Omicidio Cerciello, c’è la mano dei servizi dietro la diffusione della foto del bendaggio?

Omicidio Cerciello, c’è la mano dei servizi dietro la diffusione della foto del bendaggio?

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di Omar Minniti
 

Restano numerosi i punti oscuri sull'omicidio del vicebrigadiere dei carabinieri Mario Cerciello Rega, non chiariti dalle conferenze stampa dei vertici dell’Arma e degli inquirenti.


Abbiamo già scritto sulla vicenda del bendaggio. Sappiamo che è stato individuato e sottoposto a misure disciplinari il militare che, con una sciarpa o un foulard,  ha fasciato gli occhi di Christian Gabriel Natale Hjorth, uno dei due cittadini statunitensi accusati dell’assassinio. Ma è ancora ignoto l’autore dello scatto, poi dato in pasto ai media e divenuto oggetto di polemiche nazionali ed internazionali, al punto tale da rischiare di compromettere il procedimento.


Ufficialmente è in corso un’inchiesta interna all’Arma per dare un nome e un volto a chi ha realizzato la foto e, subito dopo, l’ha consegnata in esclusiva a "La Stampa". Strano che gli investigatori ancora brancolino nel buio. La stanza dove ha avuto luogo il tutto, non era popolatissima quella notte. Nella foto si intravedono, oltre a Natale Hjorth, tre o quattro persone  (uno delle quali potrebbe essere l’autore del bendaggio). Di due di esse, in divisa, emergono distintamente le sagome. Poi c’è una gamba che spunta alle spalle del ragazzo bendato e ammanettato. Inoltre, potrebbe esserci una quarta figura, all'estremo lato destro della scena. Si intravede qualcosa di simile ad un busto. Tre o quattro testimoni che hanno visto l’autore della foto che, se stava in quella stanza in un momento così delicato, aveva sicuramente qualche titolo per farlo.


Si tratta di un altro carabiniere? Di un funzionario ministeriale? Di una persona mandata dall'ambasciata Usa ad assistere il connazionale? Oppure di qualcuno che gravita attorno ai servizi segreti? Sì, perché il luogo in cui sono stati portati i due presunti omicidi non è una semplice stazione dei Carabinieri. E’ la sede del Nucleo investigativo del Comando Legione Lazio, situata in Via in Selci 88. Di questa strada parlano diversi libri ed interrogazioni che cercano di far luce su alcune vicende cruente e misteriose della storia repubblicana, soprattutto la stagione delle stragi di Cosa Nostra.


In un’interrogazione del 23 maggio 2017, il senatore siciliano del PD Giuseppe Lumia, membro della Commissione parlamentare antimafia, interroga il Ministro dell’Interno, chiedendo di rendere noti tutti gli atti raccolti subito dopo la strage di Capaci. Nell'atto parlamentare si cita la  "Gus", Gestione unificata servizi, definita da Lumia "una società di copertura dei Servizi segreti", con sede Via In Selci 26 a Roma, praticamente davanti il Nucleo investigativo, un minuto a piedi. Nello specifico, il "Gus" sarebbe stato un soggetto legato all’allora Sisde, poi divenuto - con la riforma dell’intelligence del 2007 - Agenzia informazioni e sicurezza interna, Aisi. Ancora oggi, quell'isolato romano viene considerato crocevia di "barbe finte".

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