Ribaltare l'ordine del discorso sionista-occidentale Il fanatismo di chi giustifica il genocidio

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Ribaltare l'ordine del discorso sionista-occidentale Il fanatismo di chi giustifica il genocidio

 

di Giuseppe Giannini

All'interno della strategia del potere un posto in primo piano lo riveste il discorso che arriva al pubblico. Tanto che provenga dalla classe politica quanto dai media loro affini l'unico intento è quello di rimodulare ciò che può essere detto. Osserviamo come, negli ultimi tempi, al fine di condizionare-manipolare la diffusione delle notizie, tale operazione sia stata esasperata al punto da creare un cortocircuito. Nel senso che, l'ordine del discorso preparato (selezionato a produrre verità come ci ricordava Michel Foucault), viene messo in dubbio dalle contraddizioni risultanti dai fatti e dalle esternazioni che stanno dietro i protagonisti di quel discorso stesso.

Ascoltando le oscenità verbali venute fuori in questi anni di massacro della civiltà, perchè il genocidio di cui è vittima la popolazione palestinese chiama in causa la tenuta dello Stato di diritto e delle democrazie, e quindi i famosi "valori occidentali", la libertà di pensiero, manifestazione e dissenso e, in definitiva, il concetto di giustizia oltre la legge, possiamo notare come il normale discorso produttore di verità (sempre parziali e pre-costituite) venga completamente ribaltato.

In questo modo i crimini risultano accantonati per concentrare l'attenzione su aspetti critici - le affermazioni, alcuni striscioni "scomodi" da parte di quanti manifestano - ed intenti – la missione pubblicitaria della Global Sumud Flottilla – gettando fango su tutti quelli che cercano di sopperire alla inazione colpevole di chi dovrebbe agire. Ad esempio, applicando sanzioni ad uno Stato criminale o mettendo fine ai rapporti politici,militari e commerciali con esso. Oppure dando semplicemente esecuzione a quanto previsto dal diritto internazionale e dalla Costituzione.

Pensiamo al divieto di invio di armi e supporto ad uno Stato in guerra (in questo caso contro la popolazione civile) o al rispetto della Convenzione sul genocidio, ratificata da oltre centocinquanta Stati (non da Israele) e che sono chiamati a risponderne penalmente in caso di inosservanza dell'obbligo. Invece, assistiamo alla diffusione di menzogne, puntualmente, smentite dagli accadimenti. Sembra che in Italia siano rimasti solo il governo, e parte dell'opposizione, insieme ai media mainstream a negare ciò che l'esecutivo israeliano ribadisce in maniera inequivocabile. Gli esempi sulle falsità sono infiniti. Da quanti, ancora solo pochi mesi fa, negavano il genocidio e tiravano in ballo l'Olocausto per cercare di giustificare "gli eccessi" di Israele (il ministro Tajani), alle tante dichiarazioni di parte provenienti da esponenti del mondo ebraico. Ora, non basta più la solita accusa di antisemitismo.

Adesso costoro dicono che riconoscere che è in atto il genocidio dei palestinesi vorrebbe dire negare il dramma della Shoah. Così come troppa enfasi viene posta sullo slogan che divide "dal fiume al mare". Per  gli ebrei vorrebbe dire negare lo Stato di Israele ( su quali territori ed acque è stato edificato?); per chi manifesta significa riconoscere la Palestina storica. Il punto fondamentale è garantire la coesistenza tra popoli e culture, ma anche risarcire i palestinesi e condannare gli autori dei crimini e delle violenze.

Quando i ministri dell'estrema destra sionista, i coloni e, purtroppo tanti cittadini israeliani indottrinati dal fanatismo ideologico suprematista-religioso non provano vergogna nell'esplicitare un sentimento anti arabo, da volerne lo sterminio, è evidente che il problema non è più (se lo è mai stato) Hamas. Una prassi suffragata dal progetto coloniale di Trump e Blair. E che trova conferma anche nei deliri del ministro Smotrich, che contraddice Netanyahu quando dice che "abbiamo fatto arrivare solo il dieci per cento degli aiuti umanitari, dopo averne impedito l'ingresso per mesi, per non essere accusati di crimini". Ma come, non era colpa dell'ONU se gli aiuti marcivano sotto il sole od erano soggetti al saccheggio degli ebrei? Lo stesso fanatismo dell'altro ministro Ben Gvir, che ha definito terroristi i volontari della Flotilla, sottoposti ad abusi, sopraffazioni ed ai quali sono stati sequestrati averi, denaro ed oro (come facevano i nazisti). Altre falsità concernono i presunti finanziamenti di Hamas alla Flotilla e lo sciacallaggio mediatico a cui è sottoposta la relatrice dell'ONU Francesca Albanese ( per certi versi ricorda lo stesso trattamento diffamatorio subito da Julian Assange).

Pur condannando le brutalità dell'attentato del 7 ottobre 2023 diversi fatti relativi all'uccisione di bambini, al martirio ed agli stupri di gruppo sono ancora da confermare. Mentre quelle a danno dei civili palestinesi sono gratuite e sproporzionate. E vanno avanti da troppo tempo. Pertanto, la questione palestinese, nasce prima di quella fatidica data.

La narrazione dei fatti rivisitata da un opportunismo politico che non prova nessun pudore di fronte ad una delle pagine più tristi della storia dell'umanità, che pensavamo ancora retta da governi democratici. Il genocidio e le violenze, appurati e dichiarati, passano in secondo piano. Vengono sminuiti in quanto effetti collaterali della guerra al terrore inventata un quarto di secolo fa. Coloro che chiamano in causa gli autori dei crimini, ed i governi occidentali che tacciono ma si attivano nelle partnership, fanno parte della componente sana della società, che reclama risposte. Ed invece vengono additati come pericolosi estremisti messaggeri di pace, solidarietà ed aiuti umanitari.

Evidentemente, c'è qualcosa che non funziona più nelle (ormai ex) democrazie occidentali. I difensori di Israele (e della Segre) oggi sono i postfascisti: il deputato di Fratelli d'Italia Bignami, quello dall'espressione scocciata, e famoso per essersi vestito da gerarca nazista qualche anno fa; il Presidente del Senato Ignazio Benito La Russa, che giura fedeltà alla Costituzione antifascista ma conserva il busto di Mussolini.

Il Qatar ha finanziato e potenziato Hamas sotto gli occhi di Netanyahu (le accuse sono provenute anche da un suo ex ministro) ed è incredibile come, uno Stato all'avanguardia nei sistemi di intelligence, dotato di uno dei servizi segreti più temuti (il Mossad), che controlla ogni passo dei palestinesi, e capace di compiere attentati in altri Paesi sovrani, non si sia accorto di ciò che stava per accadere il 7 ottobre 2023. Eppure fonti interne ad Israele dicono che il primo minstro era stato avvertito.

Aspetti poco affrontati in questi due, drammatici, anni. Perchè secondo la narrazione dominante chi li evidenzia è antisemita e pro Hamas. Come milioni e milioni di cittadini in tutto il mondo che manifestano contro la pulizia etnica. Al pari dei membri dell'ONU e dei Paesi che, con notevole ritardo, ma almeno formalmente, riconoscono la Palestina. Quindi nemici di Israele sono anche i tanti cittadini ebrei, intellettuali, docenti universitari, ex ministri ed esponenti dell'esercito, che parlano di genocidio. L'esecutivo sionista per rimanere a galla paga influencer (anche settemila euro a post) per diffondere video fake. Siamo ad un punto di non ritorno, il rischio è il diffondersi, un pò dappertutto, sia di ondate antiebraiche che di attentati di matrice islamica.

Il vero nemico degli ebrei, in questo preciso momento storico, è lo Stato di Israele, impersonificato dai fanatici sionisti, sostenuti dalle forze di destra in Occidente, ma anche dai governi liberali.

E' di queste ore l'accordo sul cessate il fuoco. Un importante e (si spera) decisivo passo avanti. Considerati i protagonisti e l'assenza del coinvolgimento di una volontà realmente  rappresentativa del popolo palestinese non c'è da aspettarsi nulla di buono. A chi verrà affidata l'amministrazione dei territori?

 

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