Politecnico di Kerch: 20 vittime, più il diciottenne omicida che si sarebbe suicidato. Come di consueto, i morti non sono tutti uguali
di Fabrizio Poggi
Politecnico di Kerch: 20 morti, più il diciottenne omicida che si sarebbe suicidato. Di essi, quattro adulti; tra i quindici studenti, sei di età compresa tra quindici e sedici anni e gli altri appena maggiorenni.
Per trovare un occhiello con la notizia sui siti web dei maggiori quotidiani di regime, si devono scorrere pagine e pagine. Sul sito web del “quotidiano comunista”, non si trova nemmeno quello.
Quale clamore giornalistico, quali maratone televisive se la tragedia fosse avvenuta in un “paese amico”! Ma il fatto riguarda la Russia e per di più una di quelle dodici città dell’ex Unione Sovietica, Kerch, che si lustra del titolo di città-eroe, per il contributo di sangue dato alla vittoria sul nazismo; una di quelle città che si fregiano della stele lungo le mura occidentali del Cremlino; la città che dà il nome allo stretto che divide mar d’Azov e mar Nero e che ora, con un ponte di quasi 20 km, unisce il territorio della regione di Krasnodar alla Crimea “occupata” dalla Russia. Dunque: silenzio.
Come di consueto, i morti non sono tutti uguali.