Bolivia, protesta dei sostenitori di Evo Morales. Arce denuncia una “nuova destra” che cerca di “destabilizzare”

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Continua a essere alta la tensione in Bolivia dove il MAS, partito al governo, è ormai spaccato in due tronconi. La ricorrenza del 15° anniversario dello Stato Plurinazionale della Bolivia è stata segnata dalla mobilitazione dei sostenitori di Evo Morales che sono scesi in piazza in segno di protesta bloccando diverse strade contro quella magistratura che ha deciso di fermare la candidatura alle prossime elezioni dell’ex presidente. 

L'asse viario principale del Paese, come riportano i media boliviani, è stato attraversato da blocchi stradali. La richiesta è perentoria. Vogliono le dimissioni dei magistrati e l'immediata convocazione di elezioni giudiziarie.

L'annunciato blocco a tempo indeterminato annunciato dai sostenitori di Evo Morales ha avuto luogo nella giornata di lunedì, simbolicamente il giorno in cui la Bolivia celebrava il 15° anniversario di fondazione dello Stato Plurinazionale.

Il senatore del MAS Leonardo Loza afferma i blocchi saranno portati avanti a tempo indeterminato. 

La strategia dei cosiddetti "radicali" del Movimento per il Socialismo (MAS) è stata quella di agire con la forza nell'asse principale del Paese.

A causa della massiccia partecipazione alla manifestazione di protesta indetta dai sostenitori di Evo Morales, il terminal degli autobus di Cochabamba ha sospeso le partenze degli autobus per la regione orientale sulle nuove e vecchie linee.

Il senatore Leonardo Loza, schierato a favore di Evo Morales, ha dichiarato che "non c'è nulla da festeggiare". Questo, in riferimento al 15° anniversario della Giornata dello Stato Plurinazionale della Bolivia.

"Non c'è niente da festeggiare, c'è una regressione totale (...) .... Le autorità non sono all'altezza di gestire uno Stato", ha dichiarato in un'intervista a Red Uno, incolpando il presidente Luis Arce per le manifestazioni di protesta.

Il governo, intanto, ritiene che i blocchi siano guidati da Evo Morales, che sta conducendo una dura  battaglia in difesa della sua candidatura alle elezioni presidenziali del 2025.

Intanto il presidente boliviano attacca frontalmente Evo Morales e i suoi sostenitori. 

Il presidente Luis Arce ha affermato che la nuova destra sta indebolendo le fondamenta dello Stato Plurinazionale della Bolivia e fa parte di un progetto di restaurazione conservatrice e coloniale nel Paese.

“Le minacce di un progetto di restaurazione conservatrice e coloniale non sono scomparse e ora hanno a loro favore l'articolazione con una nuova destra che sta per indebolire le fondamenta del nostro Stato Plurinazionale della Bolivia", ha dichiarato durante la cerimonia di commemorazione del 15° anniversario dello Stato Plurinazionale della Bolivia.

Inoltre, ha affermato che la destra tradizionale e la nuova destra sono funzionali a presunti "interessi dell'impero".

"La destra tradizionale e la nuova destra, che è funzionale alla strategia con cui l'imperialismo vuole riconquistare il continente americano in un contesto di contesa egemonica globale", ha aggiunto il presidente.

Arce ha definito "la nuova destra" i gruppi che cercano, come lui stesso ha avvertito, di "destabilizzare" il suo governo e persino di "accorciare" il suo mandato.

Alludendo così al blocco avviato dall'ala pro-Morales del MAS, che protesta contro l'estensione del mandato dei magistrati e dei consiglieri eletti nel 2017 a partire dal 2 gennaio, attraverso la Dichiarazione Costituzionale 049/2023 del Tribunale Costituzionale Plurinazionale (TCP).

La Redazione de l'AntiDiplomatico

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