Venezuela: Maduro denuncia il caso di Maikelys Espinoza e accusa la destra fascista
Il presidente della Repubblica Bolivariana del Venezuela, Nicolás Maduro, ha rivolto un appello urgente durante le manifestazioni per la Giornata dei Lavoratori, chiedendo la liberazione di Maikelys Espinoza, una bambina di un anno sequestrata negli Stati Uniti. Maduro ha accusato la destra fascista venezuelana, in particolare le figure di Leopoldo López, Julio Borges, María Corina Machado, Antonio Ledesma e Juan Pablo Guanipa, di essere responsabili delle possibili conseguenze sul caso.
Nel suo intervento, il leader bolivariano ha condannato anche la criminalizzazione dei migranti nel contesto internazionale, sottolineando come migliaia di venezuelani siano stati oggetto di persecuzione e xenofobia. Ha menzionato i 253 cittadini attualmente detenuti in El Salvador, definendoli “sequestrati” e promettendo il loro rimpatrio “sani e salvi”. Maduro ha ribadito con forza che “migrare non è un reato”, criticando le politiche migratorie repressive e le sanzioni economiche imposte al Venezuela, da lui attribuite all’influenza dell’estrema destra e di María Corina Machado.
Come evidenziato da Maduro, queste sanzioni hanno spinto quasi due milioni di venezuelani a emigrare in cerca di condizioni migliori, finendo invece in situazioni di sfruttamento lavorativo in paesi come Colombia, Perù e Cile. Molti, ha aggiunto, hanno affrontato pericoli estremi attraversando la regione selvatica del Darién o sono scomparsi dopo aver raggiunto le frontiere nordamericane.
Il presidente ha inoltre attaccato il sistema giudiziario statunitense, definendolo una “dittatura di estrema destra”, e ha espresso fiducia nell’azione degli avvocati per i diritti umani che stanno seguendo il caso di Maikelys. “Speriamo che la giustizia ordini il ritorno della bambina tra le braccia di sua madre”, ha dichiarato, ringraziando nel contempo le organizzazioni e i cittadini che hanno mostrato solidarietà alla famiglia.
Infine, Maduro ha elogiato i migranti venezuelani come “uomini e donne di famiglie nobili e laboriose”, ricordando il loro contributo allo sviluppo dei paesi che li hanno accolti, nonostante le difficoltà affrontate.