Loretta Napoleoni - Politically incorrect: Trump e il Premio Nobel
di Loretta Napoleoni per l'AntiDiplomatico
Il mondo esulta per i primi passi di un accordo di pace in Palestina che potrebbe essere diverso dagli altri. Non è infatti la prima volta che si delineano i contorni di una convivenza pacifica tra palestinesi ed israeliani. Ogni volta, pero’, le buone intenzioni sono svanite nella politica dell’odio che da quasi un secolo massacra questa regione.
Ma perche’ questa pace dovrebbe essere diversa dalle altre?
Ci sono tanti motivi: l’atteggiamento dell’opinione pubblica internazionale che si è mobilitata in massa per dire NO alla guerra mossa da Israele contro la popolazione di Gaza, ma allo stesso tempo ha anche detto NO alla politica della violenza di Hamas, definita da molti un’organizzazione terrorista anche se de facto l’organizzazione che ha governato Gaza per anni; le pressioni esercitate sui governi europei per condannare e punire Israele, pressioni che non sono passate inosservate. A questo si deve aggiungere la rivolta interna della popolazione israeliana contro la politica della guerra di Netanyahu, e quella dei familiari degli ostaggi.
Ed ancora: la volontà di governi occidentali, come quello spagnolo guidato da Sanchez, di boicottare Israele, strategia che a lungo andare avrebbe potuto resuscitare un’atmosfera simile a quella del boicottaggio del Sud Africa durante gli anni bui dell’apartheid.
A queste ‘paure’ di isolamento bisogna aggiungere le opportunità economico commerciali perse a causa della guerra, opportunità’ derivanti dalla politica di pacificazione con i paesi del Golfo e con l’Arabia Saudita, chiave di volta dell’accettazione di Israele quale stato di diritto nel Medio Oriente, la madre di tutte le vittorie geopolitiche. Un futuro possibile, questo, non piu’ un miraggio, ventilato dagli accordi di Abramo promossi e finalizzati durante il primo mandato di Donald Trump.
Ed ecco un altro, importantissimo, motivo di ottimismo riguardo a questi accordi di pace, il ruolo centrale esercitato dal presidente americano, un ruolo che il comitato del Nobel della pace ha scelto di ignorare. Tutti sanno che Donald Trump aspirava al Nobel e francamente questa volta se lo meritava. Ma Donald Trump è un uomo scomodo, simboleggia tutto cio’ che il democratico occidente detesta, il politically incorrect. E cosi’ il Nobel va ad una donna, Maria Corina Machado, venezuelana per la lotta contro Maduro, che non ha concretamente ottenuto ancora nulla. Il Nobel si decide sulle intenzioni o in base ai risultati?
A ripercorrere gli ultimi dieci, quindi anni ci si accorge che alla retorica elegante di Barack Obama non ha fatto seguito alcun appoggio alla primavera araba che ha aperto le porte a regimi dittatoriali, alla frammentazione politica ed al terrorismo del fondamentalismo islamico. Tutti i tentativi di pacificazione di Joe Biden sono finiti nel nulla e durante l’ultimo tratto della sua presidenza, Israele ha lanciato la sua offensiva bellica a Gaza, e guarda caso dalla Casa Bianca non è arrivata alcuna condanna, al contrario l’amministrazione di Biden sembrava ben disposta nei confronti di Netanyahu. In altre parole, la politica americana del partito democratico è rimasta fermamente pro-Israele rientrando nei parametri del politically correct.
Certo anche Trump ha seguito questa traccia, ma lo ha fatto rompendo le regole del politically correct. Se da una parte ha accettato e promosso lo spostamento della capitale da Tel Aviv a Gerusalemme, dall’altra ha fatto capire a Netanyahu che la ‘protezione’ americana non è gratis, bisogna dare qualcosa in cambio e questo qualcosa e’ sempre stato, sin dall’inizio, la pacificazione della regione. Discorso analogo ha fatto all’Europa, la NATO non protegge gratis, non sono i soldi del contribuente americano ma quello del suo corrispondente europeo a pagare per la sicurezza nazionale del vecchio continente.
La pace in Palestina forse reggerà proprio per questo motivo, perche’ senza un significativo do ut des l’America non si muoverà. La conferma? A Washington, pochi giorni fa’, durante la visita di Netanyahu, Trump gli ha passato la cornetta del telefono per scusarsi con il Qatar per aver bombardato Doha all’inizio di settembre durante le negoziazioni con Hamas. E Netanyahu l’ha fatto. È questo un gesto importantissimo che conferma il controllo che Trump esercita sulla leadership israeliana ma anche il rispetto che i paesi arabi nutrono nei suoi confronti. Nessun presidente americano, neppure Bill Clinton, ha mai goduto di questi poteri.
Se la pace regge siamo ad una svolta storica, epocale che potrebbe aprire un capitolo nuovo nella geopolitica mondiale e rilanciare l’iniziativa di Trump per porre fine alla guerra in Ucraina, un capitolo che il Nobel per la Pace certamente non potrebbe neppure iniziare a scrivere perche’ è solo un riconoscimento ed in quanto tale è necessariamente condizionato. La scelta della Machado è sicuramente una scelta politically correct che premia le intenzioni, la scelta di Trump sulla base dei risultati ottenuti in Medio Oriente sarebbe apparsa come un’accettazione della sua celebrazione, una decisione politically incorrect. Ma se il prezzo della pace è dare a Cesare quel che è di Cesare facciamolo senza aver paura di essere fraintesi.

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