La Cina continuerà a vietare il commercio di parti di tigre e rinoceronte per uso medico e scientifico. Il silenzio della stampa sull’argomento

La Cina continuerà a vietare il commercio di parti di tigre e rinoceronte per uso medico e scientifico. Il silenzio della stampa sull’argomento

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Alcuni giorni fa su l’Antidiplomatico avevamo parlato della diffusione di una notizia che aveva trovato insolitamente un’ ampia diffusione mediatica, ossia la legalizzazione del commercio di corni di  rinoceronte e  ossa di tigri in Cina*.

Nell’articolo avevamo provato a espletare un fact checking attingendo alla fonte originale: consultando il provvedimento normativo avevamo con facilità dimostrato come la notizia riportata, nella generalità dei casi, fosse incompleta se non addirittura inesatta. Avevamo scritto di come al di là dei titoloni da prima pagina, la reale intenzione del legislatore cinese non fosse la liberalizzazione del commercio di parti degli animali in questione che era e sarebbe continuato a rimanere illegale, ma solo la possibilità  di utilizzarne i prodotti correlati per uso medico o ricerca scientifica, previa autorizzazione governativa. Avevamo inoltre sottolineato che sarebbe continuata ad essere esclusa la provenienza da animali in libertà ma  consentita solo quella da allevamenti privati con l’esclusione dei giardini zoologici.

Oltre all’incompletezza della notizia l’altro  aspetto che ci  era apparso singolare, lo ribadiamo, era come tale vicenda avesse avuto enorme risalto sulle principali testate giornalistiche, nei telegiornali e nei social; “ci siamo meravigliati” di come tutto ad un tratto si fosse dato ampio spazio a dichiarazioni di associazioni ambientaliste spesso ignorate a dispetto di loro denunce più eclatanti. Insomma a pensar male, sembrava la classica diffusione di notizie lacunose per demonizzare il governo cinese e renderlo un tantino più antipatico agli occhi dell’opinione pubblica.

A legittimare questo dubbio, arriva ora il silenzio dei mass-media sul  dietrofront governativo, ossia il ripensamento del legislatore cinese con la decisione di ritornare sui propri passi e non autorizzare la diffusione dei prodotti derivati di tigri e rinoceronti, finanche per uso medico e ricerca scientifica. Sfogliando i giornali o espletando una  rapida ricerca online è immediato constatare come siano stati davvero pochissimi i quotidiani a riportare la notizia.

Il Wwf dal canto suo in un suo comunicato pubblicato ieri (13 novembre, n.d.a.) afferma di aver accolto con piacere la notizia: La Cina ha risposto positivamente alle reazioni internazionali: permettere il commercio di parti, prese anche da animali in cattività, avrebbe potuto avere un impatto devastante sulle popolazioni di rinoceronti e tigri. Questa mossa aiuta a mantenere il ruolo di leadership che la Cina ha assunto nell'affrontare la lotta al commercio illegale di animali selvatici e nel ridurre la domanda del mercato. 

Sia le ossa di tigre che il corno di rinoceronte, ricorda il WWF, sono stati rimossi dalla farmacopea della medicina tradizionale cinese nel 1993 e la Federazione Mondiale delle Società di Medicina Cinese ha rilasciato una dichiarazione nel 2010 che esorta i membri a non utilizzare le ossa di questo felino minacciato o altre parti di specie in via di estinzione.  La Cina ha già dimostrato una forte leadership a sostegno della conservazione della tigre. Il governo cinese – si continua a leggere nel comunicato-  poi, ha compiuto notevoli sforzi per salvaguardare la popolazione di tigri nella regione nord-orientale del Paese, istituendo di recente il Tiger and Leopard National Park, 1,6 volte più grande del parco nazionale di Yellowstone negli Stati Uniti. Durante il Forum sul vertice di cooperazione Cina-Africa (FOCAC), che si è tenuto in Cina lo scorso settembre, la Cina e gli Stati africani hanno emanato il Piano d'azione di Pechino, con cui si sono impegnati a combattere congiuntamente il contrabbando di specie in via di estinzione e dei prodotti ricavati  dalle loro ossa. Adempiere a questi impegni contribuirà a rafforzare l'immagine della Cina a livello internazionale e la sua collaborazione con i Paesi in cui vivono rinoceronti e tigri in Africa e in Asia, nel contesto dell'iniziativa cinese "Belt & Road".

Dunque nell’arco di pochi giorni la Cina si sarebbe trasformata da acerrima nemica della natura,  addirittura ad una delle principali custodi delle specie animali selvatiche.

Nel frattempo purtroppo, mentre si montano ad arte casi mediatici, quella che  continua ad estinguersi  è la corretta e trasparente informazione.

Francesco Fustaneo
 
 *Per una consultazione dell’articolo si rimanda al link sottostante:
https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-la_cina_rimette_sul_mercato_ossa_di_tigri_e_rinoceronti__fact_checking/5871_26053/

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