Black Friday, colonizzazione culturale che vende la nostra anima alle multinazionali

Black Friday, colonizzazione culturale che vende la nostra anima alle multinazionali

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di Francesco Erspamer*


Ma se si voleva istituire una giornata o una settimana di sconti al di fuori dei consueti saldi di inizio estate e di gennaio, perché non darle un nome italiano e scegliere una data diversa e più coerente con le nostre abitudini? Mettiamo: l'Immacolata e Santa Lucia, dall'8 al 13 dicembre? Negli Stati Uniti si sono inventati il Black Friday perché parlano inglese e perché si tratta del venerdì dopo la LORO Festa del Ringraziamento, che cade sempre di giovedì a fine novembre e che consente a decine di milioni di americani che non sanno cosa siano le vacanze (è uno dei pochissimi paesi al mondo in cui un periodo di ferie pagate non è obbligatorio per legge) di stare, udite udite, quattro giorni consecutivi senza lavorare; da usare dunque per fare shopping, che altro?, visto che nel neocapitalismo pienamente realizzato non esistono comunità e cittadini bensì centri commerciali e consumatori.

La cosa più tragica non è che gli italiani non si accorgano che il Black Friday è una forma di colonizzazione culturale ed economica, iniziata infatti per l’azione delle grandi catene americane che hanno occupato la nostra penisola e stanno non solo distruggendone l’imprenditoria e classe media ma anche le tradizioni; bisognerebbe essere stupidi per non accorgersene visto che fanno tutto apertamente (se no avrebbero almeno scelto un nome italiano). La cosa più tragica è che una notevole percentuale di italiani vuole proprio quello: l’americanizzazione. Per questo votano Lega o Fratelli d’Italia, che promuovono liberismo e se si riempiono la bocca di orgoglio nazionale non è perché siano nazionalisti ma perché fa parte del pacchetto: il 4 luglio (a proposito: quand’è che cominceremo a celebrarlo anche noi?) gli americani espongono davanti a casa la bandiera stelle e strisce – fabbricata in India e comprata su Amazon.

Vi piace il consumismo? Immagino non ci sia niente da fare, almeno finché i danni ambientali e sociali che sta causando non provocheranno una crisi che quella del Covid, in confronto, sarà stata insignificante. Ma spiegatemi perché c’era proprio bisogno di importare il Black Friday in Italia, in questa data, con quel nome. No, non si tratta di mercato o di PIL; si tratta di totale sudditanza culturale, si tratta di essere tornati sudditi di poteri stranieri e rassegnati a tale condizione, se non felici di essa. Come diceva il poeta: «Ahi serva Italia, di dolore ostello, / nave sanza nocchiere in gran tempesta, / non donna di provincie, ma bordello!» Serve un nuovo Risorgimento ma a guidarlo non saranno i giornali che leggete, i talk show che seguite, gli intellettuali a cui date credito, i partiti che si fingono patriottici e sovranisti e da trent’anni stanno svendendo la nostra economica e purtroppo la nostra anima alle multinazionali.
 

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