podemos e gruppi indipendentisti baschi e catalani. Così il segretario socialista Pedro Sanchez prendeva il posto dell’ormai screditato Mariano Rajoy del Partito Popolare, come prevede la legge iberica.  

 

Molti osservatori e analisti hanno salutato questo passaggio come un salutare cambiamento per Spagna. Sottolinenando come quello spagnolo sia un realtà un governo del cambiamento. In contrapposizione al cosiddetto governo del cambiamento italiano, scaturito dall’alleanza ‘populista’ tra Movimento 5 Stelle e Lega. 

 

Il governo del socialista Sanchez si è però affrettato a smentire questa definizione. Infatti, in occasione della visita in Spagna (4 giugno) del presidente ucraino Petro Poroshenko, il primo ministro spagnolo ha offerto ampie rassicurazioni circa il sostegno al regime neonazista che si è instaurato a Kiev dopo il colpo di Stato. 

 

Attraverso Twitter, Poroshenko ha riferito: «Dal primo ministro del Regno di Spagna, Pedro Sanchez, ho ricevuto un chiaro e assoluto sostegno alla sovranità, integrità territoriale e indipendenza dell’Ucraina, e anche sostegno al prolungamento delle sanzioni contro la Russia e sostegno alle ambizioni euro-atlantiche dell’Ucraina». 

 

Nulla di nuovo sotto il sole. E un bel contrappasso per un governo che viene descritto come campione di progressismo in un’epoca segnata dall’ascesa dei populismi in Europa. 

 

Sanchez si allinea perfettamente a quell’antifascismo di maniera tanto in voga in Europa, che porta esponenti di partiti progressisti e socialdemocratici ad affermare, solo a parole, il proprio antifascismo mentre nei fatti offrono sostegno ai peggiori movimenti e regimi fascisti. Basta che questi siano schierati dalla parte ‘giusta’. Ossia riparati sotto l’ampio ombrello della NATO.  

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