Intanto gettano l'amo... "Mario Monti a capo di una commissione di controllo dei soldi del Recovery Fund"

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di Carlo Formenti

28 maggio 2020
 

I toni entusiastici con cui governo, media e partiti celebrano il maxi (in realtà di dimensioni ridicole se confrontato a quelli di Usa e Cina) piano Ue da 750 miliardi (l'ineffabile Renzi esulta annunciando: la Ue batte i sovranisti 750 miliardi a zero) servono a dissimulare tutte le trappole che si nascondo dietro il "botto" sparato dalla van der Leyen: non sappiamo se ci sarà l'avvallo del Consiglio, non sappiamo con quali tempi verranno erogati i fondi, si tace sul fatto che, se si sottraggono i soldi che l'Italia verserà all'Europa da quelli che riceverà, la nostra quota sarà meno della metà di quella sbandierata.

Più chiaro, invece, il discorso sul trappolone delle condizionalità. Nessuno ne nega l'esistenza, al contrario: in continuità con la filosofia del vincolo esterno che, dai tempi di Ciampi a oggi, è sempre stato valorizzato come l'unico modo di costringere il nostro Paese ad adottare quelle misure "virtuose" che da solo è incapace di assumere (tagli di salari e pensioni, welfare, spesa pubblica, privatizzazioni, ecc.), si dice senza pudore che li dovremmo accettare con gioia e gratitudine. L'ex europarlamentare (ed ex sessantottino convertito al liberismo) Cohn Bendit, da bravo franco-tedesco (incarnazione del binomio carolingio che governa la Ue) in un'intervista al Corriere di oggi chiosa: "Nella posizione dell'Olanda e degli altri c'è l'arroganza del Nord, ma il timore che gli aiuti vengano sprecati è legittimo".

E chi è indiziato a svolgere il ruolo dello sprecone?

Ovviamente l'Italia che, dice il nostro "presenti un piano chiaro, verificabile (da sottolineare questo aggettivo!), senza paura di nominare una commissione indipendente di controllo o una personalità che gode della fiducia di tutti" e chi sarebbe costui? Monti!!!! Cioè uno che gode certamente la fiducia di tutte le lobby finanziarie d'Europa e del mondo, assai meno degli italiani ai quali ha affibbiato un bel po' di legnate sul groppone quando è stato presidente del consiglio. Infine il nostro finisce con un appello alla rinnovata unità europea per impedire "che la Cina mangi in un boccone qualsiasi singolo paese europeo" (la battuta anti cinese è d'obbligo in tempi di guerra fredda). Intanto sullo stesso numero del Corriere l'appena evocato Mario Monti ci invita a non equivocare sul termine contributi a fondo perduto: non vuol dire che potremo farne quel che uno stato democratico sovrano dovrebbe poter liberamente fare in base alle esigenze dei suoi cittadini, bensì che siamo tenuti a farne "un uso corretto e produttivo". Naturalmente il nostro sarebbe ben contento di assumersi in prima persona il ruolo di controllare che ciò avvenga, come suggerito dal compare Cohn Bendit.

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