Climate change: lo scontro tra realismo e follia

Climate change: lo scontro tra realismo e follia

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Il presidente Biden, che, in quanto imperatore, ha il compito di guidare il mondo verso l’azzeramento delle emissioni di carbonio nel prossimo futuro, sta incoraggiando i Paesi produttori a fornire al pianeta maggiori quantità di energia prodotta dai combustibili fossili.

Una contraddizione che è solo apparente, perché ormai siamo entrati in una crisi energetica sempre più stringente, che rischia di far collassare il pianeta, devastando le classi medio-basse.

Lo ha spiegato lo stesso Biden in una conferenza stampa a margine del G-20: “In apparenza, sembra un’ironia. Ma la verità è che lo sapevate tutti; tutti sanno che l’idea che saremmo stati in grado di passare all’energia rinnovabile da un giorno all’altro semplicemente non era razionale”.

A riferire le sue parole è il New York Times, che sintetizza così il suo discorso: “Il passaggio alle fonti di energia a bassa emissione [di carbonio] richiederà anni e, nel frattempo, è importante garantire che le persone possano permettersi di guidare le proprie automobili e riscaldare le proprie case”.

E ha continuato: le persone “devono andare al lavoro. Devono entrare in un’automobile, accendere la chiavetta, portare i loro figli a scuola. Gli scuolabus devono funzionare… non è semplicemente realistico, né succederà, di avere un’alternativa” immediata ai combustibili fossili.

Parole riecheggiate dall’inviato per il clima degli Stati Uniti, John Kerry, che ha dichiarato: “Non puoi semplicemente chiudere l’economia di tutti in tutto il pianeta e dire: ‘OK, non useremo più il petrolio'”…

Un sano realismo, quello espresso dall’amministrazione americana, che finalmente si accorge della necessità di una fase di transizione. Un passaggio nuovo, perché fino ad oggi si è solo insistito sulla necessità di passare alle energie rinnovabili, non si è mai messo seriamente a tema il periodo di transizione, né, dunque, è stato fatto alcun piano in tal senso.

Finora i cosiddetti grandi della Terra si son fatti semplicemente portare dal vento dell’utopia della rivoluzione green. E l’utopia, come, al solito genera disastri, come stiamo vedendo in questi giorni.

Perché ad aumentare non è solo la bolletta del gas o della luce, ma anche il latte e i biscotti per i bambini, il pasto quotidiano della gente comune e tutti i beni di commercio, tra cui quelli di prima necessità (medicine incluse), beni che, per essere prodotti e commercializzati, necessitano di energia, il cui prezzo continua a salire a causa del disinvestimento nell’energia prodotta dai combustibili fossili.

Non si tratta, va ribadito, di rinunciare al cambiamento futuro, ribadito nel vertice di Roma, ma di evitare al mondo la tragedia di un ulteriore e improvviso impoverimento di massa, che andrebbe a sommarsi a quello causato dal Covid e alle tante turbolenze pandemiche, con effetti devastanti.

Nonostante finalmente ci sia un rigurgito di realismo in questa corsa verso la follia, tanti rivoluzionari green continuano a ribadire la necessità del tutto e subito. A tale proposito il Nyt cita le parole di Justin Guay, direttore della strategia globale del Sunrise Project, ente no profit dedicato al cambiamento climatico.

“Lo zero netto vive o muore se andiamo oltre i combustibili fossili”, ha affermato Guay […] “Ciò inizia con un arresto immediato all’espansione di carbone, petrolio e gas. Non il prossimo anno o il prossimo decennio. Proprio adesso”.

Il Sunrise Project non è un ente qualsiasi, dato che  è finanziato dalla Rockefeller Family Fund (rapporto d’altronde esplicitato dall’ente stesso) e dal Wallace Global Fund.

Meno importante quest’ultimo, più importante il primo, non solo per la potenza economica dei Rockefeller, ma perché questa famiglia si è distinta come la principale sponsor della rivoluzione green.

I Rockefeller hanno fatto la loro fortuna con la Standard Oil, che gli ha procurato immani ricchezze finanziarie. E, con gli altri lobbisti dei combustibili fossili, hanno da sempre frenato la corsa alle energie alternative, che minacciavano il loro monopolio. Solo per fare un esempio…

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