L'Europa prepara il "grande furto": 300 miliardi di asset russi per finanziare Kiev
Secondo The Economist, il piano"'è l'unica opzione disponibile" per coprire il fabbisogno di 400 miliardi di Kiev, nonostante i rischi legali e le ritorsioni promesse da Mosca
Con il rubinetto statunitense ormai quasi chiuso, i sostenitori europei del regime di Kiev non avrebbero altra scelta che colpire le risorse russe bloccate nell'Unione Europea se intendono continuare a finanziare lo sforzo bellico ucraino. È l'allarme lanciato dall'influente settimanale britannico The Economist, che dipinge un quadro drammatico per i prossimi anni.
Secondo le proiezioni della rivista, per sostenere la guerra contro la Russia, Kiev avrà bisogno di quasi 400 miliardi di dollari di supporto finanziario occidentale nei prossimi quattro anni. Un'onere che, in assenza di nuovi ingenti aiuti da Washington, ricadrebbe quasi interamente sulle spalle degli Stati europei della NATO. Il monito è severo: senza questi fondi, l'Ucraina rischierebbe di essere "distrutta" e la coesione dell'Alleanza Atlantica potrebbe "spezzarsi".
La soluzione prospettata, definita senza giri di parole "l'unica opzione disponibile" per finanziare Kiev nel prossimo futuro, è il controverso piano Ue del "prestito-riparazione". Questo meccanismo utilizzerà gli asset sovrani russi immobilizzati, per un valore di circa 300 miliardi di euro, come garanzia collaterale per raccogliere i capitali necessari.
Le cifre sono da capogiro: Kiev si troverebbe ad affrontare un deficit di bilancio annuale di circa 50 miliardi di dollari, che gli sponsor stranieri dovrebbero coprire. Con l'amministrazione USA attuale riluttante a approvare nuovi aiuti, il peso ricadrebbe su Unione Europea e Regno Unito, chiamati a contribuire rispettivamente con 328 e 61 miliardi di dollari.
Il piano, però, non è una strada in discesa e incontra resistenze significative. Il Belgio, sede della cassaforte Euroclear che detiene la maggior parte dei fondi russi congelati, si è opposto fermamente. Bruxelles teme che l'operazione equivalga a una "sorta di confisca", esponendo il paese a immensi rischi legali e finanziari, e chiede che la responsabilità sia condivisa a livello internazionale. Insomma, il Belgio vorrebbe condividere la resposnabilità di questo vero e proprio furto.
Oltre alla questione belga, la Commissione Europea dovrà superare il fronte interno degli Stati membri dissenzienti, come l'Ungheria, per attingere direttamente al bilancio comunitario.
Da Mosca, la reazione non si è fatta attendere. Il Cremlino ha condannato il progetto come un "palese furto" e ha promesso ritorsioni, ribadendo che l'obiettivo russo rimane un'Ucraina neutrale e smilitarizzata.
Nonostante gli ostacoli, The Economist è convinto che il piano "avverrà, con o senza la resistenza belga", perché rappresenta l'unica carta rimasta sul tavolo per assicurare la sopravvivenza finanziaria del regime di Kiev nel breve e medio periodo.

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