L’America Latina e la stretta imperialista. Sul tentativo di golpe "blando" in Nicaragua

L’America Latina e la stretta imperialista. Sul tentativo di golpe "blando" in Nicaragua

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di Giusi Greta Di Cristina
 

Vi sono delle certezze che immediatamente prendono campo quando si analizzano le vicende latinoamericane: la prima è l’incapacità – voluta o meno – dei nostri mezzi di comunicazione di raccontare i fatti rispettando la verità; dall’altro l’incapacità – assolutamente voluta – degli USA di accettare che uno Stato latinoamericano possa crescere, svilupparsi ed evolversi senza chiedere il permesso a Washington D.C.


D’altronde, per gli Stati Uniti è impossibile rinunciare alle sue pretese di avere nell’America Latina il suo giardino di casa, un insieme di territori ricchi di materie prime e manovalanza da sfruttare, da trasformare in un centro per il commercio della droga e la prostituzione.


Ed ecco che il copione puntualmente si ripropone, identico, anche nel caso del Nicaragua, che nei giorni scorsi è stato percorso da una violentissima rivolta che ha colpito tutto il Paese con le stesse modalità delle “guarimbas” già a noi tristemente note per l’utilizzo vituperato che di esse hanno fatto in Venezuela i cosiddetti “rebeldes callejeros”, i figli della destra estrema e classista, durante lo scorso anno.Quante volte negli ultimi mesi abbiamo dovuto riscontrare la ripresa a tutto spiano di attacchi violenti atti a distruggere i governi progressisti e destabilizzare i Paesi più fiorenti e tranquilli, sfortunatamente – per gli USA – non dipendenti dai diktat statunitensi?


Ugualmente sta accadendo in Nicaragua, il Paese governato dal Frente Sandinista de Liberación Nacional guidato dal presidente Daniel Ortega. Il Nicaragua è il Paese centro americano che più di tutti è cresciuto in termini di economia, turismo, diritti sociali, educazione nell’ultimo decennio.


Dal 19 maggio, gruppi armati e violenti hanno colpito il Paese, ferendo, uccidendo (quasi 50 morti tra studenti, polizia e civili), bruciando le case dei sandinisti, saccheggiando piccole attività commerciali.


La “protesta” è scoppiata dopo la decisione da parte del Governo di porre mano all’ Instituto Nicaragüense de Seguridad Social (INSS): nonostante in seguito alla protesta il Governo ha immediatamente deciso di abrogare la legge, le proteste sono proseguite, appoggiate dal COSEP (Consejo Superior de la Empresa Privada), dagli alti scranni della Chiesa Cattolica e, ovviamente, dalla destra finanziaria. Si è arrivato addirittura a richiedere le dimissioni del Governo legittimo e l’installazione di uno “provvisorio”.


Insomma, anche in Nicaragua, alla fine, la protesta – violenta, violentissima – alla fine si risolve con la richiesta di finirla col governo socialista per preferirgli uno che piace a Trump e soci.


Golpe blandocosì viene chiamato questo tipo di golpe che, da qualche anno a questa parte, sta prendendo piede in America Latina, ove i carri armati vengono sostituiti da finte proteste organizzate dall’estrema destra, finanziate dagli USA, coperte dall’OEA che – anche nel caso del Nicaragua – si è subito prodigata a riunirsi per smascherare gli ennesimi crimini contro l’umanità, stavolta commessi dai sandinisti.


Peccato che, come in Venezuela e in Brasile, tra i civili e i militari feriti e uccisi, ci siano proprio quelli che vengono, bugiardamente, accusati di aver causato le proteste.


Golpe blando in America Latina. Primavere Arabe in Africa. Liberazione in Siria: cambia il nome ma è sempre lo stesso copione.


D’altronde, basti osservare chi sono gli Stati stranieri che si strappano le vesti contro questi legittimi governi per comprendere le menzogne, abilmente veicolate da mezzi di informazione sempre servili con l’Impero.


Perché di questo si tratta.


E ce l’hanno ricordato i cubani, proprio oggi, durante il meraviglioso e possente corteo del Primo Maggio, El Día Internacional del Trabajador: l’Impero vuole assoggettare l’America Latina, cancellarne gli sviluppi economici e politici, la lunga strada fatta per liberarsi dal dominio imperialista USA e verso la costruzione del socialismo.


L’Argentina dell’impresario milionario Macri, il Brasile del golpista fraudolento Temer, la Colombia del servo degli USA Santos: cosa sono se non avamposti del tentativo di accerchiamento degli USA?


Quale sarà il prossimo Paese ad essere attaccato?


Intanto, qualche giorno fa, per la prima volta dalla sua fondazione, l’ALBA non ha potuto precedere nei lavori perché i Paesi che adesso si sono spostati nell’asse filo-imperialista (Argentina e Brasile) non hanno preso parte alla seduta: si rischia così di distruggere uno dei più grandi progetti economici e sociali creati in America Latina sotto la spinta del Socialismo del Siglo XXI, il più importante assieme al Mercosur.


Il governo sandinista sta riuscendo, al momento, a riportare una situazione di tregua nel Paese. Il presidente Ortega ha richiamato le forze economiche e sociali alla responsabilità e alla ricerca del dialogo e della pace, ma senza alcuna intenzione di cedere di un passo verso le destre che tentano di imporsi attraverso la violenza.


In un continente che sta vivendo trasformazioni quotidiane spesso non pacifiche e liberamente scelte, tocca a noi comunisti non dimenticare il volto vero dell’imperialismo, che si svela attraverso il capitalismo e il fascismo, sue espressioni.


Solo una corretta analisi antimperialista può salvarci dal commettere errori di valutazione deleteri che, in passato ma anche nel presente, rischiano di far assumere posizioni che avvantaggiano il nemico e i suoi Stati vassalli.


Il Partito Comunista Italiano manifesta la sua piena e totale solidarietà al legittimo governo del presidente Daniel Ortega, al Frente Sandinista de Liberación Nacional, al popolo nicaraguense, nostro fratello, all’Ambasciata del Nicaragua in Italia, in special modo all’Ambasciatrice Monica Robelo.


Viva La Rivoluzione Sandinista!


Viva il popolo del Nicaragua!

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