La Siria condanna gli attacchi "sanguinosi e razzisti" di Israele contro i palestinesi

La Siria condanna gli attacchi "sanguinosi e razzisti" di Israele contro i palestinesi

Il ministero degli Esteri siriano condanna, in termini aspri, i recenti attacchi del regime israeliano contro Gaza ed esprime la sua solidarietà ai palestinesi.

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Attraverso un comunicato, una fonte ufficiale del ministero degli Esteri siriano, ha riferito, ieri che le autorità israeliane hanno intensificato in questi ultimi giorni, le loro "operazioni sanguinose e razziste" contro il popolo palestinese con armi proibite a livello internazionale, uccidendo e ferendo centinaia di palestinesi, per lo più donne e bambini.
 
"La Repubblica Araba Siriana ribadisce il suo sostegno al popolo palestinese e alla sua eroica fermezza contro il terrorismo israeliano, e sostiene la lotta per la liberazione, il ritorno e la creazione di uno Stato indipendente con Al-Quds (Gerusalemme) come sua capitale", si legge nel testo.
 
Inoltre, la nota sottolinea che Damasco chiede alla comunità internazionale di fermare immediatamente l'aggressione e mostrare la natura criminale del regime di occupazione israeliano e la sua politica.
 
In realtà, si aggiunge, la continua occupazione dei territori palestinesi, così come il supporto illimitato fornito dagli Stati Uniti al regime di Tel Aviv, sono la ragione principale delle tensioni e degli spargimenti di sangue.
 
Nei giorni scorsi, il regime di Tel Aviv ha intensificato i suoi attacchi contro la Striscia di Gaza assediata. In reazione, i gruppi di resistenza hanno risposto all'aggressione israeliana lanciando centinaia di razzi contro i territori palestinesi occupati.
 
Dopo il risorgere degli attacchi nell'enclave costiera, il regime israeliano e i movimenti di resistenza palestinese hanno concordato un cessate il fuoco martedì scorso.
 
Ieri, il ministro israeliano degli Affari Militari, Avigdor Lieberman, ha annunciato le sue dimissioni contro la decisione del premier del regime di Tel Aviv, Benjamin Netanyahu, di concordare una tregua. I movimenti palestinesi considerano le sue dimissioni "una vittoria".
 

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