Russia in Africa: de-dollarizzazione e multipolarismo

Russia in Africa: de-dollarizzazione e multipolarismo

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Il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov ha recentemente effettuato un importante e significativo tour in Africa, nell'ambito della strategia globale della Russia di spostamento strategico verso l'Oriente e il Sud del mondo. Si tratta della seconda visita per Lavrov nel Continente Nero dall'inizio dell'operazione militare speciale: durante la prima visita il più alto diplomatico della Russia ha visitato Egitto, Repubblica del Congo, Uganda ed Etiopia alla fine di luglio dello scorso anno. Quest’anno invece si è recato in Sudafrica, Eswatini, Angola ed Eritrea.

Mentre l'anno scorso Lavrov aveva discusso con gli africani soprattutto di sicurezza alimentare, quest'anno il ministro ha invitato i capi di Stato africani a visitare la capitale settentrionale della Russia in estate, dove le parti presumibilmente prenderanno in considerazione lo sviluppo di progetti economici comuni, nell’ambito dello sviluppo di quel multipolarismo senza aspirazioni coloniali portato avanti da Mosca insieme con la Cina. 

Il ministro russo ha fatto la sua prima tappa a Pretoria, in Sudafrica, dove ha incontrato la collega Naledi Pandor e il presidente del Paese Cyril Ramaphosa. Aprendo l'incontro con Lavrov, il ministro Pandor ha evidenziato il grande interesse dei giornalisti locali per la sua persona. "Oggi abbiamo così tanti giornalisti, questo è ovviamente indice del fatto che lei è un uomo e un ministro molto popolare. Non abbiamo mai avuto così tante persone tra il pubblico”, un ulteriore prova di quanto sia fallace la narrazione occidentale che pretende di dipingere una Russia isolata sullo scacchiere internazionale e fortemente impopolare. 

Quest'anno il Sudafrica presiede l’alleanza BRICS, che oltre a Sudafrica e Russia comprende Brasile, India e Cina. È quindi naturale che il commercio e la cooperazione economica tra i Paesi membri dei BRICS fossero tra le priorità dell'agenda. Lavrov ha elencato lo spazio, l'energia nucleare e l'alta tecnologia come argomenti molto promettenti per il Sudafrica. 

Da parte sua Pretoria, nonostante le crescenti pressioni dell'Occidente, è pronta a costruire legami economici con Mosca. 

Curiosamente la visita di Lavrov è avvenuta in concomitanza con il tour africano del Segretario del Tesoro statunitense Janet Yellen. Il giorno successivo la partenza del ministro russo, il 24 gennaio ha visitato anche il Sudafrica, dove ha promesso agli africani investimenti multimiliardari. 

Tuttavia, tornando ai rapporti Russia-Sudafrica, non è ancora del tutto chiaro come stabilire la catena di approvvigionamento e il servizio finanziario dei progetti congiunti nel contesto delle sanzioni anti-russe - non a caso la Pandor ha ripetutamente criticato la politica di pressione economica occidentale contro la Russia e ha sottolineato di essere favorevole alla de-dollarizzazione del commercio estero.

Il ministro sudafricano ha inoltre condannato il disegno di legge statunitense "Contrasto alle attività malevole della Russia in Africa". Il documento è stato approvato dalla Camera dei Rappresentanti ed è ora all'esame del Senato. Prevede l'imposizione di sanzioni economiche da parte di Washington contro gli Stati africani che collaborano con Mosca. Poco dopo il presidente del Sudafrica, Cyril Ramaphosa, ha ricordato che in caso di adozione della legge statunitense potrebbe verificarsi una "marginalizzazione" del Continente Nero.

Un altro tema dei colloqui è stato quello delle esercitazioni navali congiunte che si terranno nelle acque dell'Africa meridionale dal 17 al 27 febbraio. Saranno coinvolte due navi da guerra russe (tra cui la fregata Admiral Gorshkov), tre navi da guerra cinesi e una piattaforma navale sudafricana. Queste esercitazioni hanno prevedibilmente suscitato il malcontento di Washington. L'ambasciata statunitense a Pretoria ha richiamato l'attenzione sul fatto che le manovre militari coincideranno con l'anniversario dell'inizio dell’operazione militare speciale della Russia in Ucraina per smilitarizzare e denazificare il regime di Kiev. "Incoraggiamo il Sudafrica a impegnarsi militarmente con le democrazie che condividono il nostro impegno reciproco per i diritti umani", ha dichiarato l'ambasciata statunitense in un comunicato.  

Naledi Pandor ha quindi replicato affermando che il Sudafrica è una repubblica sovrana e decide autonomamente dove e con chi condurre le esercitazioni. Inoltre, ha osservato che tutti i Paesi conducono esercitazioni con i loro amici e ha definito l'incontro con il ministro russo "molto piacevole" e la Russia un "partner prezioso".

La tappa successiva di Sergey Lavrov è stata quella nel più piccolo Stato africano, il regno di Eswatini (Swaziland fino al 2018), a sud-est del Sudafrica. Qui ha incontrato la collega Thuli Dladla, il Primo Ministro Prince Cleopa Sipho Dlamini e il Ministro della Difesa ad interim Prince Sikalo Dlamini.

Nonostante il ministro russo non si sia trattenuto a lungo a Mbabane, il programma dei colloqui è stato piuttosto ricco: si è parlato della formazione degli studenti e dei giovani ufficiali dell'Eswati nelle università e nelle accademie militari russe e di questioni di cooperazione tecnico-militare ed economica. Lavrov ha quindi invitato gli eswatiani a partecipare al vertice Russia-Africa. 

Il ministro russo ha proseguito il suo tour a Luanda, la capitale dell'Angola. Il Paese africano è molto ricco di risorse minerarie (è al secondo posto in Africa per le riserve di minerali di ferro e al terzo per quelle di diamanti), pertanto le parti hanno discusso della cooperazione nel campo dell'esplorazione e dell'estrazione mineraria. In questo contesto, Lavrov e i membri del governo angolano hanno anche concordato di organizzare la sesta riunione della Commissione intergovernativa russo-angolana sulla cooperazione economica e tecnico-scientifica e sul commercio nel mese di aprile.

La Repubblica africana ha lanciato il satellite Angostat-2 lo scorso ottobre con la partecipazione della Russia. Dunque i due Paesi hanno concordato di approfondire la cooperazione nell'industria spaziale e in altri settori ad alta tecnologia. Inoltre, le due parti hanno tenuto una "sincronizzazione degli orologi" sull'agenda internazionale e sulle questioni africane.  

"Abbiamo discusso delle nostre relazioni bilaterali. Abbiamo una determinazione reciproca a svilupparli in tutti i settori e lo faremo nonostante le pressioni illegali degli Stati Uniti e dei loro alleati. Prepareremo una riunione delle commissioni intergovernative sulla cooperazione economica come compito immediato", ha dichiarato Lavrov dopo il colloquio con il presidente João Lourenço.

L'ultima tappa del ministro russo è stata l'Eritrea. Non è stato un caso che il ministro degli Esteri abbia scelto proprio questo Paese. In primo luogo, la Repubblica occupa una posizione strategica sulla costa del Mar Rosso, attraverso la quale passa circa il 10% delle spedizioni mondiali di petrolio e l'8% del gas naturale liquefatto. In secondo luogo, l'Eritrea ha regolarmente votato contro le risoluzioni antirusse nelle sedi internazionali. Inoltre, il Paese è membro del Gruppo informale di amici in difesa della Carta delle Nazioni Unite, che oltre alla Russia comprende altri 20 Stati. 

Prima di aprire i colloqui, Lavrov ha visitato il monumento a Pushkin nella capitale Asmara, dove sarebbe nato l'antenato del grande poeta russo, Abram Hannibal. Il titolo di luogo di nascita del bisnonno di Puskin è rivendicato anche dalla confinante Etiopia; entrambi gli Stati considerano Puskin come proprio. Dopo aver visitato l'Eritrea per la prima volta, Sergei Lavrov ha poi confessato di essere rimasto colpito dalla commozione con cui la gente del posto venera la memoria del poeta russo.

La visita del Ministro è durata solo poche ore, ma è stata sufficiente per colloqui che le parti hanno definito come proficui. Durante l'incontro con il presidente Isaias Afewerki e il suo omologo eritreo Asman Saleh, il ministro russo ha parlato dello sviluppo delle infrastrutture marittime e aeroportuali a Massaua. 

"Abbiamo concordato di istituire un meccanismo di consultazione intergovernativo delle agenzie competenti in cui verranno affrontati i temi dell'economia, del commercio, degli investimenti e delle misure specifiche da adottare per salvaguardare la nostra cooperazione dalle illegittime sanzioni occidentali", ha dichiarato il ministro durante la conferenza stampa conclusiva. “Parallelamente, stimoleremo i contatti diretti tra le comunità imprenditoriali. Tra questi c'è l'interesse a sviluppare progetti comuni, anche nei settori minerario, energetico, agricolo e delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione”.  

Lavrov ha inoltre ringraziato gli eritrei per il loro costante sostegno alle iniziative russe all'ONU. Ha inoltre invitato Asman Saleh a partecipare al vertice Russia-Africa. 

Sergey Lavrov prevede di condurre un terzo tour in Africa. Questa volta intende effettuare visite di lavoro in Mauritania e Tunisia.

La Russia non userà il dollaro nelle relazioni commerciali con l'Africa

Come abbiamo visto in precedenza si cerca il mondo di intrecciare relazioni economiche e commerciali senza l’utilizzo del dollaro. La moneta statunitense costituisce infatti un fattore determinante per dare forza alle sanzioni imposte da Washington e per riuscire a condizionare e limitare i rapporti tra paesi terzi che utilizzano il cosiddetto ‘biglietto verde’ nel commercio bilaterale. 

A tal proposito torna di attualità il progetto di moneta unica dei paesi BRICS. Questa potrebbe facilitare le transazioni tra la Russia e l'Africa, ma soprattutto aiutare a rendersi indipendenti dai sistemi esterni, soprattutto quelli occidentali, ha dichiarato l'ambasciatore russo Oleg Ozerov al Valdai Club, secondo quanto riportato dall’agenzia Sputnik. 

"Sappiamo già bene quale valuta non useremo nelle nostre relazioni con l'Africa: il dollaro. (...) Questo ci apre molte possibilità, come l'uso di valute nazionali (...) lo yuan e la valuta che si sta discutendo nei BRICS", ha spiegato Ozerov a Sputnik. 

Tuttavia, l'ambasciatore ritiene che la Russia debba concentrarsi sull'uso delle valute nazionali nelle transazioni commerciali, poiché la moneta dei BRICS è un progetto a medio e lungo termine.
"La creazione di una moneta comune per i BRICS è un progetto a lungo termine, che probabilmente non sarà attuato immediatamente. Ora abbiamo bisogno di una soluzione rapida, che ci permetta di mantenere le relazioni commerciali con le repubbliche africane”. 

Ozerov ha inoltre evidenziato che la Russia dovrebbe lavorare con l'uso del rublo, così come pensare al rand, che non è solo la valuta nazionale del Sudafrica, ma di tutti i Paesi dell'Unione doganale dell'Africa australe.

Nel luglio 2022 è stata discussa per la prima volta l'idea di creare una moneta comune per i BRICS. Secondo una dichiarazione del Presidente russo Vladimir Putin, i BRICS avranno "una valuta di riserva internazionale basata sul paniere di valute dei nostri Paesi".

I paesi che compongono il gruppo BRICS ritengono quasi indispensabile lo sviluppo di questo progetto alternativo a causa delle crescenti pressioni dell’Occidente, basate soprattutto sull’imposizione di sanzioni. 

A questo proposito, lo scorso 24 di gennaio, Lavrov ha avvertito che non ci si può fidare dei meccanismi finanziari dell'Occidente.

In tal senso si muovono anche i paesi dell’America Latina con il progetto lanciato da Lula e Fernandez, presidenti di Brasile e Argentina, di una moneta comune per i paesi latinoamericani per ridurre la dipendenza dal dollaro statunitense e mettere al riparo i paesi dalle ingerenze economiche di Washington.

"Se dipendesse da me, avremmo sempre il commercio estero nella valuta di altri Paesi, per non dipendere dal dollaro. Perché non creare una moneta comune tra i Paesi del Mercosur o con i Paesi BRICS?", ha affermato Lula.

Le mosse della Cina

Insieme alla Russia si muove anche Pechino. Il ministro degli Esteri cinese Qin Gang ha visitato la sede dell'Unione Africana in Etiopia e si è poi recato in Angola, Benin, Egitto e Gabon per rafforzare i legami diplomatici e consolidare la crescente influenza di Pechino sul Continente Nero.

In una conferenza stampa nella capitale etiope Addis Abeba, Qin ha respinto l'idea che Pechino sia in competizione con Washington per l'Africa. "L'Africa ha bisogno di solidarietà e cooperazione, non di competizione tra blocchi. Nessuno ha il diritto di costringere i Paesi africani a schierarsi", ha affermato in risposta alle pressioni statunitensi sui paesi africani. 

Il presidente della Commissione dell'Unione Africana, Moussa Faki Mahamat, ha condiviso le parole di Qin. "L'Africa rifiuta di essere vista come un teatro di spartizione di influenza. Siamo aperti alla cooperazione e al partenariato con tutti, ma i nostri principi, le nostre priorità e i nostri interessi devono essere rispettati", ha detto Mahamat, aggiungendo che le relazioni Africa-Cina si basano su questi principi.

Multipolarismo senza colonialismo

Diversi osservatori in Occidente si chiedono per quale motivo la Russia viene accolta a braccia aperte in Africa mentre aumenta il rifiuto verso i paesi occidentali, Stati Uniti e Francia in primis. 

La Russia non ha mai cercato di colonizzare l'Africa, al contrario di un Occidente che per secoli ha colonizzato, saccheggiato e sfruttato per i propri interessi il continente più ricco di risorse naturali. In questa ottica statunitensi, britannici, francesi ed europei in generale continuano a recarsi in Africa con l’obiettivo di ripristinare per i paesi africani una nuova dipendenza coloniale. 

Ma grazie all’ordine multipolare in ascesa - di cui i BRICS sono l’incarnazione - l’azione congiunta di Russia e Cina, il processo di de-dollarizzazione dell’economia internazionale in corso, i paesi africani riescono gradualmente a spezzare le catene del neocolonialismo occidentale. 

"L'orologio della storia multipolare sta andando nella giusta direzione”, conferma Lavrov. 

Fabrizio Verde

Fabrizio Verde

Direttore de l'AntiDiplomatico. Napoletano classe '80

Giornalista di stretta osservanza maradoniana

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