Il Venezuela abbandona l'Organizzazione degli Stati Americani. «Non siamo una colonia nordamericana»

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A partire da oggi la Repubblica Bolivariana del Venezuela cesserà di essere un membro dell’Organizzazione degli Stati Americani (OSA). Reazione alla decisione del Consiglio Permanente di tale organo che ha adottato una risoluzione il 9 di aprile dove come rappresentante permanente del Venezuela Gustavo Tarre inviato del golpista Juan Guaidó, autoproclamatosi presidente incaricato lo scorso 23 Gennaio. 

 

L’uscita dall’organismo dominato dagli USA è stata celebrata attraverso Twitter dal presidente dell’Assemblea Nazionale Costituente del Venezuela Diosdado Cabello.

 

«La giornata di sabato pone fine per sempre a qualsiasi vincolo con l’oppressione imperialista», ha cinguettato il primo vicepresidente del governo Partito Socialista Unito del Venezuela (PSUV) sottolineando che il chavismo vincerà e che i nemici non riusciranno a creare divisioni interne.  

 

Il PSUV ha organizzato per oggi una mobilitazione a Caracas, la capitale, e ha invitato il popolo a difendere i propri diritti e la propria sovranità in questo giorno.

 

«Stiamo per inviare un messaggio al mondo, il messaggio di un Venezuela libero, degno e indipendente. Non siamo una colonia nordamericana, crediamo nel progetto di Simon Bolivar, di Hugo Chavez, basato sull'unità latinoamericana e senza subordinazione all'imperialismo», ha affermato il partito.

 

Per Samuel Moncada, ambasciatore di Caracas presso le Nazioni Unite, l’uscita del Venezuela dall’organizzazione rappresenta un atto di indipendenza e sovranità. 

 

«È un atto di liberazione. Stiamo lasciando un'organizzazione che serve fondamentalmente gli Stati Uniti ed è per questo che dobbiamo celebrarlo come un atto di indipendenza». 

 

Di fronte alla trama golpista degli Stati Uniti e di alcuni dei suoi alleati regionali ed europei che hanno riconosciuto la presidenza ad interim di Guaidó; molti paesi come la Bolivia, Cuba, El Salvador, Uruguay, Messico, Russia, Iran, Cina, Turchia, Siria e Bielorussia hanno annunciato il loro sostegno al governo legittimo di Maduro e hanno difeso il dialogo nazionale come il modo per risolvere il problema del Venezuela. 

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