Slai Cobas: Il nome 'Stellantis' serve a FCA e PSA per mascherare le magagne delle "spietate regole capitalismo-profitto"

Slai Cobas: Il nome 'Stellantis' serve a FCA e PSA per mascherare le magagne delle "spietate regole capitalismo-profitto"

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Riceviamo e pubblichiamo
 
John Elkann e Mike Manley si divertono a dare stravaganti nomi alla prevista nuova Industria Automobilistica che nascerà dalla fusione tra FCA e PSA e consapevolmente
mascherano le spietate regole “capitalismo – profitto” che si apprestano a mettere in atto, insieme a Carlos Tavares, quando si uniranno sotto le stelle!
 
Sei miliardi e trecentomila euro concessi a FCA con garanzia dello Stato è solo l’ultimo dei tanti finanziamenti ad un’industria automobilistica che di Italiano non ha più nulla, in
fase di fusione con Psa e che in cambio ha solo disatteso piani industriali, ha drasticamente ridotto i livelli occupazionali e de localizzato all’estero intere produzioni.
 
Questa è la sintesi delle strategie industriali tipo, attuate ripetutamente nell’ultimo ventennio da parte di Fiat che attinge a piene mani dallo Stato, quindi dai soldi dei
contribuenti (noi in realtà), riservando dividendi MILIONARI per gli azionisti, retribuzioni STELLARI per i propri Manager – Dirigenti, stipendi da fame, cassa
integrazione e tagli occupazionali per gli Operai.
 
Non a caso i Piani Industriali mai realizzati ma solo pubblicizzati di volta in volta, trovano le proprie ricadute disastrose su tutto il territorio Nazionale e in particolar modo nel sito
FCA di Pomigliano e distaccamento di Nola che dal famoso referendum Piano Marchionne ha portato agli Operai perdita di diritti, aumento dei carichi di lavoro e cassa integrazione
con il benestare di - sindacati finto rivoluzionari - firma tutto - e politici di turno.
 
Problematica covid19
 
Durante il blocco delle attività lavorative per causa pandemia, nei tg, sulla stampa e nei salotti televisivi, opinionisti di circostanza, politici d’assalto e sindacalisti mesterianti,
considerato il disastro sociale in atto aggravato dal covid19, concordavano tutti sulla necessità di un indispensabile cambio di rotta nella sanità, nella scuola, nel sociale, nel
mondo del lavoro e di cominciare ad orientarsi ad un nuovo mondo possibile basato sulla green economy e dichiarando di dover cominciare proprio dal ritorno al lavoro che
sarebbe stato possibile solo in condizioni di massima sicurezza da contagio per i lavoratori.
 
Ad oggi, nello stabilimento di Pomigliano, a poca distanza dal Lockdown emergenza covid19 e appena rientrati a lavoro, è da subito chiara l’enorme differenza tra la pessima
realtà lavorativa dell’officina e le tanto magnificate e decantate linee guida per “la ripresa lavorativa in sicurezza” concordate da tutti i sindacati confederali, parti datoriali avvallati
dal “ virologo” Burioni e Governo.
 
È chiara anche la congegnata beffa utilizzata da Governo e parti sociali che attraverso i media, per ingannare gli operai, si autoproclamavano promotori e unici realizzatori
dell’indispensabile cambiamento epocale per uscire dalla grave crisi, nascondendo che sono loro stessi i responsabili. . . (e questo gli operai lo sanno ).
 
Infatti a Pomigliano si è ben lontano da una efficiente tutela da contagio epidemiologico sul posto di lavoro, partendo da alcuni punti cruciali:
 
• distanziamento sociale vanificato da elevati ritmi di lavoro e dalla difficoltà a completare le operazioni nello spazio della postazione;
 
• servizi igienici insufficienti a garantire le esigenze fisiologiche dell’elevato numero di lavoratori presenti ad ogni turno e basso livello di pulizia sanificazione degli
adibiti locali. Tuttora non è ancora consentito l’accesso agli spogliatoi e relative docce;
 
• all’uscita non vi è ancora nessuna soluzione alla pretesa Aziendale di pigiare pulsante imparziale, continuando a fare eseguire operazioni di potenziale contagio;
 
• “Azienda e sindacati”, continuamente in videoconferenza o al tavolo emergenza covid, dimenticano volutamente dell’ulteriore disagio aggiunto nello svolgimento
dell’attività lavorativa, causato da modificate modalità di lavoro, nonché, delle difficoltà ad indossare la mascherina chirurgica per l’intero turno di lavoro;
 
• nessuna prevenzione viene effettuata sulle merci consegnate da corrieri e fornitori in entrata allo stabilimento per ridurre le potenziali contaminazioni nelle fasi di
lavorazione sui particolari a breve tempo dallo scarico;
 
• impianti di condizionamento: continuano ad essere sempre gli stessi che non hanno mai garantito un adeguato microclima nei reparti e ora sono anche potenziali vettori
di contagio. E potremmo continuare. . . .
 
Lo scenario che caratterizza l’attuale grave crisi parte da lontano e l’emergenza covid19 l’ha solo accelerata. Con questa consapevolezza gli operai “tra cieli stellati e covid” sanno che
devono contare solo su se stessi (per le proprie ragioni) e ben ricordano che a settembre scade la cigs in attesa di un piano industriale (Alfa Tonale) in alto mare - covid escluso - e
che vede ancora l’organico di Pomigliano in esubero.              
 
Assisteremo a breve, anche alla farsa delle prossime elezioni ( Comunali – Regionali ), dove la melma politica e sindacale, componenti e concause della grave crisi in atto, avrà anche la
faccia tosta di venire a chiedere il voto agli operai.
 
Lo Slai Cobas continua a non essere preda degli illuminati celi stellati ne della melma politica e sindacale e continua a lottare contro l’attuale stato di cose che non può essere
affrontato continuando a lamentarsi solo a parole, sui social o girandosi dall’altra parte. 
La mobilitazione è necessaria e soprattutto deve essere al di fuori dalla melma, perché con la scusa del covid, sono tutti pronti a tagliare posti di lavoro ed abbassare ulteriormente i
diritti dei lavoratori.
 
A tutto ciò, con lo Slai Cobas si può iniziare ad opporsi e lottare.
 
Pomigliano 23 luglio 2020
 

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