La Russia furiosa con i paesi del Golfo dopo il fallimento di Doha
Il ministro dell'energia russo Novak: "Come può l'Iran essere la ragione del fallimento dei colloqui, quando non era nemmeno presente?"
I colloqui a Doha dell'Opec su un possibile congelamento della produzione del petrolio a livello mondiale si sono interrotti bruscamente, con una nuova ricaduta sui mercati dei futures. Lo riporta Zero Hedge.
Accordo su nulla, dunque, a parte tanti soldi per gli hedge fund speculativi. Il paese più deluso chiaramente la Russia che ha iniziato ad accusare apertamente l'Opec di “disfare mesi di negoziati”.
Come riporta Russia Today, il ministro dell'energia russo Alexander Novak ha espresso tutta la sua forte delusione. Novak ha spiegato come, dopo due mesi passati a redigere un accordo per congelare la produzione di petrolio ai livelli di gennaio, il tutto è fallito dopo che l'Arabia Saudita , Qatar, Emirati Arabi Uniti, e "prevalentemente altri Stati del Golfo" hanno insistito sul fatto che l'Iran fosse compresa negli accordi (l'Iran non ha partecipato ai colloqui). "Alcuni paesi OPEC hanno deciso di cambiare le loro condizioni all'ultimo momento, cercando di ottenere concessioni dai paesi che non sono qui. Abbiamo cercato di fargli capire che era importante concentrarsi sui paesi presenti". E: "Come può l'Iran essere la ragione del fallimento dei colloqui, quando non era nemmeno presente?".
E ancora, ha proseguito Novak: "Siamo sempre pronti a parlare con i nostri colleghi e con i ministri degli altri Paesi. Se all'interno dell'OPEC ci sarà l'accordo sul mantenimento dei volumi dell'offerta e non sull'espansione della produzione per il bilanciamento del mercato, potremo sempre aderire. Questa è la nostra posizione,", ha dichiarato al Canale Ntv.
Il Cremlino ha basato il bilancio del 2016 con una previsione sui prezzi del petrolio a 50 dollari al barile entro la fine dell'anno. Cifra al momento inferiore del 21% rispetto a quella attuale. Si capisce bene come per Mosca la questione sia vitale in una fase di sanzioni economiche ed embargo da parte dell'occidente.
La Redazione
La Redazione