Autismo scientifico nella Fortezza Vuota a occidente

Autismo scientifico nella Fortezza Vuota a occidente

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Non aspettatevi niente dal futuro. Tutto è stato scritto. Tutto è stato inventato. Nessun cambiamento epocale è in vista, nessuna tecnologia che possa cambiare lo stile di vita, alleggerire i ritmi di lavoro, migliorare il ménage domestico, niente è all'orizzonte del progresso tecnologico. Tutto quello che avete tra le mani e con cui lavorate o vi divertite, lo smartphone, il touch, internet, l’auto elettrica, il sequenziamento del DNA, l’antibiotico, i voli spaziali, i velivoli senza pilota, il cervello elettronico e l’intelligenza artificiale, il telefono senza fili, i pannelli fotovoltaici, tutto ciò è stato pensato e persino costruito prima degli anni 70.

Secondo uno studio di Parco, Leahey e Funk (Papers and patents are becoming less disruptive over time), pubblicato il 4 gennaio scorso su Nature (doi.org/10.1038/s41586-022-05543-x), negli ultimi decenni abbiamo assistito a una diffusione pervasiva, sia in ambito privato, sia in ambito lavorativo, di nuove tecnologie. Nello stesso tempo, dicono i ricercatori, è stata registrata una crescita esponenziale del volume delle ricerche scientifiche e tecnologiche.

Si sono create così le condizioni per grandi progressi, per ricadute significative in ambito economico. Eppure, dicono, tutto ciò non è accaduto, e non ci sono indizi che accadrà nel prossimo futuro.

Nello studio sono stati analizzati 25 milioni di Papers (Pubblicazioni scientifiche) prodotti tra il 1945 e il 2010 e presenti nel Web of Science (WoS) e 3,9 milioni di brevetti depositati tra il 1976 e il 2010. Dall’analisi statistica di questa mole sterminata di documenti è emerso che la ricerca in Scienza e Tecnologia ha registrato un impatto sempre meno dirompente.

Tra il 1945 e il 2010 la decrescita di innovazioni dirompenti per i Papers è stata compresa tra il 91,9 e il 100%. Stessa musica per i Brevetti. In ogni caso, il declino si accentua a partire dal 1980. Tra il 1980 e il 2010 la dirompenza delle innovazioni in chimica è diminuita del 32,5%, in informatica e It del 81%; per i brevetti il calo è stato del 21,5% nel settore meccanico, del 73,2% in Computer e IT.

Tutti questi dati, dicono i ricercatori, segnalano una stato vegetativo, di coma profondo della ricerca scientifica. Nonostante le numerose pubblicazioni, le ricerche, gli studi, eccetera, non si inventa o scopre più niente, e tutti i prodotti ad alta tecnologici sono fuffa, gadget e trastulli implementati a partire da invenzioni vecchie almeno di mezzo secolo. Non si progredisce, non si crea, non si va da nessuna parte.

Nel 1967, in un libro diventato celebre  (The Year 2000), Kahn e Wiener, cercarono di indovinare quali sarebbero stati i cambiamenti futuri. Proposero un un elenco sistematico delle innovazioni tecnologiche: c’erano lo smartphone e internet, c'erano le piattaforme volanti individuali, eccetera. Ma la verità, scrive Paul Krugman (fataturchinaeconomics.com), la verità è (aldilà della propaganda dei giornali sull’ultimo gadget elettronici) che dal 1970 in poi non abbiamo fatto progressi significativi. Abbiamo sperimentato molte meno alterazioni nei fondamenti della vita. Tutto è ancora deciso entro il recinto (l’episteme, il paradigma, la scienza normale) delle 5 grandi invenzioni che hanno alimentato la crescita economica dal 1870 al 1970: elettricità, igiene urbana, prodotti chimici e farmaceutici, motore a combustione interna e comunicazione moderna. Come mai?

Se prendiamo la storia degli Stati Uniti, scrivono Kahn e Wiener, se si eccettua il sud rurale, e si guarda la vita quotidiana, si nota in modo palmare che, tra il 1870 e il 1940, essa è cambiata in modo irriconoscibile. Le luci elettriche hanno sostituito le candele e l'olio di balena, i gabinetti con sciacquone hanno sostituito le latrine, le automobili e i treni elettrici hanno sostituito i cavalli. Ancora nel 1880, parti significative del distretto finanziario di New York sprofondavano nel letame.

Alla vigilia della seconda guerra mondiale, la vita urbana in America era già riconoscibilmente moderna. Una cittadino della New York di oggi, scrivono Kahn e Wiener, potrebbe entrare in un appartamento degli anni '40, con il suo impianto idraulico interno, la cucina a gas, le luci elettriche, il frigorifero e il telefono, e lo troverebbe sostanzialmente funzionale. Sarebbe infastidito dalla mancanza di televisione e Internet, ma non inorridito o disgustato.

Al contrario, dicono, gli americani urbani del 1940 che entravano in alloggi in stile 1870 - cosa che potevano ancora fare nel sud rurale - erano davvero inorriditi e disgustati. La vita è migliorata radicalmente tra il 1870 e il 1940 come non era mai successo.

Ma poi il mondo ha rallentato. Il tempo si è fermato, e tutto ciò che ci hanno venduto come innovazione è fuffa e minestra riscaldata, e l’auto elettrica è una lavatrice con le ruote, e l’aria condizionata un frigorifero e un asciugacapelli messi insieme, eccetera.

La ricerca di Parco, Leahey e Funk, come altre che spuntano come funghi, ricordano il libro di Piketty: «Il capitale nel XXI secolo». La tesi è la stessa: Non aspettatevi niente dal futuro. L’Occidente si avvia verso una stagnazione secolare. Si andrà avanti, ma con lo stesso carico di difficoltà e sofferenza, con la stessa mediocrità e la stessa povertà.

Si tratta di un messaggio rassicurante - rassicurante per il sistema. Si tratta di autismo. Il ripetersi ininterrotto dello stesso ritornello – non c’è futuro, non c’è speranza – sembra rassicurarli che nulla cambierà. Il ritmo di questo tipo di pubblicazioni scientifiche spegne qualsiasi rumore o suono che potrebbe far trasalire la gente e, in tal modo, indurla all’azione.

Quest’autismo scientifico; questa fortezza vuota chiamata Occidente; questo deserto che la statistica computerizzata e il sondaggio di opinione stanno costruendo, cos’è? che cos’è se non la diga che vorrebbe impedire il passaggio all’azione; che cos’è se non la paura del caos, la paura che dal caos possa nascere la stella danzante del comunismo.

Leo Essen

Leo Essen

Ha studiato all’università di Bologna con Gianfranco Bonola e Manlio Iofrida. È autore di Come si ruba una tesi di laurea (K Inc, 1997) e Quattro racconti al dottor Cacciatutto (Emir, 2000). È tra i fondatori delle riviste Il Gigio e Da Panico. Scrive su Contropiano e L’Antidiplomatico.

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