La Nike segue la fake news sugli uiguri e viene boicottata in Cina

La Nike segue la fake news sugli uiguri e viene boicottata in Cina

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Dopo che le multinazionali statunitensi hanno deciso di seguire il governo degli Stati Uniti e il povero Parlamento europeo in una nuova crociata anti-cinese sulla bufala delle bufale del "genocidio degli uiguri", in Cina la risposta è stata dirompente. Sui social network, e poi si è allargata rapidamente, è iniziata una campagna di boicottaggio contro la multinazionale di abbigliamento low cost HM e poi contro uno dei simboli principali del capitalismo predatorio made in Us, la Nike.

Nella giornata di ieri, la Nike aveva annunciato che non utilizzerà cotone prodotto nella regione dello Xinjiang né impiegherà minoranze etniche cavalcando la fake news che sta portando un nuovo attacco contro Pechino da parte della Nato.

Nella dichiarazione, la Nike ha addirittura sottolineato di considerare "a rischio" l'impiego degli uiguri dello Xinjiang "e di altre minoranze etniche" fuori dalla regione. Fa sorridere pensando alla storia di questa multinazionale nello sfruttamento di tante minoranze in giro per il mondo.

La decisione dell'azienda ha generato un'ondata di proteste divenendo tendenza al primo posto sul più grande social network cinese, Weibo. Con una pubblicazione che ha raccolto quasi tre milioni di "Mi piace" e commenti, un account cinese ha commentato la dichiarazione della Nike con il termine "vomitare". Un altro netizen avrebbe persino bruciato le sue scarpe Nike e ha registrato la scena.

La campagna di boicottaggio è stata anche sostenuta dal popolare attore e cantante cinese Wang Yibo, uno dei 'volti' dell'azienda nel colosso asiatico. "Mi oppongo fermamente a qualsiasi atto per diffamare la Cina", ha detto la star in una dichiarazione e ha risolto i suoi contratti con la società. Anche l'attrice Tan Songyun ha concluso i suoi impegni con il marchio sportivo.

E' noto come lunedì, Stati Uniti, Canada, Regno Unito e Unione europea hanno sanzionato funzinari cinesi, sulla base della fake news smentita da decine e decine di inchieste e indagini secondo la quale la popolazione musulmana dello Xinjiang, di etnia uigura, sarebbe addirittura vittima del genocidio. Lo stesso giorno Pechino ha risposto con un provvedimento analogo contro l'Unione Europea, sanzionando 10 persone e quattro entità che la Cina ha accusato di "danneggiare gravemente la sovranità e gli interessi" del Paese, nonché di diffondere "menzogne dannose e disinformazione".

La Redazione de l'AntiDiplomatico

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