Israele inasprisce le condizioni dei prigionieri palestinesi per "adempiere al dovere morale con le vittime"
Dura condanna dei gruppi che difendono i diritti dei palestinesi, i quali credono che questo provvedimento renderà la vita dei prigionieri ancora più difficile.
Israele attuerà una serie di misure drastiche che peggioreranno le condizioni di detenzione per i prigionieri palestinesi accusati di terrorismo, ha dichiarato il ministro della sicurezza pubblica del regime di Tel Aviv, Gilad Erdan.
Secondo Erdan, è uno sforzo per dissuadere potenziali terroristi dal commettere atti di violenza contro la nazione e "compiere il dovere morale nei confronti delle vittime del terrorismo e delle loro famiglie".
Secondo le nuove linee guida, i prigionieri non saranno più in grado di cucinare il proprio cibo. I loro utensili da cucina saranno confiscati e il denaro che ricevono dai organizzazioni per i diritti umani e dalle organizzazioni familiari sarà notevolmente ridotto. Le visite dei parenti saranno limitate e quella dei parlamentari israeliani saranno vietate.
D'altra parte, i detenuti appartenenti alle organizzazioni rivali Hamas e Fatah (organizzazione secolare palestinese) non saranno più separati da sezioni, nonostante le tensioni tra di loro. Secondo il ministro, tenerli in luoghi diversi non fa altro che rafforzare "l'identità" dei loro gruppi.
Una delle misure più severe è ridurre il consumo di acqua. Erdan afferma che i detenuti palestinesi lasciano i rubinetti aperti tutto il giorno come un "atto di sfida" contro Israele e spendono "cinque volte più acqua di un cittadino israeliano".
La polemica
La decisione ha sconvolto i gruppi che difendono i diritti dei palestinesi, i quali credono che le nuove regole renderanno molto difficile la vita dei prigionieri. Secondo l'agenzia palestinese Wafa , Qadri Abu Baker, capo della Commissione per i prigionieri, ha esortato i media e il paese in generale a opporsi fermamente alle nuove restrizioni.
Qaddoura Faris, direttore della Palestinian Prisoners Society, crede che con questa strategia il ministro Erdan cerchi di migliorare la sua immagine, di fronte alle elezioni in Israele, il prossimo 9 aprile.
"Non è altro che una bancarotta politica in cui i prigionieri sono usati come asta elettorale tra i candidati dei partiti israeliani", ha affermato.