Steve Bannon richiama all’ordine i “sovranisti” sulla visita di Xi in Italia
C’è stata una lettura superficiale e semplificata della crescita dei movimenti politici non tradizionali negli ultimi anni in Europa e la categoria di “populismo” ne ha impedito una comprensione profonda.
Le recenti iniziative di Steve Bannon e le sue dichiarazioni di questi giorni aiutano a fare chiarezza. Un pezzo delle élite politiche ed economiche investe sulla crescita di movimenti così detti “populisti”, non perché appoggi lo scontro in atto tra “l’alto ed il basso”, tra “il popolo e le élite”, appunto, ma perché sono alla ricerca di una riconfigurazione degli assetti interni al blocco dominante occidentale negli Stati Uniti ed in Europa, che nasce dalla diversa risposta da dare rispetto alla perdita di influenza globale ed all’ascesa di nuovi attori statuali non omologati ai centri imperialisti. Questo genera una dialettica ed una competizione elettorale e politica anche molto forte, che non mostra sempre una alternativa sistemica di fondo, quanto due facce della stessa variante politica. Ecco perché nel Partito Popolare europeo possiamo trovare la Merkel ed Orban (oggi momentaneamente sospeso, ma non cacciato), assieme a Macron o e Tajani che inneggia al ventennio fascista.
Con le sue interviste Bannon chiarisce l’obiettivo della sua iniziativa e di quella dei conservatori europei ed americani che organizza: costruire una vasta coalizione internazionale anti-cinese e far precipitare il dibattito pubblico e le relazioni internazionali in una nuova guerra fredda. E tra loro, c’è chi come Berlusconi teorizza che questa alleanza debba essere estesa fino ad includere anche la Russia in questo blocco “occidentale”. Rompere l’asse russo-cinese è la precondizione per isolare diplomaticamente e militarmente Pechino e poterla colpire. E sebbene questo scenario sia in totale controtendenza con le scelte dell’entourage putiniano, non è da escludere che trovi orecchie sensibili anche dentro la classe dirigente russa, visto lo spazio riservato ad articoli anti-cinesi sui loro mezzi di informazione all’estero.
E chiunque si opponga a questa nuova guerra fredda ed alla nuova spinta alla guerra, viene violentemente attaccato. Bannon ha avuto parole durissime nei confronti delle alte sfere vaticane per l’accordo chiuso con Pechino, che porta ad un rafforzamento delle relazioni bilaterali ed alla normalizzazione dei rapporti. Un lavoro iniziato certo da lungo tempo, ma che ha avuto una significativa accelerazione durante questo pontificato. Oggi Bannon critica il Pontefice ma dà voce (oggi da voce, domani…finanzierà?) ai settori che nella Chiesa si oppongono al dialogo con Pechino e critica l’Italia per le aperture nei confronti della Cina, blandendo il leader della Lega che non a caso nella ultime settimane ha mostrato disinteresse ed ostilità al successo della visita del Presidente cinese in Italia.
Le parole del guru della campagna di Trump aiutano a capire bene come mai in Italia sia scoppiata la bufera di fronte alla firma del Memorandum con Pechino. In ballo c’è la possibilità di costruire questo fronte anti-cinese e dare il via alle nuove crociate per la supremazia americana del mondo e la scelta italiana di aderire al club dei paesi del BRI rischia di compromettere questo schema di gioco, per fortuna.