Riforma costituzionale e sovranità popolare: il percorso del Venezuela Bolivariano verso una democrazia sostanziale
Oltre la postdemocrazia: una democrazia veramente del popolo, per il popolo e con il popolo
Il Venezuela bolivariano, sotto la guida del presidente Nicolás Maduro che ha continuato a percorrere il cammino tracciato da Hugo Chavez tra le incredibili difficoltà portate dalla guerra ibrida a cui è sottoposto il paese, rappresenta un caso di studio emblematico nel panorama politico contemporaneo, non solo per quanto riguarda la sua concezione di democrazia partecipativa e sostanziale, ma anche per il modo in cui sfida le fallaci ideologie dominanti dei regimi liberali occidentali. Questo modello, spesso criticato o frainteso dai media mainstream occidentali, si distingue nettamente dalle democrazie liberali formali che dominano in Europa e Nord America. Attraverso un'analisi dei recenti sviluppi politici e costituzionali in Venezuela, è possibile evidenziare come il paese stia cercando di costruire un sistema democratico che vada oltre la mera rappresentanza formale, per superarla, puntando invece su una partecipazione diretta e sostanziale dei cittadini.
La riforma costituzionale: un processo inclusivo e partecipativo
Uno degli aspetti più significativi del Venezuela bolivariano è il suo approccio alla riforma costituzionale. Il presidente Maduro ha promosso un processo di riforma che coinvolge attivamente la cittadinanza attraverso un dibattito pubblico ampio e inclusivo. Questo processo non è limitato a élite politiche o tecnocratiche, ma è aperto alla partecipazione di tutti i settori della società, compresi i gruppi storicamente marginalizzati come le comunità afrovenezuelane e indigene.
Questo approccio può essere analizzato attraverso la teoria del populismo progressista, come descritto dal politologo Ernesto Laclau. Secondo Laclau, il populismo non è semplicemente una forma di movimento politico basato sull'opposizione tra "popolo" e "élite", ma piuttosto un meccanismo attraverso il quale diverse identità sociali (classe operaia, contadini, indigeni, ecc.) si aggregano attorno a un progetto comune. Nel caso venezuelano, la riforma costituzionale rappresenta proprio questo tipo di aggregazione: un tentativo di creare un contratto sociale che rifletta le esigenze e le aspirazioni di una coalizione ampia e diversificata.
Inoltre, il filosofo francese Jacques Rancière offre un contributo interessante al dibattito sulla democrazia partecipativa. Nel saggio ‘Il Disaccordo’ (1995), Rancière sostiene che la democrazia non è solo una questione di istituzioni o procedure, ma piuttosto un processo di "partizione del sensibile", ovvero una ridistribuzione del potere decisionale e dell'inclusione sociale. Il processo di riforma costituzionale in Venezuela può essere interpretato come un esempio pratico di questa redistribuzione, dove voci precedentemente escluse – come quelle delle comunità indigene e afrovenezuelane – sono state incorporate nel dibattito pubblico.
Democrazia Partecipativa vs. Democrazia Formale
La democrazia venezuelana si distingue per il suo carattere partecipativo e ‘protagónico’, come definito nella Costituzione del 1999. Questo modello prevede che i cittadini non siano solo elettori passivi, ma attori attivi nel processo decisionale. Strumenti come i Consigli Comunali, i Comitati Locali di Approvvigionamento e Produzione (CLAP), e il Sistema Patria sono esempi concreti di come il potere sia decentralizzato e messo direttamente nelle mani delle comunità locali.
In contrasto, le democrazie liberali occidentali, come descritte da Colin Crouch nel libro Postdemocrazia (2004), tendono a ridurre la partecipazione popolare a un atto formale di voto, mentre il potere reale è esercitato da élite economiche e politiche. Crouch sostiene che, nonostante le apparenze di democrazia, i sistemi politici occidentali sono sempre più dominati da interessi corporativi e da una crescente distanza tra i cittadini e i processi decisionali.
“Anche se le elezioni continuano a svolgersi e condizionare i governi, il dibattito elettorale è uno spettacolo saldamente controllato – scrive il politologo in «Postdemocrazia» – condotto da gruppi rivali di professionisti esperti nelle tecniche di persuasione e si esercita su un numero ristretto di questioni selezionate da questi gruppi. La massa dei cittadini svolge un ruolo passivo, acquiescente, persino apatico, limitandosi a reagire ai segnali che riceve. A parte lo spettacolo della lotta elettorale, la politica viene decisa in privato dall’integrazione tra i governi eletti e le élite che rappresentano quasi esclusivamente interessi economici”.
Un altro politologo importante da menzionare è Roberto Mangabeira Unger, autore di ‘Democracy Realized: The Progressive Alternative’ (1998). Unger critica il modello di democrazia liberale tradizionale, sostenendo che esso è troppo concentrato sulle istituzioni e insufficiente nell'incoraggiare la partecipazione attiva dei cittadini. Quindi propone una visione alternativa, quella della "democrazia radicale", in cui i cittadini hanno un ruolo attivo nella gestione delle risorse e delle decisioni politiche. Il modello venezuelano, con la sua enfasi sui consigli comunali e sul potere locale, sembra allinearsi con questa visione di democrazia radicale.
La visione Bolivariana: un modello per l'America Latina
Il presidente Maduro ha richiamato l'attenzione sulla continuità tra il pensiero di Simón Bolívar e la Rivoluzione Bolivariana guidata da Hugo Chávez. Bolívar immaginava un'America Latina unita e libera, una visione che il Venezuela bolivariano cerca di realizzare attraverso la promozione di una democrazia partecipativa e la ferma resistenza di fronte alla protervia di imperialismo e neoliberismo.
Maduro ha descritto tre "anelli di forza" concepiti da Bolívar per l'unificazione e la liberazione dell'America Latina, sottolineando come questa visione sia ancora rilevante oggi, di fronte a nuove forme di aggressione imperialista. La riforma costituzionale in corso è vista come un mezzo per adattare questa visione alle sfide contemporanee, garantendo che la Costituzione rifletta i cambiamenti sociali, politici ed economici degli ultimi decenni.
A questo punto, è utile introdurre la teoria del pensiero decoloniale. Politologi come Aníbal Quijano e Immanuel Wallerstein sostenevano che i paesi latinoamericani siano ancora influenzati da relazioni di dipendenza economica e politica nei confronti delle potenze globali. La visione bolivariana del Venezuela può essere interpretata come una strategia per rompere queste catene di dipendenza, promuovendo un'autonomia economica e politica basata sulla sovranità nazionale e sull'integrazione regionale.
Dal burocratismo al potere popolare
Un altro aspetto cruciale del modello venezuelano è la trasformazione dello Stato da una struttura burocratica e centralizzata a un sistema basato sul potere popolare e comunale. Il presidente Maduro ha insistito sulla necessità di superare le vecchie strutture burocratiche e corrotte, promuovendo invece un nuovo Stato comunale che sia più vicino alle esigenze delle comunità locali.
Questa trasformazione è stata ulteriormente rafforzata con l'istituzione delle Camere di Autogoverno Popolare e Comunale, che permettono una comunicazione diretta e permanente tra le comunità organizzate e il governo nazionale. Questo approccio mira a rompere con la tradizionale nozione rappresentativa di Stato, privilegiando invece la partecipazione sociale attiva e la costruzione di politiche pubbliche dal basso.
Il sociologo francese Michel Foucault, con il suo concetto di "biopotere", offre una chiave di lettura interessante per comprendere questa trasformazione. Foucault sostiene che il potere moderno non si esercita solo attraverso le istituzioni centralizzate, ma anche attraverso meccanismi diffusi e decentralizzati. Nel caso venezuelano, la creazione di strutture comunali e di partecipazione diretta può essere vista come un tentativo di democratizzare il biopotere, rendendolo accessibile alle comunità locali.
Il Venezuela Bolivariano e la costruzione di un Nuovo Ordine Multipolare
Il Venezuela bolivariano non è solo un laboratorio di innovazione democratica all'interno delle sue frontiere, ma rappresenta anche un attore chiave nella costruzione di un mondo multipolare, caratterizzato da una maggiore diversità di poteri politici ed economici. In questo contesto, il paese ha sviluppato relazioni strategicamente importanti con blocchi geopolitici come il BRICS+, contribuendo al consolidamento di un sistema internazionale meno dipendente dalle strutture dominanti occidentali.
Venezuela e BRICS: una partnership per la sovranità nazionale
Il BRICS, nato come un'iniziativa economica, si è progressivamente trasformato in un'arena geopolitica dove i membri promuovono alternative alle istituzioni finanziarie globali tradizionali, come il Fondo Monetario Internazionale (FMI) e la Banca Mondiale. Il Venezuela, pur non essendo formalmente membro del BRICS, intrattiene rapporti stretti con i suoi membri, specialmente con Russia, Cina e Iran, potenze che hanno fornito sostegno politico ed economico durante le crisi interne del paese.
Queste relazioni vanno al di là dell'aspetto economico: rappresentano un'alleanza strategica basata sui principi di sovranità nazionale, non ingerenza e cooperazione sud-sud. Il Venezuela bolivariano, con il suo approccio alla democrazia partecipativa e la sua resistenza alle forme di imperialismo, si colloca naturalmente all'interno di questa visione multipolare. Come sottolineato dal politologo Samir Amin, uno dei teorici più influenti del "sistema-mondo", il multipolarismo rappresenta una sfida all'egemonia occidentale e un'opportunità per i paesi del Sud Globale di costruire un ordine internazionale più equo e inclusivo.
La democrazia partecipativa nel contesto Multipolare
Il modello democratico venezuelano offre una risposta alternativa alle critiche rivolte ai sistemi politici tradizionali, spesso accusati di essere troppo legati agli interessi delle élite globali. Nel quadro del blocco BRICS, il Venezuela rappresenta un esempio di come la democratizzazione della vita politica possa essere integrata in una strategia più ampia di autonomia nazionale e regionale.
Un politologo importante per comprendere questa dinamica è Steven Lukes, autore del concetto di "potere tridimensionale". Secondo Lukes, il potere non si limita alle decisioni visibili prese dai governanti, ma include anche le relazioni invisibili che definiscono chi può partecipare alle decisioni e quali argomenti sono considerati legittimi. Il Venezuela bolivariano, attraverso strumenti come i Consigli Comunali e le assemblee popolari, cerca di democratizzare queste relazioni invisibili, rendendo il potere più accessibile alle comunità locali. Questo approccio è in linea con le aspirazioni del BRICS di ridurre le disuguaglianze globali e promuovere una governance inclusiva.
La resistenza al Neoliberalismo e l'Alternativa Bolivariana
Un aspetto fondamentale del ruolo del Venezuela nel contesto multipolare è la sua opposizione al neoliberalismo, un sistema economico che ha portato a crescenti disuguaglianze e marginalizzazione nei paesi del Sud Globale producendo danni inenarrabili. Il presidente Maduro, seguendo le orme di Hugo Chávez, ha promosso politiche sociali e economiche volte a ridurre le disuguaglianze e a garantire l'accesso universale ai servizi essenziali come sanità, istruzione e alimentazione.
Questa posizione contrasta con l'approccio neoliberale prevalente nei sistemi occidentali, come descritto dal sociologo David Harvey in ‘A Brief History of Neoliberalism’ (2005). Harvey sostiene che il neoliberalismo ha trasferito enormi quantità di ricchezza dalle classi lavoratrici alle élite finanziarie, accentuando le disuguaglianze sociali. Il Venezuela bolivariano, con il suo focus sulla redistribuzione della ricchezza e sulle politiche sociali, offre un modello alternativo che ispira altri paesi del Sud Globale a perseguire una via di sviluppo più equa e inclusiva.
L'integrazione regionale e il ruolo del Venezuela
Oltre al BRICS, il Venezuela ha giocato un ruolo importante nell'integrazione regionale attraverso iniziative come l'ALBA-TCP (Alianza Bolivariana para los Pueblos de Nuestra América - Tratado de Comercio de los Pueblos), un blocco economico e politico creato per promuovere la solidarietà e la cooperazione tra i paesi latinoamericani. L'ALBA, insieme ad altre iniziative regionali, rappresenta un tentativo di ridurre la dipendenza dagli Stati Uniti e dall'Europa, favorendo invece relazioni bilaterali e multilaterali basate su principi di reciprocità e rispetto reciproco. ALBA-TCP mira a superare il sottosviluppo regionale attraverso la cooperazione e la pianificazione statale, piuttosto che la competizione di mercato.
Il Venezuela, attraverso l'ALBA e altre iniziative, sta cercando di costruire un nuovo tipo di relazione internazionale basata sulla cooperazione e non sulla competizione.
Una Democrazia Sostanziale in azione
Il Venezuela bolivariano rappresenta un esperimento politico unico nel suo genere, che sfida le concezioni tradizionali di democrazia. Attraverso un processo di riforma costituzionale inclusivo e partecipativo, il paese sta cercando di costruire un sistema democratico che vada oltre la mera rappresentanza formale, puntando invece su una partecipazione diretta e sostanziale dei cittadini.
Mentre le democrazie liberali occidentali lottano con problemi di esclusione politica e crescente disuguaglianza, mostrando al contempo un volto decisamente autoritario, il modello venezuelano offre una visione alternativa, basata sulla concessione di maggiore potere alle comunità locali e sulla resistenza alle forme di imperialismo e neoliberismo. Come ha sottolineato Colin Crouch, la postdemocrazia è una realtà in molti paesi occidentali, ma il Venezuela bolivariano dimostra che un'altra democrazia è possibile, una democrazia che sia veramente del popolo, per il popolo e con il popolo.
In un mondo sempre più polarizzato e diseguale, il Venezuela bolivariano rappresenta una sfida e un'ispirazione per tutti coloro che credono in una democrazia sostanziale e partecipativa. Nel contesto del multipolarismo globale e delle relazioni con il BRICS, il Venezuela si afferma come un modello alternativo di governance democratica, capace di ispirare cambiamenti profondi sia all'interno delle sue frontiere che a livello internazionale.