Così l’occidente usa gli stessi strumenti di Goebbels per combattere Putin

Così l’occidente usa gli stessi strumenti di Goebbels per combattere Putin

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di Eugenio Cipolla

 
L’ultimo dei capolavori che la propaganda occidentale ha confezionato per combattere la tanto odiata russa è un prodotto made in Italy. A lanciarlo nell’affascinante mondo delle teorie e dei complotti ci ha pensato Il Corriere della Sera, che qualche giorno fa ha pubblicato una dettagliata analisi di Luigi Ippolito sui presunti rapporti tra Vladimir Putin e Donald Trump. “Non c’è solo la prima volta di una candidata donna alla presidenza degli Stati Uniti - scrive il corsista del quotidiano di Via Solferino - o la prima volta di un palazzinaro conduttore di reality tv a rappresentare il glorioso partito repubblicano. In queste elezioni 2016 c’è anche, probabilmente, la prima volta che il Cremlino tenta di influenzare direttamente l’esito delle presidenziali in America”.

Il riferimento è all’ennesimo scandalo che secondo “gli esperti di sicurezza elettronica” ha coinvolto hacker pilotati dai servizi russi, i quali sarebbero riusciti a intrufolarsi nei computer del partito democratico, girando Wikileaks 20 mila email. “I documenti, che mostrano come il Comitato nazionale del partito abbia ostacolato alle primarie il socialista Bernie Sanders a favore di Hillary Clinton - si legge - sono apparsi online alla vigilia della Convention: giusto in tempo per seminare discordia fra i democratici e infliggere un colpo alla campagna clintoniana. Se tutto questo è vero, si dimostra non solo la spregiudicatezza e l’aggressività di Vladimir Putin sulla scena internazionale, ma soprattutto la convinzione del leader russo che Mosca abbia tutto da guadagnarci dall’elezione alla presidenza di Donald Trump”.

La teoria di Ippolito è praticamente la stessa del mainstream occidentale, rilanciata in mondovisione anche da Barack Obama, il quale qualche giorno fa ha detto di non escludere l’ipotesi di un coinvolgimento russo. Parole, quelle del presidente Usa, che hanno costretto il Cremlino a prendere addirittura una posizione ufficiale e frenare tutte le meravigliose teorie che stavano nascendo attorno alle considerazioni dell’ex senatore dell’Illinois. "La Russia non interferisce mai nelle elezioni di altri paesi, compresi gli Stati Uniti”, ha detto il portavoce di Putin, Vladimir Peskov. "Il presidente Putin ha ripetutamente affermato che la Russia non ha mai interferito e non interferirà mai negli affari interni di altri paesi, in particolare nei processi elettorali. Mosca ha accuratamente evitato ogni azione e tutte le dichiarazioni che potrebbero essere interpretati come una interferenza diretta o indiretta nel processo elettorale”. Non solo, per Peskov i "tentativi maniacali" di utilizzare il tema della Russia sono "un diversivo tradizionale" dei politici americani durante la campagna elettorale. 

L’obiettivo è abbastanza chiaro. Stuzzicare l’orgoglio patriottico degli elettori statunitensi per far capire loro che con l’elezione di Trump gli Usa diventerebbero una nazione sottomessa ai voleri di “Zar Vladimir”. Per questo l’ipotesi che prima o poi qualcuno dica che Putin sta addirittura finanziando la campagna elettorale del tycoon repubblicano non è così assurda. D’altronde negli ultimi quindici anni al cattivo “dittatore” Putin è stato imputato di tutto: l’invasione della Georgia e dell’Ucraina, la decimazione della popolazione civile siriana, il nuovo flusso di profughi verso l’Europa, la persecuzione degli omosessuali (che fu addirittura motivo di boicottaggio per le olimpiadi di Sochi), la soppressione della libertà di espressione (di fronte alle Pussy Riot che imprecavano dentro la Cattedrale del Cristo Salvatore), l’uccisione dei bambini di Beslan e degli spettatori del teatro Dubrovka, il doping di stato degli atleti russi esclusi dalle olimpiadi di Rio, gli attentati terroristici che sconvolsero la Russia a cavallo tra il ‘99 e il 2000 (secondo molti provocati proprio da Putin per la scalata al potere). 

Comprendere il perché, in fin dei conti, non è così difficile. E lo si può fare tramite una rapida equazione. Putin è disprezzato dall’occidente e al tempo stesso apprezzato dai suoi cittadini, popolare da San Pietroburgo a Magadan, passando per Kazan e la Siberia. Il contrario di ciò che sono stati Mikhail Gorbacheev, il distruttore dell’Unione Sovietica, e Boris Eltsin, capace di impoverire ancor di più la Russia con le riforme di Gajdar, apprezzati dai poteri forti occidentali ma disprezzati profondamente dai propri cittadini. 

La realtà è sotto gli occhi di tutti. Putin e la Russia nel tempo sono diventati sempre più un male esistenziale per l’occidente, un male con il quale non solo è impossibile coesistere nello stesso continente, ma anche sullo stesso pianeta. E dunque, logicamente, bisogna affrettare il passo per arrivare alla “soluzione finale”, ossia la distruzione del nemico con tutti i mezzi a propria disposizione: militari, economici e propagandistici. Che poi è lo stesso concetto introdotto nella coscienza pubblica grazie a un famoso principio di Goebbles:”Per credere in una menzogna, bisogna che questa sia molto grande”. Cos’è se non l’equivalente funzionale dell’ideologia nazista, anche se in un quadro storico e politico completamente diverso, senza divise, svastiche e omuncoli coi baffetti?

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