Inizia la guerra commerciale. Pechino risponde alle misure di Trump con dazi per 34 miliardi l'anno
di Federico Bosco
Dalla mezzanotte americana sono diventati effettivi i dazi al 25% imposti dagli USA su 818 prodotti importati dalla Cina per un valore di 34 miliardi di dollari (NYT). Poi, come detto dallo stesso Trump, fra due settimane si continuerà su altri prodotti per un valore di 16 miliardi e si proseguirà fino a calcolare tutte le voci di importazioni annuali dalla Cina arrivando quindi fino a quota 550 miliardi (MF). Pechino dice che gli USA hanno lanciato la più grande guerra commerciale della storia, e promettono contro-dazi di valore equivalente (Reuters). Sul fronte europeo, Angela Merkel si è detta disponibile a ridiscutere i dazi sulle auto, ma livello globale, non solo tra Unione europea e Stati Uniti (Bloomberg). Intanto 25 Paesi Ue (3 astenuti) hanno dato il via libera alle misure per limitare l’effetto dei dazi sull’alluminio. L'indagine era già stata avviata con l'entrata in vigore dei dazi USA a fine marzo e continuerà “almeno fino al 2018”. Solo allora verranno decise le misure definitive, se necessarie. In sostanza, l’Ue vuole dimostrarsi reattiva ma senza fare azioni concrete che facciano davvero irritare Washington.
Gli Stati Uniti si stanno muovendo su tutti i fronti, anche scavalcando i governi. Il 4 luglio l’ambasciatore USA a Berlino, Richard Grenell, si è riunito con gli amministratori delegati delle principali case automobilistiche tedesche, e già si parla di un TTIP light che spazzerebbe via il terrore di dazi sul settore automotive europeo (Handelsblatt). Il giorno prima Grenell aveva incontrato i vertici della Camera di Commercio e dell’Industria tedesca per convincere le piccole e medie imprese della Germania ad abbandonare il mercato iraniano in cambio di condizioni più favorevoli in quello statunitense (Politico). Il Consiglio europeo ha anche confermato per altri sei mesi le sanzioni alla Russia (Ansa), permettendo a Trump di presentarsi da Putin all’incontro previsto a Helsinki il 16 luglio con un’altra carta da giocare: l’inquilino del Cremlino ha avuto l’ennesima conferma che i problemi tra Russia e Unione europea deve risolverli negoziando con gli Stati Uniti.