Lula difende la sovranità del Venezuela e di Cuba di fronte alle minacce USA

Doppia sfida di Lula: sovranità di Venezuela-Cuba e rinnovamento della sinistra

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Lula difende la sovranità del Venezuela e di Cuba di fronte alle minacce USA

Il presidente del Brasile, Luiz Inácio Lula da Silva, ha difeso con forza la sovranità di Venezuela e Cuba, condannando al contempo la crescente pressione militare degli Stati Uniti nella regione caraibica. L’intervento è avvenuto durante il 16° Congresso annuale del Partito Comunista del Brasile (PCdoB), tenutosi nel Centro Congressi Ulysses Guimarães della capitale Brasilia.

Nel suo discorso, Lula ha affermato con decisione che «il popolo venezuelano è padrone del proprio destino e nessun presidente di un altro paese deve dettare come saranno il Venezuela o Cuba». Una presa di posizione netta a sostegno dei due paesi, spesso al centro di tensioni geopolitiche con Washington e che adesso sono nel mirino delle cannoniere schierate nei Caraibi.

Il presidente brasiliano ha inoltre denunciato gli attacchi recenti condotti dagli Stati Uniti contro imbarcazioni in acque internazionali vicino alla costa venezuelana, azioni giustificate da Washington con presunti legami con il narcotraffico. Un altro punto fermo del suo discorso è stata la condanna dell'inclusione di Cuba nella lista unilaterale statunitense degli Stati che patrocinano il terrorismo, un atto da lui definito inaccettabile, mentre rivolgeva un saluto alla delegazione cubana presente in sala.

Oltre alla politica estera, Lula ha dedicato una parte significativa del suo intervento a una riflessione interna sulla sinistra. Secondo il leader brasiliano, la sinistra deve compiere una profonda autocritica per contrastare efficacemente l'ascesa dell'estrema destra. Ha attribuito le passate sconfitte elettorali a un fallimento nella comunicazione, sottolineando come il discorso della sinistra sia spesso «molto lontano dal livello di comprensione di milioni e milioni di persone».

Riflettendo sulle sfide attuali, Lula si è chiesto come figure come l’ex presidente di estrema destra Jair Bolsonaro siano potute arrivare al potere. Il monito è stato chiaro: la sinistra «deve smettere di parlare solo con sé stessa» e deve invece impegnarsi per convincere quella fetta di popolazione che non è ancora stata conquistata. Ha osservato che la democrazia è stata sconfitta in vari paesi della regione perché non ha adempiuto alla sua funzione di garantire uguaglianza, benessere sociale, alimentazione, salari dignitosi, educazione e diritti umani.

Concluso da un fragoroso applauso, il discorso dell’ex leader sindacale ha lanciato una sfida: calibrare il messaggio politico e rivolgerlo direttamente alla classe lavoratrice brasiliana, non alle élite finanziarie. La missione, ha concluso Lula, è trasformare gli ideali in pratiche concrete e riconnettersi con chi si trova al di fuori dello spettro politico della sinistra, per permettere a quest'ultima di crescere in modo «contundente e pratico».

Una chiamata all'azione che unisce la difesa della sovranità dei popoli alla necessità di un rinnovamento interno del campo di sinistra.

La Redazione de l'AntiDiplomatico

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