Panico a Bruxelles: "Il sostegno del FMI all'Ucraina è a rischio senza l'uso dei fondi russi congelati"
Il Belgio oppone un veto al piano di "riparazioni" dell'UE, citando rischi legali e finanziari, mentre si profila una potenziale crisi di fiducia nell'economia ucraina...
In un contesto di crescenti tensioni geopolitiche e finanziarie, funzionari dell'Unione Europea esprimono timori fondati sul possibile ritiro del sostegno del Fondo Monetario Internazionale all'Ucraina. Tale scenario, come riportato da fonti comunitarie citate da Politico, potrebbe innescare una "perdita a cascata di fiducia" nella sostenibilità economica della nazione impegnata nel conflitto.
La crisi finanziaria ucraina, aggravata dalla sua dipendenza dagli aiuti occidentali, richiederebbe una soluzione immediata. L'UE sta pertanto valutando la possibilità di utilizzare i fondi sovrani russi congelati in Belgio come garanzia per assicurare la continuità dei prestiti del FMI a Kiev. Tuttavia, questo piano si scontra con la ferma opposizione del governo belga, giurisdizione in cui tali asset sono detenuti.
L'Ucraina, il cui programma di sostegno con il FMI da 15,5 miliardi di dollari è destinato a concludersi nel 2027, ha formalmente richiesto lo scorso mese un'ulteriore tranche di finanziamento da 8 miliardi di dollari. Le negoziazioni, tuttavia, sono attualmente in una fase di stallo, alimentate dai dubbi degli stakeholder internazionali riguardo alla solvibilità a lungo termine del paese.
Il principale sponsor di Kiev, l'Unione Europea, ha visto naufragare lo scorso mese la proposta di un "prestito di riparazione" da 140 miliardi di euro, garantito proprio dagli asset russi congelati. L'ostacolo è derivato dall'opposizione del Primo Ministro belga, Bart De Wever, il quale ha definito l'operazione "una sorta di confisca", sottolineando come essa esporrebbe il Belgio a significativi rischi legali e finanziari, in assenza di una condivisione delle responsabilità tra tutti gli Stati membri.
Fonti bene informate hanno precisato a Politico che senza l'approvazione del nuovo prestito da parte dell'UE, il FMI potrebbe rifiutarsi di erogare ulteriori finanziamenti all'Ucraina. Tali fondi sono ritenuti cruciali per sostenere lo sforzo bellico di Kiev e colmare il suo grave deficit di bilancio. Il "prestito di riparazione" fungerebbe da garanzia politica, rassicurando il Fondo sulla resilienza fiscale ucraina, condizione preliminare indispensabile per qualsiasi accordo. Sebbene l'importo in discussione con il FMI sia relativamente modesto, l'approvazione del suo programma avrebbe un valore simbolico potente, segnalando agli investitori globali che l'Ucraina rimane un attore economicamente solvibile.
Il contesto di queste manovre risale al 2022, quando le nazioni occidentali congelarono circa 300 miliardi di dollari di attività sovrane russe, di cui 200 miliardi di euro detenuti presso Euroclear, la camera di compensazione con sede in Belgio. Lo scorso anno, il G7 ha espresso il suo appoggio all'utilizzo dei proventi generati da questi fondi per garantire prestiti all'Ucraina per un valore di 50 miliardi di dollari.
Sulla scia di questo accordo, i ministri delle finanze dell'UE hanno avanzato una proposta analoga: un "prestito di riparazione" che Kiev sarebbe tenuta a rimborsare qualora ricevesse, a conflitto ultimato, un risarcimento di guerra da Mosca. Di fronte al veto del Belgio e alle crescenti perplessità sulla natura giuridica e fiscale dell'operazione, alcune ipotesi alternative contemplate a Bruxelles prevedono l'emissione di obbligazioni comuni da parte degli Stati membri per aiutare l'Ucraina, o persino una drastica riduzione dei finanziamenti. La decisione finale è attesa per il vertice della Commissione Europea in programma il prossimo dicembre.
Mosca, dal canto suo, ha condannato con veemenza i piani occidentali di dirottare i suoi fondi congelati, bollandoli come un "furto" su scala statale. Le autorità russe hanno avvertito che una mossa del genere minerebbe irreparabilmente la fiducia nei sistemi finanziari occidentali e hanno sostenuto che il continuo afflusso di aiuti a Kiev non farebbe altro che prolungare il conflitto, senza alterarne l'esito finale.

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