La crisi è responsabilità di Confindustria. Rompere con i trattati UE è la condizione per ripartire

La crisi è responsabilità di Confindustria. Rompere con i trattati UE è la condizione per ripartire

I nostri articoli saranno gratuiti per sempre. Il tuo contributo fa la differenza: preserva la libera informazione. L'ANTIDIPLOMATICO SEI ANCHE TU!


di Giorgio Cremaschi 


La Confindustria ha annunciato previsioni nere per l’economia italiana: crescita zero, cioè recessione, cioè nuova crisi. 

Probabilmente le previsioni sono giuste e non per la fonte, che ne ha sbagliate di grosso nel passato, ma perché confermate da tanti altri dati e fatti. 

L’Italia è in recessione mentre tutta l’economia UE, a partire da quella della Germania, si sta fermando. È la fine della breve ripresa che è seguita alla crisi più lunga della storia, ripresa in Europa accompagnata dalle politiche di regalo di soldi alle banche voluta da Draghi. Politica che evidentemente non ha portato ad alcun cambiamento reale nell’economia, ma ne ha solo accompagnato le tendenze di fondo. 

L’Italia sicuramente sta peggio di altri, ma nessuno sta messo bene. Perché ciò che sta andando in crisi è il meccanismo liberista della globalizzazione secondo il quale ogni stato dovrebbe puntare sulle esportazioni. A parte l’ovvietà che tecnicamente è impossibile che tutti esportino, questo modello è sprofondato nella diseguaglianza sociale, nelle privatizzazioni, nella precarietà, cioè nella distruzione della domanda interna. La Cina non sta solo proponendo la Via della seta, ma un gigantesco sviluppo del mercato interno. È il ritorno di Keynes e delle politiche economiche di stato, mentre tutte le frottole sulla globalizzazione come evento non più modificabile rivelano la loro consistenza puramente ideologica. 

La UE è paralizzata dai suoi trattati liberisti e dall’euro, che non è solo una moneta ma lo strumento di generalizzazione delle politiche liberiste. Ora che bisognerebbe cambiare, la UE non è in grado di farlo e non a caso Germania e Francia fanno per conto loro, naturalmente proclamando di agire nel nome dell’Europa. 



Tutta la UE non sta bene, ma l’Italia sta peggio di altri perché da noi il combinato disposto di politiche liberiste ed euro ha fatto più danni ad un sistema industriale e produttivo secondo in Europa solo a quello tedesco. 
Quindi la crisi c’è ed è quella del modello di sviluppo degli ultimi trent’anni, modello che la Confindustria ha sostenuto in tutti i modi e con tutta la sua capacità di pressione politica su governi ad essa particolarmente sensibili. Ridicolo quindi rispondere come fa Salvini, che imita Renzi rispolverando le accuse ai “gufi”. E penosa anche la replica di Di Maio che invece, per distinguersi dal suo gemello preponderante, si é dichiarato vicino alle preoccupazioni dei padroni. Così siamo alla solita subalternità del governo al partito delle imprese, quando bisognerebbe invece denunciare le responsabilità di quel partito sulla crisi attuale e rifiutare le ricette che esso propone per uscirne. 

La Confindustria non solo rivendica le fallimentari politiche liberiste che ci hanno condotto alla stagnazione-recessione attuale, ma le ripropone come se nulla fosse. Soldi alle imprese, bassi salari e precarietà. grandi opere e privatizzazioni, austerità dei conti pubblici ed euforia di quelli privati; ed infine ancora più esportazioni. A questo gli industriali poi aggiungono anche la condivisione del disappunto di Trump e Salvini per gli accordi con la Cina, con un rigurgito di fedeltà atlantica da anni 50. La ricetta di Confindustria non è solo politicamente e socialmente reazionaria, ma stupida e fallimentare e può raccogliere considerazione solo in un paese dominato a destra e nella finta sinistra dal liberismo. Un paese dove le grandi confederazioni sindacali si preoccupano dell’aumento dei salari e fanno solo eco a quel partito del PIL, che in realtà è capace solo di rivendicare di continuare con il peggio del passato. 

Dalla crisi non si esce seguendo le vie e gli interessi che ci hanno portato ad essa, ma solo colpendo le diseguaglianze e la precarietà, alzando i salari, rilanciando lo stato sociale e la spesa e l’intervento pubblico e non per le grandi opere ma per il risanamento del paese. Non fare il TAV e ripristinare l’articolo 18, ecco due prime misure simbolo di un vero cambiamento. E pazienza se la UE in crisi dovesse urlare il suo disaccordo. Rompere coi vincoli dei trattati UE è una delle condizioni per ripartire. 

La Confindustria non è il medico della crisi, ma tra i principali responsabili di essa, per cambiare in meglio bisogna fare sostanzialmente il contrario di ciò che propone.

3 LIBRI PER "CAPIRE LA PALESTINA" LAD EDIZIONI 3 LIBRI PER "CAPIRE LA PALESTINA"

3 LIBRI PER "CAPIRE LA PALESTINA"

Trent’anni fa, il genocidio in Ruanda di Geraldina Colotti Trent’anni fa, il genocidio in Ruanda

Trent’anni fa, il genocidio in Ruanda

Il Congresso Usa ha deciso: "fino all'ultimo ucraino" di Clara Statello Il Congresso Usa ha deciso: "fino all'ultimo ucraino"

Il Congresso Usa ha deciso: "fino all'ultimo ucraino"

"11 BERSAGLI" di Giovanna Nigi di Giovanna Nigi "11 BERSAGLI" di Giovanna Nigi

"11 BERSAGLI" di Giovanna Nigi

Fino a quando potranno impedire le elezioni in Libia?  di Leonardo Sinigaglia Fino a quando potranno impedire le elezioni in Libia?

Fino a quando potranno impedire le elezioni in Libia?

Il PD e M5S votano per la guerra nel Mar Rosso di Giorgio Cremaschi Il PD e M5S votano per la guerra nel Mar Rosso

Il PD e M5S votano per la guerra nel Mar Rosso

Il caso "scientifico" dell'uomo vaccinato 217 volte di Francesco Santoianni Il caso "scientifico" dell'uomo vaccinato 217 volte

Il caso "scientifico" dell'uomo vaccinato 217 volte

L'austerità di Bruxelles e la repressione come spettri di Savino Balzano L'austerità di Bruxelles e la repressione come spettri

L'austerità di Bruxelles e la repressione come spettri

Ucraina. Il vero motivo di rottura tra Italia e Francia di Alberto Fazolo Ucraina. Il vero motivo di rottura tra Italia e Francia

Ucraina. Il vero motivo di rottura tra Italia e Francia

Difendere l'indifendibile (I partiti e le elezioni) di Giuseppe Giannini Difendere l'indifendibile (I partiti e le elezioni)

Difendere l'indifendibile (I partiti e le elezioni)

Autonomia differenziata e falsa sinistra di Antonio Di Siena Autonomia differenziata e falsa sinistra

Autonomia differenziata e falsa sinistra

Libia. 10 anni senza elezioni di Michelangelo Severgnini Libia. 10 anni senza elezioni

Libia. 10 anni senza elezioni

L'impatto che avrà il riarmo dell'Ue nelle nostre vite di Pasquale Cicalese L'impatto che avrà il riarmo dell'Ue nelle nostre vite

L'impatto che avrà il riarmo dell'Ue nelle nostre vite

Il "piano Draghi": ora sappiamo in cosa evolverà l'UE di Giuseppe Masala Il "piano Draghi": ora sappiamo in cosa evolverà l'UE

Il "piano Draghi": ora sappiamo in cosa evolverà l'UE

Lenin fuori dalla retorica di Paolo Pioppi Lenin fuori dalla retorica

Lenin fuori dalla retorica

Il nodo Israele fa scomparire l'Ucraina dai radar di Paolo Arigotti Il nodo Israele fa scomparire l'Ucraina dai radar

Il nodo Israele fa scomparire l'Ucraina dai radar

DRAGHI IL MAGGIORDOMO DI GOLDMAN & SACHS di Michele Blanco DRAGHI IL MAGGIORDOMO DI GOLDMAN & SACHS

DRAGHI IL MAGGIORDOMO DI GOLDMAN & SACHS

Registrati alla nostra newsletter

Iscriviti alla newsletter per ricevere tutti i nostri aggiornamenti