La doccia fredda per Zelensky. Tomahawk: cosa cambia dopo il colloquio con Putin?

Trump parla con Putin prima di ricevere Zelensky e cambia tono: elogi dal Cremlino, freno sugli aiuti militari. Nuovo cambio di retorica e Tomahawk per Kiev ora sono in forse. Ucraina colta di sorpresa.

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La doccia fredda per Zelensky. Tomahawk: cosa cambia dopo il colloquio con Putin?

 

Alla vigilia dell’incontro allo Studio Ovale con Volodymyr Zelensky, il presidente Donald Trump ha avuto un colloquio telefonico con il suo omologo russo Vladimir Putin. Il capo della Casa Bianca ha commentato la telefonata sul suo social Truth, definendola “molto produttiva” e mettendo in evidenza gli elogi di Putin nei suoi confronti e della first lady Melania, per la “protezione dei bambini”.

In particolare, ha sottolineato che “il Successo in Medio Oriente ci aiuterà nelle nostre trattative per porre fine alla guerra”. Non dice molto, invece sui temi discussi. Dice solo di aver “parlato molto del commercio” tra i due Paesi “dopo la fine della guerra in Ucraina”.

Il consigliere presidenziale russo Yuri Ushakov ha definito la conversazione "molto concreta e, allo stesso tempo, estremamente schietta e confidenziale".

Durante la discussione, è emersa sia la volontà da parte di entrambe le parti di porre fine alla guerra in Ucraina, sia l’intenzione della Federazione Russa e degli Stati Uniti d’America di sviluppare una cooperazione economica. Putin ha avvisato che la fornitura di missili Tomahawck all’Ucraina, da un lato non cambierà la situazione sul campo di battaglia, dall’altro “danneggerebbe significativamente” i rapporti tra le due potenze e pregiudicherebbe le “prospettive di una soluzione pacifica per il conflitto”.

Ushakov conferma che il presidente russo ha riconosciuto il successo di Trump nella soluzione della guerra a Gaza e l’impegno della first lady Melania.

I due capi di stato hanno deciso un nuovo incontro che si terrà a Budapest. Prima di allora ci sarà un incontro tra il segretario di Stato americano Marco Rubio e il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov. Il colloquio avverrà probabilmente la prossima settimana, ma non è stata ancora stabilita la sede.

La telefonata è avvenuta su iniziativa russa ed è durata due ore e mezza. È il primo contatto diretto tra Trump e Putin dopo 59 giorni. Russia e America, però, hanno continuato a parlarsi durante tutto questo tempo. Il presidente statunitense ha annunciato che riferirà a Zelensky durante l’incontro di oggi allo Studio Ovale.

Il nodo della consegna dei Tomahawk

Da settimane Zelensky fa pressione su Trump per ottenere i Tomahawk, come leva per costringere Putin a sedere al tavolo delle trattative.

Il Cremlino ha detto chiaramente che ciò costituirebbe una notevole escalation, compromettendo gli sforzi per una soluzione diplomatica al conflitto. Putin lo ha ribadito durante la lunga telefonata.

Le forniture di questi sistemi d’arma saranno al centro dell’incontro di oggi tra Trump e Zelensky allo Studio Ovale. Lo ha ammesso pubblicamente il presidente statunitense nei giorni scorsi:

 “Il presidente ucraino arriva venerdì. So cosa dirà. Vuole armi. Vorrebbe avere i Tomahawk. Tutti vogliono i Tomahawk. E noi abbiamo molti Tomahawk”.

Secondo diversi analisti, Trump avrebbe utilizzato questa minaccia soltanto come leva per fare pressione sul Cremlino, che difatti ha voluto un colloquio telefonico di primo livello proprio prima dell’incontro allo Studio Ovale con Zelensky.

Non è dato sapere cosa si siano detti Trump e Putin, né emerge dalla versione della Casa Bianca e del Cremlino. Durante successiva conferenza stampa, però, il presidente statunitense ha lasciato intendere che Zelensky non otterrà ciò che richiede:

“Noi abbiamo molto bisogno dei Tomahawk anche per gli Stati Uniti. Ne abbiamo molti ma servono per il nostro Paese. Sono molto potenti e funzionano molto bene, ma anche noi ne abbiamo bisogno”.

Inoltre, ha dichiarato che non ci sarà una terza guerra mondiale a causa dell’Ucraina. Da ciò si desume che il colloquio con Putin sia servito a scongiurare un’escalation bellica, provocata da un maggior livello di coinvolgimento degli USA.

Secondo Reuters, i colloqui con Putin mettono a rischio le forniture di Tomahawk a Kiev.

“Negli ultimi giorni la Casa Bianca sembrava orientata a concedere un nuovo sostegno a Zelensky, e si mostrava sempre più frustrata nei confronti di Putin.

Tuttavia, il tono conciliatorio di Trump in seguito alla chiamata alla Russia ha lasciato in dubbio la probabilità di un aiuto a breve termine e ha riacceso i timori europei di una capitolazione degli Stati Uniti a Mosca”, scrive Reuters.

La strategia di Putin

Se non è chiaro cosa abbia in mente Trump, è chiarissima la strategia di Putin: fare leva sul punto debole Re Donald, ovvero la vanità.

Nei giorni scorsi, Politico ha sostenuto che il cambio di tono della Casa Bianca nei confronti del Cremlino sia stato provocato…dall’invidia. Il presidente statunitense si sarebbe arrabbiato poiché la stampa internazionale ha attribuito il successo del vertice in Alaska a Putin e non a lui.

Nel tentativo di riaffermarsi pubblicamente come il capo della più forte nazione al mondo, Trump avrebbe dunque cambiato la sua retorica, manifestato pubblicamente il sostegno a Kiev, condiviso i dati di intelligence per colpire in profondità gli impianti petroliferi russi, minacciato la consegna dei Tomahawk.

Questa ipotesi apparentemente strampalata è invece confermata dal Truth di Trump, che ha dedicato circa la metà del suo comunicato a vantarsi dei riconoscimenti ricevuti da Putin durante le due ore e mezza di colloqui. Il presidente statunitense ha evidentemente bisogno di dimostrare al suo elettorato e ai suoi alleati che il Cremlino riconosce i suoi “grandi successi” nella pacificazione.

I continui stop al processo di pace in Ucraina e l’incapacità di costringere Mosca ad un accordo, intaccano la strategia della pace attraverso la forza. Molto semplicemente Trump non ha abbastanza carte da usare con Putin.

La frustrazione del tycoon si evince anche nel resoconto di Ushakov:

"Donald Trump ha ripetutamente sottolineato la necessità di stabilire la pace in Ucraina il prima possibile. L'idea che il conflitto tra Russia e Ucraina sia stato il più difficile da risolvere durante l'intera attività di mantenimento della pace del presidente degli Stati Uniti è stata letteralmente evidente nelle sue dichiarazioni durante l'intera conversazione".

Con le parole di elogio, Putin ha indorato la pillola della sua fermezza nelle trattative con la Casa Bianca. Non possiamo sapere quali siano i risultati concreti, ma la retorica di Trump è di nuovo cambiata.

Una sorpresa per Zelensky

Né Trump né i suoi alti funzionari hanno atteso il presidente ucraino sul tappeto rosso. A riceverlo ieri alla base aerea di Andrews c’era soltanto il suo numero due, il suo consigliere capo Andry Yermak.

In base a quanto afferma il giornalista Barak Ravid di Axios, Zelensky spera si sapere oggi quali sistemi di armi otterrà dalla Casa Bianca. Oltre ai Tomahawk, ha bisogno di difesa aerea e chiede di ricevere dai partner europei 100 miliardi dalla confisca di asset russi congelati.

Tuttavia il suo ottimismo sarebbe durato poco. Secondo Axios è stato “colto di sorpresa” dall’annuncio della telefonata e dell’imminente incontro tra Trump e Putin, che si svolgerà a Budapest nel Paese dell’Ue “meno amico dell’Ucraina”.

Il Cremlino ha confermato stamattina che l’incontro si terrà fra due settimane o poco più. Ciò che non è chiaro è come il presidente russo raggiungerà l’Ungheria, dato il divieto di volo nello spazio aereo europeo e il mandato di arresto internazionale spiccato nei suoi confronti.

 

 

Clara Statello

Clara Statello

Clara Statello, laureata in Economia Politica, ha lavorato come corrispondente e autrice per Sputnik Italia, occupandosi principalmente di Sicilia, Mezzogiorno, Mediterraneo, lavoro, mafia, antimafia e militarizzazione del territorio. Appassionata di politica internazionale, collabora con L'Antidiplomatico, Pressenza e Marx21, con l'obiettivo di mostrare quella pluralità di voci, visioni e fatti che non trovano spazio nella stampa mainstream e nella "libera informazione".

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